Dal gennaio 2015 il numero dei profughi in attesa di richiesta d’asilo è triplicata. L’improvviso flusso ha purtroppo messo in ginocchio gli innumerevoli comuni tedeschi non certo pronti ad accogliere un numero così alto di rifugiati. Per fare un esempio, il comune di Mettmann registrava in gennaio 2015: 232 profughi (la maggior parte di provenienza dei paesi balcani) dislocati in diversi siti di accoglienza, il 28 dicembre si contavano già 515 con previsione per gennaio 2016 di 800 rifugiati in un comune, che conta appena 36.000 abitanti.
Intere palestre scolastiche sono state trasformate in siti di accoglienza, appartamenti presi in affitto per offrire ai nuovi arrivati un’abitazione, dove ricominciare un nuovo capitolo, lontano da guerre e persecuzioni.
Via gli ex rifugiati
Per far fronte all’emergenza e creare spazio per i rifugiati di guerra, il governo decide di definire ufficialmente i paesi balcani, zone sicure; l’unico modo per poter rimpatriare al più presto tutti coloro che ne fanno parte, ecco che intere famiglie provenienti dall’Albania, Serbia, Kosovo, Bosnia ecc. si ritrovano a far ritorno in quelle terre, in cui non hanno nulla, senza prospettiva e in alcuni casi anche in pericolo di vita.
A niente sono serviti sforzi per permettere almeno a quelle famiglie con bambini di prolungare il proprio soggiorno in Germania, a niente sono serviti gli sforzi per spiegare, che i bambini, ormai integrati nei contesti scolastici tedeschi, con i loro contatti e vita quotidiana nel luogo, avrebbero ulteriormente sofferto un trauma senza precedenti.
Regna la paura
La paura e l’ansia che regna nell’atmosfera familiare di questa gente è indescrivibile, lo squillo del campanello alle quattro del mattino è il campanello d’allarme, davanti alla porta di casa la polizia è pronta a strapparli dalla quotidianità e permettendo loro solo di prendere con sé lo stretto necessario vengono scortati alla frontiera. Un recente articolo della NDR ha suscitato una sensazione di tristezza e rabbia: una bambina di undici anni e la sua famiglia originari della Serbia erano stati in passato testimonial da parte del ministero del Land Bassa Sassonia per un’integrazione riuscita, oggi la famiglia si ritrova in Serbia, dopo essere stati espulsi dalla Germania, come tantissimi altri. Fino ad un anno fa, la popolazione conviveva con i richiedenti asilo originari dei Balcani, sostenendoli nel loro intento, occupandosi con cura e dedizione ad un’accoglienza esemplare.
I diversi volontari delle associazioni come la Caritas, la Diakonie, e affini erano intenti ad occuparsi di loro, creando progetti per un’integrazione sociale, per uno scambio interculturale, sottolineando tutti i vantaggi di una Germania multi-culturale e multietnica.
Oggi, dopo la decisione di rimpatriare tutti gli originari dei Balcani senza eccezione alcuna, gli attori dei progetti di integrazione tendono ad escludere questi gruppi di profughi, perché “tanto domani non ci saranno più, verranno rimpatriati tutti, a che serve introdurli?”, queste le frasi che si sentono durante le riunioni di consigli di integrazione vari, in cui ci si concentra solo su quei profughi “sicuri”.
Ciò che aleggia nei corridoi delle abitazioni di coloro, che fino a ieri vedevano crescere i propri figli in una società sicura, bambini che avevano già imparato la lingua, che frequentavano amicizie e interessi comuni a bambini europei, condividendo gli stessi interessi e magari sognando il proprio futuro lavorativo, è un’eco di paura e rassegnazione.
In quanti sanno per esempio, che molti di loro, originari dell’Albania provengono dal nostro paese, dove purtroppo non potevano più mantenere le proprie famiglie, costituite da bambini nati in Italia, dove magari i fratelli e i genitori hanno la cittadinanza italiana. In molti sono approdati qui in Germania con permessi e carte di soggiorno italiani, non riconosciuti qui.
La “Positive-Liste”
La legge sul permesso di soggiorno e di lavoro è molto selettiva, solo chi è in possesso di una professione definita positiva nella lista dei lavori dell’Agenzia del lavoro, può aspirare ad un permesso di soggiorno e di lavoro, naturalmente questo preclude un impiego a contratto indeterminato non part-time. Difatti la cosiddetta “Positiv-Liste” (lista positiva), creata dall’Agenzia del lavoro, include solo quei lavori, per cui è difficile trovare personale in Germania, per le altre tipologie, la legge parla chiaro: sono professioni destinate prima ai cittadini tedeschi, poi ai cittadini i cui paesi sono membri dell’UE, e in casi estremi a coloro che provengono da paesi terzi. Eppure rileggendo la normativa di legge sul permesso di soggiorno tedesca per cittadini appartenenti a paesi non membri UE c’è una frase che ci fa riflettere: “…il permesso di soggiorno in Gemania viene riconosciuto a quei cittadini in possesso di un permesso/carta di soggiorno di un altro paese europeo” (§ 38a, legge del soggiorno). Cioè se un cittadino albanese è in possesso di un permesso o carta di soggiorno italiani, dovrebbe in teoria (così dice la legge) avere diritto al permesso di soggiorno in Germania, quindi molti cittadini, a cui questo diritto non è stato riconosciuto dovrebbero impuntarsi, ma ci sono cavilli e comma indecifrabili per negare questo diritto, solo il supporto legale di un avvocato esperto in materia potrebbe fermare un’espulsione.
Quando alle quattro del mattino suonano alla porta e improvvisamente senza dare possibilità di replica, vengono confiscati cellulari, quando si ha appena il tempo di svegliare i propri bambini, vestirli e quando si è costretti a lasciare indietro tutto ciò, che negli ultimi anni era diventato un bene personale, muniti dei soli oggetti di poco valore, che rientrano in un solo minuscolo bagaglio a mano, per essere scortati ai confini, non si ha tempo di pensare ai propri diritti.
Come presidente del consiglio di integrazione del mio comune, vorrei fare di più, vorrei dare voce a coloro, che magari, vorrebbero solo lavorare e mantenere la propria famiglia, ma non sempre è possibile, quando questa lotta diventa una lotta contro i mulini al vento o contro frasi disarmanti: “Non abbiamo risorse per esaminare tutti i singoli casi, il flusso di più di un milione di profughi ha smantellato qualsiasi possibilità di poter restare umani!”, e non hanno tutti i torti, non c’è più posto per altri arrivi, non ci sono risorse per tutelare i diritti umani di tutti, e nonostante gli sforzi immani degli organi comunali preposti alla prima accoglienza, e all’adempimento di una garanzia abitativa e sociale, l’equilibrio comincia a vacillare.
I fatti di Colonia
Basti pensare al capodanno di Colonia, dove si è attaccata la libertà di un popolo.
In un articolo del “Tagesanzeiger” svizzero, il filosofo Slavoj Zizek ha ben definito l’accaduto: “…fra i profughi dei paesi di origine araba, ci sono molti giovani uomini, che sono completamente disorientati, sono prigionieri di un comportamento impregnato di odio e invidia. Un odio, che non è altro che l’espressione di una nostalgia intrinseca per una vita nel mondo occidentale. Essere brutali verso le donne (in questo caso il sesso definito debole) è un noto comportamento degli “Underdogs”, in questo modo cercano di disturbare l’equilibrio di un ordine sociale.”, e sulla crisi dei profughi il filosofo ha voluto sottolineare ciò che ormai possiamo definire un errore: “L’Europa può e deve fare di più. Non può solo aprire le porte, solo perché alcuni sentono di doverlo fare per riscattare degli errori del passato. Dobbiamo provvedere a far in modo che il flusso sia controllato, abbia un suo ordine, creando dei primi punti di accoglienza ai confini di quegli stati confinanti, supportando con un sostegno militare, come nelle catastrofi naturali. In questi primi punti di accoglienza si potrà poi decidere chi e in che modo i profughi proseguano il proprio viaggio. Non sono i profughi il pericolo imminente dell’Europa, ma il modo caotico in cui si è svolto il tutto!”.
Questo aspetto ha portato purtroppo ad un alimentarsi delle forze di destra estrema, che grazie all’incapacità di gestire la situazione, hanno trovato terreno fertile per seminare odio e razzismo. Basti pensare all’aumento dei gruppi nelle manifestazioni di Pegida o a quel movimento politico, che sembrava solo passeggero, come AfD. Le forze radicali di destra si nutrono del caos del flusso dei profughi. Se queste forze dovessero aumentare la loro importanza, acquisendo sempre più potere, allora ci ritroveremo a fare i conti con un’Europa, che non sarà più quella che conosciamo.
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