Secondo un portavoce della Commissione Europea, “fra gennaio e giugno di quest’anno, ben 400mila persone” (107.500 solo a luglio), due terzi in più rispetto al 2014, hanno richiesto asilo nel nostro Continente. Dati avvalorati dall’Onu secondo cui nei Paesi dell’Unione le domande di asilo registrate fra gennaio e giugno sono state oltre 437mila.
In Germania, nella prima metà dell’anno, le richieste sono state 188.000, il che fa prevedere che a fine 2015 saranno 800 mila. La Serbia ne ha registrato 66 mila richieste, la Grecia 65 mila, la Svezia 33 mila, l’Italia 30 mila, la Francia 29 mila, mentre in Turchia hanno chiesto asilo 57mila persone. Come dire che, entro la fine del 2015, gli arrivi potrebbero essere 1 milione, cifra che di fatto trova impreparata l’Europa la quale, per troppo tempo, ha sottovalutato l’emergenza, tanto da spingere il Ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, ad invitare l’Unione Europea e i Land, a “cercare soluzioni” in quanto la “crisi migratoria richiede coraggiose azioni congiunte”.
Però, implorare un asilo non significa affatto ottenerlo. Non a caso gli Stati Europei hanno deciso di aiutare l’Italia nelle operazioni di soccorso, ma si rifiutano di accogliere gli immigrati salvati, molti dei quali vorrebbero, invece, poter andare nelle città europee ove vivono familiari o amici: l’Ungheria ha deciso di costruire un muro di 4 metri per bloccare gli ingressi dalla Serbia, senza riuscirci completamente; la Slovacchia ritiene di poter far entrare solo gli immigrati cristiani; la Macedonia ha schierato l’esercito per arginare l’invasione.
Non va meglio in Germania, attualmente il Paese con il maggior numero di rifugiati in tutta l’Unione, dove giorni fa circa mille persone si sono scontrate con la polizia dopo che si era diffusa la voce dell’arrivo di 250 migranti, provocando il ferimento di almeno 31 agenti.
In Scandinavia trionfano i partiti anti immigrazione, in Svezia gli elettori accordano più preferenze, nei sondaggi, ai Democratici, partito fortemente contrario all’immigrazione, quindi ritenuto, in patria e all’estero, intollerante e xenofobo.
Anche dal sondaggio francese effettuato in aprile dal settimanale Valeurs actuelles risulta che il 68% della popolazione è ostile all’accoglienza degli Africani sbarcati sulle coste italiane ed arrivati, poi, a Ventimiglia dove la polizia italiana e francese ha bloccato chi tentava di varcare il confine, senza però riuscirvi sempre.
Idem in Inghilterra che fa bloccare a Calais i 3.000 profughi provenienti dal Sudan, dall’Eritrea, dalla Siria o dall’Afghanistan, desiderosi di andare in Gran Bretagna. Dove molti politici e poliziotti pensano che sia il caso di inviare in Francia le truppe per bloccare il flusso di clandestini, in quanto, secondo i conservatori, “a Calais la situazione è fuori controllo… perché i Francesi non sono in grado di porre un freno… È giunta l’ora di prendere in considerazione… l’uso dell’esercito. Il popolo britannico si aspetta che le nostre frontiere siano sicure ed il Governo deve fare qualsiasi cosa per riuscirci”.
Opinioni ritenute offensive da Harman, leader del partito laburista, trattandosi, ha detto, di “persone e non di insetti”, quindi da aiutare. Un invito alla misericordia espresso pure dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha invitato gli Stati dell’UE a “rispettare gli standard minimi di alloggio ed asilo”. E, in Italia, dal segretario della Cei, Mons. Galantino, il quale ha violentemente replicato al leader leghista, Salvini, secondo cui “la carità cristiana deve avere dei limiti”, in quanto “chi difende questa invasione clandestina, che sta rovinando l’Italia, o non capisce o ci guadagna. Non si tratta di essere cattolici o no, si tratta di buonsenso”.
Un battibecco, il loro, piuttosto vivace: da Galantino messo in atto per “un’istanza esclusivamente evangelica”; da Salvini ispirato, a suo dire, da quel sentimento patriottico che lo spinge a chiedere al Capo dello Stato, Mattarella, ed alla Chiesa, “un po’ di umanità per gli Italiani massacrati da clandestini e tasse”, dovute anche al costo degli aiuti in mare, del mantenimento dei profughi, delle spese della Magistratura e quant’altro. Il che comporta un dispendio di 103.200.000 euro all’anno a carico dello Stato, cioè dai cittadini, mentre dall’UE riceve solo 557 milioni.
Esborso, il nostro, in aumento dato il numero impressionante, superiore a quello del 2014, di immigrati, molti dei quali fuggono da persecuzioni mostruose e da morte sicura, o vengono per convincere gli Europei all’ideologia terroristica dell’Isis e per fare attentati, come quelli riusciti o, per fortuna, frenati negli anni precedenti e nel 2015 a Parigi, Copenhagen e Tunisi. Fatti che rischiano di far scoppiare una terza guerra mondiale.
Per evitare la quale serve una soluzione a livello occidentale, finora mancata, senza la quale le nostre democrazie corrono il pericolo di dissolversi.