Solidarietà e volontariato come scelta d’amore. A servizio degli ultimi, della pace e promozione sociale. A volte a rischio della vita

La data del 25 dicembre, giorno in cui ricordiamo la nascita del Figlio di Dio venuto al mondo per dare fede e speranza agli uomini, mi fa pensare a chi dedica la propria esistenza a chi che nel mondo soffre, non avendo cibo o casa. Quei volontari, uomini e donne, che si danno da fare per aiutare i più disagiati e gli ultimi, per offrire loro una vita diversa e speranza in un futuro migliore.

Questo il motivo per cui ho scelto l’argomento del volontariato per l’ultimo articolo di quest’anno, convinto che sia il modo migliore per ricordare e commemorare la festività della venuta al mondo di Gesù che si fa Uomo per soccorrere noi uomini. Come, appunto, fanno chi dedica la propria vita ai poveri esistenti nel mondo. Come è il caso della volontaria Silvia Romano, rapita e fatta prigioniera a Chakama, in Kenia. Per fortuna pare che sia ancora in vita, di cui però non abbiamo notizie da più giorni.

Il cardinale Francesco Pisani ha detto, di lei, che “gli occhi le brillavano quando parlava dell’Africa, non vedeva l’ora di ripartire”. A dimostrazione che la gioia spinge uomini e donne al volontariato, a manifestare solidarietà, ad amare il “prossimo tuo come te stesso”, come detto da Gesù, ad aiutare chi soffre la fame o le torture. Motivi per i quali spendono la loro vita e per cui l’Onu, il 5 dicembre scorso, ha fatto celebrare a Roma la 33esima Giornata internazionale del volontariato.

Dall’incontro, intitolato “Quando le persone fanno la differenza. Il volontariato che tiene unite le comunità”, si è saputo che sono poco meno di 340mila le Organizzazioni, 5 milioni e mezzo i volontari e 800 mila i dipendenti. Persone che agiscono mosse dal desiderio di felicità che provano e, soprattutto, intendono dare. Come espresso dall’attore Beppe Convertini che, tornato dalla Siria, ha detto, riferendosi ai bambini da lui aiutati: “Il loro sorriso è il dono più bello”.

Per ottenerlo, cercano di rendere la loro esistenza meno amara e triste, nonché far loro conoscere la gioia di vivere, aiutandoli a crescere, ad essere contenti e felici, a soffrire un poco meno. Questo spinge tanti volontari ad unirsi al fine di garantire ai poveri una vita meno indegna di essere vissuta.

Naturalmente tale obiettivo non esiste solo in Italia che, comunque, è lo Paese europeo con il più alto numero di volontari, il 30% dei quali è impegnato in attività nel settore sociale, sanitario e di protezione civile ed è iscritto in 40 mila Associazioni, che ogni anno lavorano circa 702 milioni ore. Pare che un miliardo di persone, nel mondo, si dia da fare per aiutare chi soffre, a volte con metodi e progetti differenti in quanto ogni Stato ha una Agenzia Nazionale.

L’UE nel 2010 ha definito il volontariato “una delle dimensioni fondamentali della cittadinanza attiva e della democrazia, nella quale assumono forma concreta valori europei quali la solidarietà e la non discriminazione”.  Anche in Svizzera un quarto dei residenti svolge azioni di volontariato in associazioni di vario genere, enti caritatevoli, pubblici e politici: gli uomini in quelle sportive e culturali, nei servizi pubblici e politici, le donne invece nelle istituzioni religiose e caritatevoli, nonché alla cura di bambini o parenti anziani.

Anche questo è un modo di festeggiare il prossimo 25 dicembre che spero sia vissuto serenamente e felicemente da tutti e dai nostri lettori. Buon Natale e felice anno nuovo.

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