Caro Mauro, nel tuo pezzo Il dittatore dello Stato libero di Bananas (C.I. di aprile) immagini come sarà ridotta l’Italia tra pochi mesi, nell’ottobre 2013, e delinei uno scenario a dir poco apocalittico: in un Paese sempre più frastornato dall’antipolitica, dall’ignoranza e dal qualunquismo, ipotizzi che il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo stravinca le nuove elezioni anticipate facendo man bassa di voti così da conquistare il potere da solo ed attuare un regime dittatoriale di stampo fascista.
Io francamente non so come andranno le cose nel prossimo futuro ma di una cosa sono certo: lo scenario che tu ipotizzi di un Beppe Grillo che diventa dittatore d’Italia ed instaura un regime mussoliniano con tanto di “Gran Consiglio del Grillismo”, “Camera delle corporazioni grilline” e il “banano” quale nuova moneta unica, non sta né in cielo né in terra. Scusa tanto, ma qui la caricatura e l’umorismo sono usati come clave per delegittimare un movimento politico di cui si può dire tutto il male che si vuole, ma certamente non che aspiri alla dittatura. Paragonare il Movimento 5 Stelle al fascismo e Beppe Grillo a Mussolini è una solenne sciocchezza, che non ci porta da nessuna parte. Purtroppo molti mass media italiani da mesi orchestrano la sarabanda propagandistica dell’equazione Grillo = pericolo per la democrazia.
In rete gira un video in cui si vede Hitler arringare la folla usando slogan e giudizi che assomigliano a quelli usati da Grillo nei suoi comizi. E del resto anche il candidato premier del Pd Bersani per tutta la campagna elettorale ha dipinto i grillini come «squadristi violenti». Intendiamoci, io non voto per Grillo né mi piace il suo linguaggio. Quando sento che lancia i suoi “vaffa”, quando definisce «morti che camminano» i leader degli altri partiti, quando grida nelle piazze «Arrendetevi! Siete circondati», provo disagio. Ma questo Grillo dal linguaggio truculento è la malattia dell’Italia o il sintomo di un malessere cronicizzato?
Sì, perché trovo che sia davvero troppo facile prendersela con Grillo per il fatto che usa toni accesi nei suoi discorsi, quando abbiamo alle spalle decenni di storia patria in cui il valore semantico del lessico politico è stato stravolto e l’insulto è diventato la prassi corrente della comunicazione. Abbiamo dimenticato Bossi che minaccia di mandare contro Roma migliaia di bergamaschi in armi e i leghisti che agitano il cappio in parlamento? Abbiamo dimenticato Berlusconi che dipinge i suoi avversari di centro-sinistra come un’armata di comunisti sanguinari? E dall’altra parte non è forse vero che dal 1994 ad oggi si demonizza Berlusconi come il malefico “cavaliere nero” che incarna tutti i mali esistenti? Grillo sarà spiacevole e fastidioso, ma né a lui né al suo movimento sono ascrivibili episodi di violenza, mentre mi risulta che solo qualche settimana fa un nutrito gruppo di berluscones abbia tentato di occupare il palazzo di giustizia di Milano per affossare la “magistratocrazia” che affligge il Belpaese e sopprime la libertà.
E allora dov’è la demagogia? Chi sono i veri populisti? Dirò di più: nella situazione di crisi profonda in cui siamo precipitati il Movimento 5 Stelle offre a molti giovani senza speranza uno strumento di protesta all’interno della democrazia parlamentare per esprimere il proprio disagio. Forse, se non ci fosse questa valvola di sfogo, quei giovani sarebbero tentati da avventurismi d’altro tipo, davvero violenti e pericolosi.
Caro Gherardo, in realtà è passato molto tempo dalla pubblicazione di quell’articolo, ripreso peraltro da molte agenzie di stampa (ma non quelle di emigrazione, che se la sono fatta sotto: non si sa mai!). Alla distanza viene fuori bene l’incosistenza del movimento. Tuttavia, aggiungo che abbiamo sempre fatto una distinzione netta tra la protesta, il grillismo e Grillo. La protesta non l’ha comiciata Grillo.
L’ha cominciata la stampa con articoli e volumi coraggiosi, come ad esempio La casta, di Rizzo e Stella, e molti altri. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo sempre detto le cose come sono, e non a caso articoli nostri sono stati ripresi dalla stampa nazionale (L’Espresso, la Repubblica, Panorama, con citazione della fonte; La Stampa senza citazione della fonte!) Su nostri articoli sono state scritte canzoni, essi sono stati ripresi da Blog di tutta Italia. Tuttavia, certo, dopo la stampa, Grillo ha incanalato la protesta in un movimento politico sul piano nazionale e ha dato, come tu dici, la possibilità a molti di manifestare il loro voto democraticamente; cosa che altrimenti non avrebbero fatto (anche se, attualmente, mi pare che la protesta sia rientrata nel nonvoto, dopo la delusione).
Benissimo. Ma adesso -e qui veniamo al grillismo- che ce ne facciamo di quei bamboccioni che hanno vinto alla lotteria un posto in Parlamento e che ora sembrano molto interessati, non alle sorti del Paese, ma alle sorti della loro diaria? Quale effetto ha la loro presenza sulle sorti del Paese? Non voglio ripercorrere la cronaca politica degli ultimi mesi, che conosci benissimo. Non voglio neanche piangere troppo sull’occasione persa, dopo il voto, di un rinnovamento reale della vita pubblica italiana. Voglio però un attimo soffermarmi sulla personalità di Grillo. Io non sono uno psichiatra, tuttavia, una scommessa con te la farei.
Nei sogni segreti del Beppe c’è proprio questo: diventare il dittatore dello Stato libero di Bananas: un luogo dove i problemi si risolvono soltanto a nominarli. Dove basta una battuta per uccidere un avversario. Dove tutti lo amano e lo ammirano per la sua onnipotenza verbale. Un mondo, insomma, fatto di lustrini e televisione, di piazze osannanti: Beppe! Beppe! Dove Beppe e soltanto Beppe è il divo: Greta Garbo e George Clooney messi insieme. Ah, che mondo, quello! La disoccupazione? Basta dire la parola con fascino, inumidendo le labbra, come la direbbe Angelina, e tutti sarebbero felici. Oppure urlare la parola in piazza: Disoccupazione sei un morto che cammina! Ed ecco che tutti trovano un lavoro. Ah, che mondo sarebbe quello dello Stato libero di Bananas!