La Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (Cnal) rappresenta 68 realtà tra associazioni e movimenti che insieme significano circa tre milioni di persone variamente impegnate in campo spirituale, catechetico, formativo, culturale, ricreativo. Su come l’associazionismo cattolico abbia incontrato e valorizzato gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, Luigi Crimella per il Sir ha intervistato la segretaria generale della Cnal, Paola Dal Toso, pedagogista all’Università di Verona.
Qual è il vissuto del Concilio nella storia delle aggregazioni laicali italiane?
È difficile rispondere in sintesi. Posso rifarmi a un nutrito gruppo di testimonianze che stiamo raccogliendo in vista della pubblicazione di un volumetto riepilogativo da presentare il 17 novembre nel corso dell’assemblea annuale della Consulta. L’Azione cattolica, ad esempio, sottolinea l’ampio spazio dedicato al Concilio sia a livello di stampa associativa, sia di formazione con lo studio dei documenti conciliari. Prioritaria per questa associazione è stata l’esigenza di irradiare a tutto il ‘popolo di Dio’ i frutti del Concilio. I maestri cattolici notano la grande novità conciliare di avere aperto ai laici un apostolato di ordine religioso e spirituale, per consacrare le realtà ‘profane’, cioè temporali. Specificamente, per loro l’insegnamento da tradurre in pratica è consistito nell’essere parte attiva del popolo sacerdotale che collabora al piano salvifico di Dio mediante l’impegno educativo.
Si può dire che le aggregazioni laicali abbiano dato corpo a quella Chiesa-comunione che rappresenta uno dei frutti principali del Concilio?
Certamente, e in svariate direzioni. Ad esempio il movimento dei Focolari ha sviluppato il proprio orientamento carismatico della ‘spiritualità di comunione’ approfondendo sin dagli anni Sessanta la triade della Chiesa come mistero-comunione-missione. Anzitutto una riscoperta della dimensione carismatica della Chiesa stessa nelle sue molteplici realtà, in secondo luogo l’accento sulla universale chiamata alla santità e in terzo luogo lo sviluppo del dialogo ecumenico ed interreligioso quale elemento distintivo di un amore cristiano da diffondere, senza pregiudizi e barriere, a tutti gli uomini di ogni contesto e convinzione.
Si è quindi assistito a un nuovo e originale “protagonismo” dei fedeli laici?
È stata come una ‘esplosione’ che ha colto un po’ tutti di sorpresa, cambiando i connotati anche di realtà aggregative già esistenti. Lo nota ad esempio l’Ordine francescano secolare, che parla del Concilio come momento determinante di rinascita e rilancio del carisma del proprio ‘padre’, san Francesco. Per loro si è avuto uno slancio epocale, affermano, con una diffusione impensabile nel mondo dei valori evangelici e francescani della ‘fraternità’ e del servizio ai fratelli nella quotidianità. Per i francescani secolari, nel concreto, il Concilio ha significato l’avvio di ‘missioni ad gentes’ con la partenza di famiglie verso realtà di Paesi in via di sviluppo, l’impegno ecumenico con apertura di canali di dialogo con altre chiese cristiane, gemellaggi e sostegno con missioni animate dai frati francescani nei vari continenti, realizzazioni di progetti di cooperazione internazionale verso il sud e l’est del mondo, oltre a diverse forme di impegno e sostegno in favore di persone con disagio famigliare e sociale in varie regioni d’Italia.
Si può parlare di una nuova “spiritualità” laicale?
Il fatto che realtà aggregative abbiano accolto, valorizzato, sviluppato la comune chiamata alla santità ha mostrato che sul piano associativo i fedeli laici sono stati come investiti di una nuova energia: quella di scoprire al proprio interno, nelle forme associative già presenti o che stavano nascendo proprio in quegli anni, un’energia spirituale non episodica ma stabile. Un ‘carisma’ quindi che ha trovato diversi percorsi e forme per manifestarsi. Così, ad esempio, il Rinnovamento nello Spirito Santo, sorto nel 1967 negli Stati Uniti, si è poi rapidamente diffuso in tutta la Chiesa cattolica, trovando un largo seguito anche in Italia. In questo caso, come in altre esperienze, la promozione di un cammino di fede tra i propri aderenti si è tradotta in una azione di approfondimento della dimensione trinitaria, pneumatologica e cristologica della vita di fede oltre che in conseguenti impegni concreti a servizio della Chiesa.
Che dire dell’impegno sociale, culturale, educativo, politico?
Anche in questi campi, il Concilio è stato un formidabile detonatore di energie. Comunione e liberazione parla di ‘passione per il mondo’, di scoperta della bellezza dell’impegno educativo, di una ecclesiologia fondata sul primato di Cristo, del solido riferimento al magistero della Chiesa. La Fuci, universitari cattolici, sottolinea la ‘maturità piena del laicato’ e l’impegno in campo culturale tramite una ‘formazione integrale’. Realtà educative quali Agesci, Masci, Csi e altre, sottolineano uno spirito di servizio cristianamente ispirato per offrire occasioni di maturazione a misura di uomo e donna. È quindi un patrimonio ricco e valido, di cui fare tesoro.