Uno dei problemi maggiori della nostra amministrazione è certamente la mancanza di continuità. L’ha dimostrato il neo Ministero degli Affari Esteri, cancellando le decisioni assunte dall’ultimo governo in merito al congelamento della chiusura dei consolati.
Emma Bonino sembra aver preferito evocare dall’aldilà politico l’anima del Senatore Alfredo Mantica (Pdl) passato alla storia dell’emigrazione come il boscaiolo della rete consolare. Quello che, giusto per ricordarlo ai nostri lettori, con la sua accetta tagliò in un solo colpo ben quattro consolati italiani dal territorio tedesco: Amburgo, Mannheim, Norimberga e Saarbrücken.
Ora è la volta di Sion, Neuchatel, Wettingen, Tolosa, Alessandria, Scutari, Spalato, Mons, Timisoara, Newark, Adelaide, Brisbane, Capo d’Istria e Amsterdam. Altro che “riorientamento”. Quando Emma Bonino, all’atto del suo insediamento alla Farnesina, parlava di riorientamento della Rete diplomatica, tutti pensavano a una seria riforma dei servizi consolari, all’ammodernamento della rete e al taglio degli sprechi.
Tutti credevano che Emma Bonino orientasse la sua diplomazia verso i nuovi orizzonti politico-economici, sfoltendo le fila di costosissimi consoli e ambasciatori, dove la vecchia diplomazia è ormai superata. Tutti erano convinti che Emma Bonino rafforzasse i basilari servizi consolari, lì dove sono sempre più richiesti: nei Paesi della nuova e consistente immigrazione italiana. Insomma, quello che aveva indicato la commissione sulla “Spending Review”, sulla rivisitazione cioè della spesa pubblica, costituita dal governo Monti prima di mettere mano a nuovi tagli alla rete diplomatica.
E così, alla faccia della continuità, della linearità e della coerenza, i lavori sulla “Spending Review” finiscono nel cestino del nuovo Ministro degli Affari Eteri. E i politici eletti dagli italiani all’estero (sei senatori e dodici deputati)? Fanno quello che hanno sempre fatto: interrogano, s’indignano, si dissociano.
Ma chi interrogano e da quale governo si dissociano? Fatte poche eccezioni, il Governo che ha deciso le nuove chiusure dei Consolati è composto dai loro stessi partiti.Quando la Viceministra Dassù si è presentata al Senato, l’8 agosto, con l’accetta in mano dei nuovi tagli alla rete consolare, ha trovato davanti a sé un Presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero, Senatore Claudio Micheloni (Pd), avvilito, amareggiato, che ha affermato "ogni mia proposta costruttiva rimane lettera morta".
Il Presidente del Comitato per le questioni che ci riguardano, ha incalzato la Dassù con altri quesiti “Abbiamo 44 amba-sciatori in Europa, perché? Da anni se ne parla, ma non c’è mai stato nessun piano per ridurli. I consoli restano, gli ambasciatori restano, mentre chiudete piccoli uffici di servizi.
Da anni – ha aggiunto – noi chiediamo di ridurre di grado le sedi, d’inventare una nuova struttura che sia un ufficio di servizi, ma non c’è traccia di tutto questo nel piano da lei presentato.“ Bravo Senatore Micheloni! Ma perché queste domande non le fate al Presidente del Consiglio, Suo compagno di partito? È il Suo governo, il vostro Governo PD-PDL che taglia invece di riformare.
Ah, dimenticavamo! Dopo l’audizione in Senato il MAE ha deciso di non sopprimere il Consolato a Capo d’Istria per il suo “valore storico”. Il Senatore Razzi (Pdl) ha invece chiesto l’apertura di un’ambasciata nella Corea del Nord. Il Senatore Razzi non ha però chiesto di essere mandato in quel Paese.