"L’emigrazione italiana sta ritornando ai numeri degli anni 70. Si ripropone quindi il problema di accompagnare queste persone non solo sul piano ecclesiale, ma anche su quello politico e sociale..Siamo contrari a tutto ciò che possa limitare il diritto di voto dei cittadini italiani all’estero"
Negli ultimi anni la grave crisi economica italiana ha ridato vigore ad un fenomeno che non si è mai del tutto arrestato, ma che comunque si pensava potesse rimanere a livelli contenuti e fisiologici. Stiamo parlando dell’emigrazione delle nuove generazioni italiane che fino a qualche tempo fa poteva essere inquadrata nel ristretto ambito della cosidetta “fuga di cervelli” o della manodopera specializzata, ma che ora sta assumendo dimensioni numeriche più ampie, coinvolgendo giovani di tutti gli ambienti sociali in possesso di titoli di studio più o meno elevati. Per avere qualche informazione in più su questa nuova diaspora , abbiamo incontrato, al margine della presentazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato svoltasi ieri a Roma, il direttore generale della Fondazione Migrantes monsignor Giancarlo Perego.
Sotto la spinta di una crisi che incide profondamente sul sistema economico italiano la silenziosa diaspora della nuova emigrazione sta assumendo dimensioni preoccupanti. Cosa ci può dire su questa “fuga” di tanti giovani italiani che cercano un lavoro ed un futuro all’estero?
Lo abbiamo segnalato nel Rapporto Italiani nel Mondo. L’emigrazione italiana sta ritornando ai numeri degli anni 70. Si tratta soprattutto di giovani, ma solo metà di questi posseggono un elevato titolo di studio. Parliamo di 70.000 persone registrate, ma in realtà il fenomeno riguarda oltre 100.000 italiani . Si ripropone quindi il problema di un accompagnamento di queste persone non solo sul piano ecclesiale, ma anche su quello politico e sociale. Anche alla luce di questo fenomeno ci preoccupa il dibattito odierno che addirittura vorrebbe abolire il diritto di voto dei connazionali all’estero. Certamente ci vogliono forme diverse di tutela, ma bisogna anche capire che le persone all’estero, i 4 milioni e 300.000 emigranti, rappresentano una realtà importante, un’altra Italia che sta costruendo e sta aiutando il nostro paese ad uscire dalla crisi.
Mi sembra quindi di capire che siete contrari ad ipotesi di riforma che ridimensionino la portata del voto all’estero?
Siamo contrari a tutto ciò che possa limitare il diritto di voto dei cittadini italiani all’estero. Siamo invece favorevoli a tutti i nuovi strumenti che possono aiutare l’esercizio di questo diritto.
Ma potrà questa nuova emigrazione, fatta in prevalenza da giovani, incontrare e portare nuova linfa vitale al mondo dell’associazionismo? Oppure coesisteranno all’estero due mondi separati?
Io penso che questo incontro sia possibile, perché ci sono dei giovani interessati alla realtà dell’associazionismo. Lo vediamo anche online dalle frequenti domande e richieste. A riprova di ciò abbiamo già realizzato incontri con gruppi di giovani italiani che sono all’estero. Questo ci dice che c’è un’attenzione molto forte anche da parte della nuova emigrazione verso un coinvolgimento su quelli che sono i temi fondamentali dei diritti sociali e politici.
Nel 2014 si terranno le elezioni per il rinnovo dei Comites e del Cgie. Un appuntamento che porterà un vento di rinnovamento anche nel mondo dell’associazionismo da sempre presente al fianco dei nostri connazionali all’estero. Cosa ci può dire in proposito?
L’associazionismo può essere uno strumento importante, soprattutto per quanto riguarda la tutela di alcuni diritti fondamentali degli emigranti all’estero, quindi è certamente un aspetto auspicabile il loro rinnovamento e un coinvolgimento maggiore anche di iscritti in primo luogo nei paesi europei e negli altri paesi del mondo.