Oggi l’Unione europea non è più percepita come un organo che risolve i problemi, bensì come la causa della sua crisi. Per molti europei, l’Ue appare poco trasparente e troppo distante dai suoi cittadini.
Tuttavia il suo processo decisionale non solo è mediamente più aperto rispetto a qualsiasi sistema nazionale, ma fornisce anche più opportunità di partecipazione. Siccome i politici nazionali pretendono di governarci dalle capitali, anche quando alcune decisioni-chiave vengono prese a Bruxelles, i cittadini non capiscono come e perché dovrebbero interessarsi ai meccanismi istituzionali europei.
Le conoscenze sull’Ue sono modeste: il 63% dei cittadini europei sa poco o nulla sui propri diritti di legge dell’Ue e inoltre, come dimostrato dalla bassa affluenza di votanti alle elezioni europee, la quantità di cittadini attivi rimane risicata. Il settore aziendale sembra invece più consapevole e a proprio agio nella Ue. Fra le molteplici vie di partecipazione ai lavori dell’Unione europea, si stima che ci siano 30mila lobbisti del mondo imprenditoriale che operano a Bruxelles e dominano il processo politico dell’Ue (https://euobserver.com/institutional/122007). Anche se le Ong sono state gradualmente coinvolte nel processo decisionale europeo, sono solitamente a corto di personale e, a causa del loro orientamento pan-europeo, si impegnano a stare a contatto coi cittadini.
Per farla breve, queste organizzazioni non sono sufficientemente preparate per riuscire effettivamente a rappresentare gli interessi di più di 500 milioni di cittadini europei su questioni come i diritti dei consumatori, la giustizia climatica e l’uguaglianza di genere. Di conseguenza, si sta creando un allarmante dislivello con la legittimazione del potere civico. Il potere politico è distribuito in modo sempre più iniquo: i cittadini e le Ong emettono un mormorio che non raggiunge le orecchie di governi distratti, mentre i pochi potenti parlano un linguaggio che i burocrati capiscono rapidamente.
La domanda-chiave è: noi cittadini possiamo fare qualcosa per cambiare questa meccanismo?
Le lobby dei cittadini
Grazie alla rivoluzione dell’informazione, alla tecnologia e all’emergere dell’etica del “fai-da-te”, le lobby non sono più una prerogativa di gruppi ben finanziati, con molti membri e infiniti legami con la politica, ma qualcosa che chiunque può fare. Come rimedio alla frustrazione della democrazia rappresentativa, l’attività di lobby lavora e può adoperarsi per tutti. Le lobby dei cittadini possono comprendere sia le azioni individuali, come scrivere ai propri dirigenti o postare su un blog un articolo provocatorio, sia azioni di gruppo, come quando volontari qualificati, avvocati, studiosi o altre figure professionali aiutano un Ong a operare nell’interesse della collettività. Che si definisca ciò attività senza scopo di lucro o volontariato basato sulle abilità, si sta diffondendo l’idea che studenti, accademici e professionisti (più o meno giovani) possano usare le proprie competenze su base volontaria.
Volontariato basato sulle abilità
In tutto il mondo, giornalisti, grafici, specialisti della comunicazione, ragionieri, studenti di economia e molti, molti altri (incluso carpentieri, idraulici e altri artigiani) stanno dedicando una fetta del loro tempo (a titolo gratuito) per assistere le organizzazioni senza scopo di lucro su importanti cause sociali. L’attività di volontariato può manifestarsi nello scrivere un piano aziendale, abbozzare un comunicato stampa o gestire una campagna sui social network. La strategia giusta è incanalare le competenze e i talenti dei singoli verso cause in cui credono.
Negli Usa, il volontariato basato sulle abilità è in piena attività, avviato da organizzazioni come la Taproot Foundation (che rende i talenti dell’economia disponibili alle organizzazioni no-profit per migliorare la società). In Europa, questo movimento è forse più frammentato sta prendendo rapidamente slancio. Mentre fra i giovani manca il senso civico o la capacità di produrre un impatto sul mondo, i traguardi nell’istruzione e l’accumularsi delle capacità non è più una prerogativa riservata alle classi sociali più privilegiate. Nell’Ue oggi, nella classe di età dai 30 ai 34 anni, il 30% degli uomini e il 40% delle donne hanno un’educazione nell’ambito terziario. In alcuni stati membri, questi dati superano il 50% e in certi casi addirittura il 60%. Questo non tiene in considerazione quelle persone che si occupano di istruzione qualificata (ovvero formazione applicata e formazione professionale). La maggioranza delle persone in Europa posseggono al giorno d’oggi abilità preziose sia dal punto di vista sociale sia economico, di un genere o di un altro.
Dai cittadini per i cittadini
Il legame che rimane ancora da creare è collegare il volontariato basato sulle abilità alla democrazia della Ue. Per riuscirci, di recente abbiamo fondato [The Good Lobby] (http://www.thegoodlobby.eu/), una piattaforma che permette a chiunque, siano essi studenti, accademici, avvocati o altri professionisti, di fornire aiuto alle Ong che sostengono importanti questioni sociali. The Good Lobby ha l’intenzione di sprigionare il potenziale che è in ognuno di noi per contribuire a una più equa rappresentazione degli interessi civici nel processo politico.
Non si tratta di contrapporre attività di lobby positiva e negativa. Si tratta di coinvolgere i cittadini nelle più importanti decisioni riguardanti le loro vite, assicurandosi che chiunque possa sedersi attorno al tavolo e dire cosa ne pensa.
Riunendo insieme tutti questi attori, speriamo di aprire la strada a una forma innovativa di democrazia europea.
(Voxeurop)