Gli uomini sono gli stessi, ma le ideologie sono andate a modificarsi a tal punto da averli fatti inserire nelle ali opposte di un Parlamento sul viale del tramonto.  Il principale dato politico che ci conforta è, però, la ferma richiesta del popolo italiano nel sollecitare governabilità e riforme. Gli “scontri”, ipotizzati, non ci sono stati. Le parole, i paroloni, sono rimaste inascoltati e il Bel Paese reclama tranquillità e concrete premesse per una ripresa, a nostro avviso, ancora ben lontana.
Insomma, da noi, l’elettorato moderato, anche se stremato dalla mancanza d’incentivazioni e di lavoro sicuro, conta ancora. Il tutto nello spirito di una democrazia che, nella Penisola, non è mai venuta meno. Del resto la folata d’ottimismo, che non è nelle nostre corde, ci rende oggettivi in alcune considerazioni che gli ottimisti considerano in modo ancora marginale.
L’Esecutivo Renzi, che sembra inespugnabile, non è di maggioranza PD. Se resta al suo posto, lo deve anche alla componente di Centro/Destra (NCD), partito nato, appunto, dalla mutazione del PdL in FI e NCD. Il Nuovo Centro Destra ha visto la genesi nell’ottobre del 2013, in piena crisi economica, e, per la verità, non gode della nostra fiducia più di tanto.
Eppure, il suo Presidente ha creduto nel progetto politico di Renzi ed ha saputo giocare bene le poche carte che aveva. Oggi, a differenza dei tempi di berlusconiana memoria, Destra e Sinistra, sono insieme per tentare di dare un futuro al Paese. Il fronte dei moderati, purtroppo, non è più tanto monolitico. C’è chi è col PD e chi non intende starci.
I “neutrali”, sempre che restino tali, proprio non c’interessano. Ora, dato che non esiste ancora una legge elettorale adeguata ai tempi nuovi, non è semplice azzardare delle previsioni sulla futura composizione del Potere Legislativo ed Esecutivo. A oggi, però, possiamo scrivere che i moderati hanno saputo, anche se disuniti, conquistarsi un loro spazio nella struttura politico nazionale.
Effettivamente, comunque, resta da verificare se, per il futuro, non necessariamente quello prossimo, tale posizione sia mantenuta o, ancor meglio, rinforzata. Gli uomini, ma non solo quelli politici, sono soggetti a particolarismi ed ambizioni personali spesso deleterie per non pendere la “diretta” via. Se la componente di Centro/Destra dell’Esecutivo s’andasse a rivelare una forma deviata del Partito di Renzi; com’è successo nel secolo scorso, per elementi di formazioni partitiche che non esistono più, non ci sarebbe futuro.
La cellula “madre” tornerebbe a “Fagocitare” la figlia con differente DNA. A nostro avviso, invece, la vera sfida per il futuro, questo sì prossimo, potrebbe essere il ritorno ad un Grande Centro/Destra capace, a fronte di un nuovo meccanismo elettorale, d’essere una controparte più che qualificata. Nel caso l’obiettivo fosse questo, resta indispensabile, già da ora, dare corpo ad un programma percorribile che tenga conto che certe “differenze”, quando ci sono, non possono essere ignorate. Non per questo, tanto per essere più chiari, riteniamo che l’Italia moderata intenda appoggiare una Destra prevalente.
Certo è che una bipolarità potrebbe garantire, pur nella prospettiva temporale, cambi alla guida del Paese mantenendo, però, ciò che di positivo è stato fatto al cambio del testimone.