Presidente, a che punto siamo con i corsi di sostegno e di lingua e cultura italiana del Baden-Württemberg? Mi può ricostruire la vicenda?
Già appena arrivato, cioè nel 2009, il console Giovine ha subito fatto dei cambiamenti. Ad esempio, ha preteso che i genitori pagassero 40 euro ciascuno per i libri di testo, senza dare però un resoconto di quanto sarebbero costati i libri, ma limitandosi a dire che se fossero rimasti soldi li avrebbero adoperati per chi non li poteva pagare. Dopodiché, è arrivato il fatidico blocco dei bilanci degli Enti che gestivano i corsi di sostengo e di lingua e cultura italiana.
Nello specifico, questa mossa non è da criticare, perché credo che il Console abbia trovato delle forme non troppo chiare. Il problema, però, è che, nel far questo, Giovine non ha tenuto in considerazione che bloccare gli enti significava anche bloccare i corsi di sostegno e quelli di lingua e cultura italiana e, al riguardo, a nulla sono servite le proteste del Comites, dei genitori e in parte degli insegnanti. Poi, mentre pressava il Ministero perché si vidimassero i bilanci, approvati o meno, Giovine mandava la documentazione degli Enti alla Procura della Repubblica a Roma, facendo scattare tutta questa gran problematica. Così, i corsi di sostengo non sono mai partiti e ci si ritrova a fine anno con 430 richieste dei genitori inascoltate; i corsi di lingua e cultura italiana, invece, sono andati avanti fino a dicembre e poi, a febbraio, il Console li ha messi di nuovo in funzione grazie a dei soldi – come lui stesso ha detto – arrivati dal Kultusministerium.
Questi corsi, però, Giovine li ha dati in gestione ad un nuovo ente di Karlsruhe, senza quindi l’autorizzazione dell’Ambasciata e del Ministero. Quest’ultimo, infatti, a dicembre li aveva affidati al Coascit di Friburgo, che già nel passato aveva anche operato a Stoccarda, ma il Console ha rifiutato questa soluzione dicendo che la richiesta era fuori termine e quindi giuridicamente impraticabile.
E così ci troviamo nella gran confusione attuale. Sul caso corsi di lingua e cultura, poi, c’è anche un’altra questione aperta: i corsi, che avrebbero dovuto concludersi il 31 marzo, proseguiranno probabilmente fino a giugno, ma senza soldi, visto che per tutto l’anno il Ministero non ha stanziato alcun finanziamento per Stoccarda. Per quanto riguarda il Console, invece, una notizia ufficiosa dice che dovrebbe andar via per giugno, ma se ne andrà dopo aver lasciato terra bruciata attorno a sé.
Lei è il Presidente del Comites di Stoccarda, che rappresenta una delle comunità italiane più grandi al mondo, quindi conosce bene gli umori dal basso. Come ha reagito la gente comune a tutta questa situazione?
Ha reagito malissimo. Intanto, la cosa più grave riguarda i corsi di sostegno, perché questi non sono partiti affatto. Al riguardo, noi abbiamo fatto due manifestazioni davanti al Consolato e abbiamo tentato tutto il lecito possibile per cercare di trovare una soluzione. Come ha detto la stessa Ambasciata, però, siamo di fronte ad una situazione mai accaduta prima. Non è masi successo, infatti, che un Console andasse contro il volere del Ministero e agisse di testa propria.
Lei ha detto che a giugno il console Giovine probabilmente andrà via. Se questa notizia si rivelerà vera, cosa c’è da aspettarsi per il futuro?
Sinceramente, non lo so. Anche perché da un’ultima discussione avuta con l’Ambasciatore e dopo una lettera scritta pochi giorni fa, proprio con l’obiettivo di avere chiarimenti sulla documentazione in cui i finanziamenti per Stoccarda risultavano pari a zero, non abbiamo ancora ricevuto risposta; e probabilmente nemmeno loro sanno cosa rispondere. Io so solo che – ripeto – noi come Comites abbiamo fatto tutto quello era lecito e possibile fare.