Non riesci a togliere la macchia dal bavero della giacca? Bene, piglia le forbici e taglialo! “Schadenfreude” non si può tradurre in italiano. Stranamente la nostra lingua non conosce questo sostantivo che indica un sentimento di “gioia per guai accorsi ad altri”. Sicuramente gli italiani non sono estranei a questo malsano sentimento. Si tratta piuttosto di una delle tante stranezze linguistiche, di uno dei tanti termini intraducibili con un solo vocabolo, come per esempio “Weltanschaung”, una specie di “concezione del mondo” o “Gemütlich” che descrive “uno specifico piacevole stato d’animo”.
Dicevamo che non esiste il termine specifico ma esiste certamente il sentimento da esso descritto anche negli animi italiani. Ora, leggendo le pagine dei giornali di questi giorni, vediamo come anche la politica tedesca, inflessibile nella sua concezione morale, sia scossa dai suoi piccoli e grandi scandali. Annette Schavan, ministro tedesco della Pubblica istruzione, è stata costretta a dimettersi. La colpa del Ministro? Ha copiato la tesi di laurea. Una dimissione molto sofferta, di uno dei ministri più vicini alla cancelliera Angela Merkel. Nonostante il parere non unanime della commissione accademica, Annette Schavan ha dovuto seguire la via delle dimissioni come l’altro ministro della Merkel, Karl-Theodor zu Guttenberg, anch’esso scoperto scopiazzatore da una commissione di esperti e subito dimissionario.
Ebbene, non riusciamo certo a provare l’intraducibile “Schadenfreude”. Ci viene però immancabilmente in mente quel passo del Vangelo in cui è scritto “Chi non ha peccato, scagli la prima pietra!” Capito, cari amici tedeschi? Andateci piano con le pietre sulla classe dirigente italiana. Però, e questo lo dobbiamo ammettere, ci accorgiamo contemporaneamente che in Germania la “Weltanschaung” sul modo di gestire la politica è veramente, e invidiabilmente, seria e inflessibile.
La povera Schavan come il povero (si fa per dire, visto che è ricco sfondato) Guttenberg, con le loro plagianti tesi di laurea, non sono ritenuti compatibili con un ruolo pubblico in una società che eleva i titoli accademici addirittura a parte integrante del nome e cognome. Sì, avete letto bene. Sul passaporto del tedesco Professor XX o del Doktor XY troverete veramente scritto il titolo di professore o di dottore. E chi si spaccia per tale, è punito dalla legge. Insomma, se uno detiene un titolo accademico acquisito con il raggiro, fa l’effetto di un falso prete che amministra i sacramenti.
Una questione di “Weltanschaung”, appunto. Un modo di vedere le cose che per altro non lascia alcuno spazio alla “Gemütlichkeit” italiana con la quale ai politici nostrani la lasciamo passare liscia, fino a che non vengono proprio scoperti con le mani nella cassa. E veniamo ora a Gysi. Simpaticissimo Gregor Gysi, Leader della sinistra parlamentare tedesca “Die Linke”, già avvocato di grido della Germania comunista. Non è la prima volta che l’avvocato è accusato di aver collaborato con la Stasi, quel terribile servizio segreto della DDR che avrebbe fatto impallidire anche Orwell con le sue microspie infilate pure negli scarichi dei cessi sia pubblici, sia privati.
Gregor Gysi è stato avvocato difensore di tantissime persone sbattute davanti al tribunale dell’inquisizione tedesco-comunista proprio dalla Stasi. E con la Stasi di contatti ne ha certamente avuti. Ma come spia? Come traditore dei propri mandanti? Riesce difficile crederci. Ma anche questa sembra essere una questione di “Schadenfreude” e di “Weltanschaung”. La gioia del danno che si potrà arrecare a un politico che ha dato dignità parlamentare a una maggioranza di elettori dell’ex DDR. Elettori che non sono stati disposti a cancellare con un colpo di spugna la propria identificazione con un’ideologia marxista in cui, bene o male, sono nati e cresciuti.
Elettori che, ancor oggi, rifiutano di essere considerati i fratelli poveri, schiavi e poi liberati dai fratelli maggiori dell’altra Germania. Gregor Gysi ha tentato di traghettare il concetto di socialismo reale nel Bundestag, il parlamento tedesco, con l’effetto del diavolo che bagna le dita nell’acquasantiera. Ha infranto per tanto quella “Weltanschaung” che vede nel socialismo uno dei mali più profondi della società tedesca. E noi? Noi lasciamo nello scaffale “Il “Capitale” di Carlo Marx e ci rifacciamo nuovamente al Vangelo. La solita frase, buona per tutte le occasioni: Chi non ha peccato, scagli la prima pietra.
Eh sì, perché la perfettissima Budesrepublik Deutschland per decenni si è scordata di lanciare pietre sulle migliaia di funzionari nazisti reintegrati dopo la guerra nella gestione della cosa pubblica. I lettori più anziani si ricorderanno di un certo Filbinger, politico di spicco della Cdu, ex giudice nazista e firmatario di condanne a morte nel nome del Führer. Anche Filbinger fu costretto a dare le dimissioni ma solo dopo che tutti, ma proprio tutti avevano per decenni chiuso gli occhi sul suo passato. Per tutti gli altri nazisti ci fu il “Persilschein” (altro termine intraducibile) una sorta di “Certificato al Persil” che toglie tutte le macchie, anche quelle di sangue.
E una cosa dovrebbe essere certa, anche per gli acerrimi oppositori di Gysi: la sua toga non si è mai macchiata a questo punto.