La questione se la dovrà porre la neo eletta ministra degli esteri comunitaria Mogherini, ammesso che i suoi colleghi ministri degli esteri nazionali la lascino parlare. Che Mogherini riesca in una opera di mediazione che porti ad una pace duratura nella regione, è la grande speranza di tutti, anche con l’occhio, dicevo, ai dati economici europei.
Con le sanzioni ha iniziato infatti una spirale negativa preoccupante. Intanto, sul fronte della pace, forse si fa qualche progresso. Le forze governative dell’Ucraina hanno dato il via nelle settimane scorse al ritiro delle armi pesanti, per 15 chilometri dal confine est con i territori occupati dai cosiddetti ribelli. Ad annunciarlo è stato il portavoce del Consiglio di sicurezza ucraino, Andrii Lisenko, durante una conferenza stampa a Kiev.
La decisione è in linea con gli accordi di pace stipulati il 19 settembre a Minsk che prevedono la creazione di una zona cuscinetto tra l’area occupata dai ribelli e il territorio ucraino. I quali ribelli, ritireranno le truppe a loro volta di 15 chilometri, in modo da creare una zona cuscinetto di 30 chilometri complessivi. I ribelli hanno poi liberato fino ad oggi 1200 prigionieri. Secondo Liisenko, sarebbero 803 quelli ancora in mano ai guerriglieri che hanno occupato l’area est del Paese.
La decisione comune rappresenta il secondo passo di un processo di pacificazione tra i ribelli e il governo di Kiev, al quale molti guardano con speranza. In tutta l’area di confine, secondo gli accordi di Minsk, verrà inoltre rafforzata la presenza degli osservatori dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Vero è che nonostante il cessate il fuoco del 5 settembre e la prosecuzione dei negoziati di pace, la tregua è stata violata numerose volte.
Tra il 20 e il 21 settembre, due soldati ucraini sono rimasti uccisi negli scontri nell’est del paese, mentre, come testimonia l’agenzia russa Interfax (ripresa dalla AFP con citazioni in inglese e francese) il 22 settembre nuvole di fumo si sono levate dai territori occupati dai ribelli, segno che da parte ucraina sono ripresi i bombardamenti.
Citato ancora da Interfax, l’ex presidente ucraino Leonid Kuchma ha aggiunto che le parti sono arrivate a un accordo anche rispetto al ritiro di tutte le forze straniere dall’Ucraina. ”I belligeranti – ha proseguito Kuchma – hanno deciso di non usare armi pesanti nelle aree popolate e di vietare il sorvolo di aerei e droni. L’area resterà quindi sotto la supervisione dell’Osce”.
I leader separatisti – ancora secondo Interfaxhanno intanto fatto sapere che la questione dello status dei territori sotto il loro controllo verrà discussa in un prossimo round di negoziati.
Il presidente ucraino Poroshenko ha proposto di assicurare uno “status speciale” provvisorio alle regioni dell’est, in particolare ai territori di Lugansk e Donetsk dove si potranno svolgere elezioni locali a dicembre. Ma nonostante i piani di Poroshenko, “non è ancora stato possibile discutere delle zone in questione”, ha specificato il rappresentate dei separatisti Igor Plotnitski. E Mikhail Zurabov, l’ambasciatore russo a Kiev, interrogato sempre da Interfax – ha riferito che finora le parti hanno scambiato almeno 120 prigionieri.
Insomma, la situazione sul piano delle trattative è ancora piuttosto fluida, con ampi spazi di mediazione che possono essere coperti solo dall’Europa. Quindi è ora di muoversi, magari sempre più in autonomia rispetto ad una politica estera americana che si rivela sempre più fallimentare, tanto in Medio Oriente, quanto in Europa.
Tornando sul piano delle sanzioni, Interfax ha intervistato poi anche il vicepresidente della società Gazprom, che estrae e fornisce gas e petrolio in tutto il mondo. “Gazprom – dice il vicepresidente Alexander Medvedev – è in grado di sostituire tutti i materiali importati sottoposti a sanzioni dei paesi occidentali. Le sanzioni non avranno successo” – ha aggiunto. "In Gazprom importiamo solo il 10% degli equipaggiamenti, il resto è fornito da produttori russi". "Non c’è notizia (nella storia) di sanzioni che hanno funzionato".
Verità? Propaganda? Il fatto è che, nonostante le sanzioni occidentali, la Russia è in grado di aumentare le forniture di greggio alla Cina, come fissato nei recenti accordi con Pechino. Ancora Medvedev: "Siamo in grado di aumentare la produzione in Siberia orientale, ne abbiamo le risorse”.
Molto lavoro per l’Europa dunque, dicevamo, sperando che essa inizi finalmente ad agire in proprio, sui propri territori, per coprire i propri interessi, senza lasciare troppo spazio ai generali.