All’ultimo banco di una scuola tedesca c’è un bambino italiano che fa fatica a integrarsi. I problemi non sono solo la lingua e il normale senso di isolamento che derivano dal condurre una vita in terra straniera. C’è anche dell’altro. Quel bambino si sente insicuro, costretto com’è a oscillare continuamente nella scomoda altalena in cui lo hanno messo, tra la sua vita in Italia e quella nuova che adesso gli è toccata in sorte. Una donna della comunità italiana di Gross Gerau ha una felice intuizione e gli consegna una copia di un giornale italiano stampato a Francoforte.
Lo stesso fa un camionista, che porta una copia dello stesso giornale agli operai di un’azienda italiana che vivono “come dentro una gabbia” e, sommersi dalla precarietà della loro condizione e dallo sfruttamento a cui sono sottoposti, fino ad allora non avevano trovato un modo per allungare lo sguardo oltre al loro angusto mondo. Anche a questo serve un giornale italiano pubblicato all’estero, a interrompere il penoso isolamento in cui sono costretti molti nostri connazionali e a far riscoprire le radici e la bellezza dell’italianità. Il bambino timido e isolato diviene col tempo più sicuro di sé, ora dice la sua e interviene con le sue idee, forte della nuova identità. Gli operai si confrontano su quanto hanno letto, scoprono diritti che non sapevano di avere e pare che il lavoro si faccia più leggero.
Queste due immagini, condivise da due collaboratori del Corriere d’Italia, nell’ambito delle celebrazioni per il sessantacinquesimo anniversario del più antico giornale stampato fuori dai confini dello Stivale, sono la testimonianza più evidente dell’importanza del nostro mensile. Non solo riferire notizie e condividere approfondimenti, dunque, ma essere strumento per veicolare la cultura e il senso di appartenenza alla nostra comunità.
Nel tempo dell’informazione online, il mensile edito da Padre Bassanelli, s’interroga sulla sua natura e sul futuro che lo attende. Che internet abbia cambiato il giornalismo, è un dato di fatto e contro i dati di fatto non ha senso protestare. La maggior parte delle testate si sono tuffate nel giornalismo liquido della rete, alcune con successo altre mantenendosi precariamente a galla, altre ancora sprofondando per non riemergere più. Il confronto tra il cartaceo e il virtuale, non è solo una questione di contenitori, ma anche di contenuto.
L’informazione su carta è il luogo dell’approfondimento della notizia, della memoria solida dei fatti, di una narrazione che richiede tempo e non è in grado di rincorrere il susseguirsi frenetico dei fatti che riempiono le nostre giornate. Tra le maglie della rete, invece, conta la velocità, il riferire in tempo reale un avvenimento per poi passare a quello successivo quasi senza soluzione di continuità. Guadagnando in estensione e velocità, l’informazione in internet perde in contenuti e profondità. Se è vero che il giornalismo è davanti a un cambiamento epocale, è anche vero che la stessa informazione online è in continua evoluzione e si dirige verso pagine web dove video e contenuti multimediali rosicchieranno sempre più spazio alla parola scritta.
Tutto questo ha conseguenze drammatiche perché porta all’impoverimento della lingua e della sua capacità di essere la linfa che nutre l’identità di un popolo. Affidare ai video e alle immagini la narrazione dei fatti, limita la capacità di esprimere concetti astratti e di conseguenza la capacità di astrazione di un individuo. E limita inoltre il piacere della lettura e della continua scuola e apprendimento che attraverso essa si perpetua. La riunione della redazione allargata del Corriere d’Italia, riunitasi sabato 22 Novembre presso la Missione della Bettinastraße, ha fatto emergere chiaramente il desiderio di tutti di continuare a stampare l’ormai sessantacinquenne giornale anche per gli anni a venire, per lo meno fino a quando ci saranno le risorse economiche per farlo.
E non si tratta di una visione romantica dei fatti, è soprattutto una necessità che deriva dalla natura stessa del nostro giornale: il Corriere d’Italia è un mensile, racconta le giornate e gli eventi una volta al mese. Andando in stampa quando i fatti sono già accaduti e spesso sono stati da altri riferiti, gli articoli che trovano spazio tra le nostre pagine, sono necessariamente delle occasioni per ritornare sulla notizia a mente fredda, per proporre ciò che accade con una narrazione meno estemporanea e più ragionata.
Per ora, dunque, pur essendo presente in rete al sito corritalia.de, il Corriere d’Italia si avvia verso i suoi settant’anni in buona salute, forte delle sue trentamila copie di tiratura mensile e certo di poter contare sul supporto cartaceo ancora per gli anni a venire. E chissà che quel bambino dell’ultimo banco, non senta un giorno il desiderio di prestare le sue parole per raccontare un po’ del suo mondo da queste pagine.
La giornata si è conclusa con un concerto di musica Sacra del compositore G. Camillotto. Un gruppo di più di trenta cantori è venuto appositamente dall’Italia per farci festa, il coro “Schola Cantorum S. Andrea di Cavasagra (foto), diretto da Emanuela Foscaro e accompagnati all’organo dal m.o. Federico Secco.