Nella foto: Anna Maria Marzorati

Nel cuore dell’educazione globale: il ruolo invisibile dei dirigenti scolastici diplomatici italiani. Intervista ad Anna Marzorati, Dirigente Ufficio scuole Berlino

I non addetti ai lavori sanno ben poco o nulla dell’esistenza di dirigenti scolastici assegnati dal Ministero degli Esteri ad alcuni consolati ed ambasciate nel mondo. In qualità di tecnici-esperti della scuola sono chiamati a garantire il mantenimento e la diffusione della lingua e cultura italiana all’estero.

Qui in Germania attualmente ve ne sono cinque, dislocati a Berlino/Hannover, Francoforte, Stoccarda, Friburgo e Monaco ovvero in territori in cui alta è la presenza di italiani nelle scuole locali tedesche. A loro è affidato il compito principale di sovraintendere la qualità dell’insegnamento dell’italiano sia in classi bilingue che nei corsi a diretta gestione italiana sia pubblica (con insegnanti di ruolo) che privata attraverso enti gestori/promotori.

Anna Maria Marzorati, con alle spalle una lunga e ricca carriera d’insegnamento in scuole medie dell’hinterland milanese e all’estero dall’Uzbekistan, agli USA e in Svizzera, nel 2007, superato il concorso a preside, viene assegnata la dirigenza di alcuni istituti scolastici della provincia di Lecco.

Forte dello spirito di conoscere sempre più il mondo della scuola oltre confine nel 2016 giunge all’Ufficio Scuole della nostra ambasciata in Berlino col compito di curare anche la circoscrizione consolare di Hannover data la presenza di classi bilingue sia a Wolfsburg che ad Amburgo. In questi giorni si sta preparando ad un rientro definitivo.

La sua valigia d’esperienza di vita lavorativa, sociale e culturale in Germania sembra essere stracolma.

E’ una valigia talmente rigonfia da dovercisi sedere sopra per poter chiudere la cerniera lampo… Considero un privilegio e un onore l’esperienza lavorativa presso la nostra ambasciata a Berlino, in cui ho operato in stretta collaborazione con i Consiglieri per gli Affari Sociali Massimo Darchini, Susanna Schlein e Anna Bertoglio, guidati da Ambasciatori del calibro di Piero Benassi, Luigi Mattiolo e Armando Varricchio. Non è mai mancata, da parte loro, l’attenzione e la sensibilità per il mondo della scuola e della formazione, con una capacità di ascolto difficilmente eguagliabile nonostante la complessità dei temi e delle questioni che costituiscono l’agenda quotidiana di una prestigiosa Rappresentanza Diplomatica come Berlino. E ad Hannover e a Wolfsburg ho avuto lo stesso supporto da parte dei Consoli Generali e delle Agenzie Consolari. Ho visto da vicino un sistema scolastico completamente diverso – e per certi versi più all’avanguardia rispetto al resto della Germania se pensiamo al modello SESB (Staatliche Europa Schule Berlin). Il contatto con tante altre realtà scolastiche locali, dai Kita alle scuole professionali, alle secondarie integrate, ai ginnasi e agli Oberstufenzentren, la formazione duale, la rete dell’amministrazione scolastica con vari interlocutori ( Jugendamt- Schulamt, Schulaufsicht), l’affiancamento di tante figure per l’orientamento o per l’assistenza agli studenti mi hanno fatto conoscere tante peculiarità del mondo scolastico tedesco. Anche la collaborazione con l’immigrazione italiana di vecchia e nuova data, i Comites, le varie associazioni culturali attive nei territori delle due circoscrizioni consolari di Berlino ed Hannover, i Direttori dell’IIC di Berlino, gli enti promotori dei corsi a Berlino e ad Hannover, le istituzioni universitarie, i colleghi dirigenti italiani e tedeschi con i vari collegi docenti delle scuole della Germania settentrionale è stata particolarmente stimolante e formativa per me. E a proposito dell’incommensurabile ricchezza e varietà degli eventi culturali promossi all’interno della nostra Ambasciata, all’IIC o in città occorrerebbe almeno un’edizione speciale del vostro giornale!

Quali impulsi è riuscita a dare all’insegnamento della lingua e cultura italiana nel variegato mondo scolastico tedesco?

Credo di aver sempre operato per valorizzare e rendere visibile presso le istituzioni scolastiche tedesche l’ingente investimento di capitale umano e di risorse finanziarie messe in campo dal Maeci nell’ambito della promozione del nostro Paese: il personale docente ministeriale in servizio presso le sezioni bilingue di scuole straniere rappresenta il nostro primo biglietto da visita e confido comunque nel fatto di aver costantemente cercato di supportare e valorizzare non solo loro, ma anche tutti gli insegnanti di italiano dei corsi di lingua e cultura assunti da Ilaria Bucchioni (“bocconcini di cultura e. V.”) e Santo Vitellaro (“CoAdScIt di Hannover e.V.) a livello locale oppure i colleghi tedeschi che a vario titolo operano nella Germania del Nord. Preziosa e feconda è stata la collaborazione con ADI, Associazione di docenti di italiano in Germania, con cui negli anni sono state pianificate e realizzate iniziative di formazione per i docenti sulla didattica ludica, il bi-plurilinguismo, e in generale sulla didattica dell’italiano in vari contesti. Insieme con ADI e grazie all’appassionato supporto del Consigliere Dario Armini dell’Ufficio Cultura della nostra Ambasciata abbiamo lanciato il progetto pilota “Italiano in 500” che ha raggiunto con i propri laboratori tanti bambini e ragazzi per motivarli allo studio dell’italiano. Ho anche cercato strade nuove attraverso progetti di collaborazione con i nostri uffici scolastici regionali – penso ad esempio ai protocolli di collaborazione con gli USR Emilia Romagna e Toscana che hanno reso possibile varie iniziative di scambio nell’ambito dei progetti Erasmus + o quest’anno “prestiti” temporanei di docenti italiani in co-teaching per alcune settimane nelle scuole di Amburgo, Berlino e Wolfsburg. Per le sezioni bilingue sono stati organizzati vari incontri con personalità di spicco del mondo del teatro, del cinema e in generale della cultura italiana, in collaborazione con Tuscia Film Festival, l’IIC di Berlino e la nostra Ambasciata. Recentissima la collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano grazie al supporto della Direttrice dell’IIC, prof.ssa Maria Carolina Foi, oppure la partecipazione a “Young Factor, un dialogo fra giovani, economia e finanza” promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori e Intesa Sanpaolo. Dal 2022 gli studenti del Ginnasio Einstein sono parte attiva dell’Europafestival Ventotene grazie ai programmi Erasmus + . Senza dimenticare iniziative consolidate come la partecipazione alla giuria del Premio Strega Giovani o il laboratorio di storia sugli Internati Militari Italiani a partire da una raccolta di cartoline e lettere inedite raccolte dalla prof.ssa Lucia Lambertini, che è culminato con una piccola pubblicazione illustrata dagli studenti ginnasiali. Per i più piccoli è stato realizzato, grazie all’intenso lavoro di Vanessa Pascocci (docente alla Finow e per “Bocconcini di cultura e V,”), un libro-quaderno intitolato “Fare Imparare”, che costituisce una sorta di vademecum per le attività dedicate all’italiano negli asili italo-tedeschi di Berlino. Anche nel settore primario sono state realizzate varie iniziative come la “Giornata della memoria”, la “Giornata dei valori democratici”, i laboratori per la presentazione del libro “Pioniere. Le donne che hanno fatto l’Europa” e tanti altri momenti significativi legati alla cultura e alla lingua. Senza il lavoro dei nostri docenti, ministeriali e non, italiani e tedeschi e senza l’entusiastica disponibilità dei dirigenti scolatici SESB Alberta Bonacci e Matthias Ziegfeld, tutto questo non sarebbe stato possibile. La Commedia dell’Arte dei bambini della primaria “Leonardo da Vinci” di Wolfsburg è ormai un appuntamento tradizionale, così come varie attività culturali – splendido lo spettacolo “Memoria” realizzato con Eyal Lerner e altri ginnasi del Niedersachsen – a cura dello splendido team di docenti della scuola di Wolfsburg, che proprio qualche settimana fa ha celebrato i suoi primi trent’anni.

Quali ostacoli non è riuscita a sormontare o rimuovere?

Mi è capitato di scontrarmi con atteggiamenti pregiudiziali da parte di alcuni insegnanti tedeschi che considerano la promozione della lingua madre degli alunni come un ostacolo o come un rallentamento al rafforzamento delle competenze nella lingua tedesca, sottovalutando l’importanza del bagaglio linguistico e culturale di cui i nostri ragazzi sono portatori. In altri casi mi sono trovata di fronte a scelte di politica scolastica, come ad esempio l’eliminazione dell’italiano tra le materie di specializzazione per l’abilitazione all’insegnamento in Bassa Sassonia, che non era possibile cambiare, nonostante diverse interlocuzioni e incontri, su impulso del compianto Console Generale Giorgio Taborri e il Decano dell’Università di Gottinga con il Ministro dell’Istruzione del Land Niedersachsen.

Complessivamente si sta purtroppo registrando un sensibile calo della richiesta dell’apprendimento e studio dell’italiano anche nelle Università, Accademie e Scuole di lingua. È solo colpa della pandemia e dei social?

Non penso proprio. Tutti noi siamo portati a pensare alla pandemia come a una cesura tra un prima e un dopo. In realtà il calo della richiesta dell’apprendimento di italiano nelle Università era già documentato prima del 2020. Raffrontando ad esempio il semestre invernale 2013/14 con quello del 2021/22 troviamo un calo del 32,9% a livello universitario. A livello scolastico, peraltro, rispetto al 2020-21, i dati federali relativi allo studio dell’italiano nei vari Länder segnano – per la prima volta dopo un quinquiennio – un aumento degli apprendenti di italiano, passando da 45.553 a 46.407 nel 2021-22. Tale aumento, pur nella sua positività, non assicura una significativa inversione di tendenza rispetto al costante calo degli anni precedenti, che hanno visto la soppressione di alcuni percorsi di abilitazione all’insegnamento dell’italiano o la limitazione di alcuni abbinamenti disciplinari. Il pensionamento di molti docenti abilitati alla docenza della nostra lingua finisce poi per limitare l’offerta formativa delle scuole.

Dal Suo osservatorio berlinese in quali vecchi Länder l’offerta dell’italiano regge ancora e in quali è, invece, perdente?

Confrontando le statistiche federali del 2020-21 con quelle del 2021-22 il numero degli studenti di italiano nelle scuole è aumentato o è sostanzialmente stabile in Baden Württemberg, Baviera, Bassa Sassonia, Renania-Palatinato, ad Amburgo, Brema e a Berlino; si registra una leggera flessione in Assia e nel Nordreno Vestfalia, quest’ultima regione rimane comunque quella con il maggior numero di studenti di italiano (17.345).

Secondo Lei, quali strumenti potranno o dovranno essere messi in campo anche dal Ministero degli Esteri per evitare smottamenti e per riconquistare, invece, nuove nicchie di mercato?

Penso sia necessario anzitutto istituire una figura di coordinamento per la promozione dell’italiano in tutta la Germania. Ricordo distintamente le parole del compianto prof. Luigi Reitani, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, che ne sottolineava l’urgenza già nel 2018, in occasione del convegno “L’Italiano, una lingua per l’Europa”. Dovrebbe essere una funzione dedicata esclusivamente a coordinare tutti gli attori, pubblici e privati che sono coinvolti nella diffusione della nostra lingua e della nostra cultura: dagli uffici scolastici presso le nostre sedi consolari, alle sezioni bilingue delle scuole tedesche, agli IIC, agli enti gestori dei corsi di lingua e cultura, alle associazioni di docenti come ADI, ai comitati della Dante Alighieri, ai lettorati e a tutte le varie realtà dell’insegnamento e in generale dell’italofonia. La certezza delle risorse e dei tempi di erogazione dei contributi finanziari del MAECI dovrebbe essere un punto fermo delle politiche a sostegno dell’italiano per essere interlocutori credibili con le scuole tedesche, sviluppando poli territoriali che prevedano un curricolo verticale bilingue dalla prima infanzia alla maturità, stimolando la compartecipazione delle autorità scolastiche di ogni Land e la possibilità di partenariati, gemellaggi e scambi tra scuole, unite in protocolli di collaborazione per l’allocazione delle risorse.

Che prospettiva di estensione possono avere le classi bilingue di Grundschule e Gymnasium in atto da oltre un ventennio, per esempio, nelle città di Wolfsburg e Stoccarda?

Oltre ai modelli di Wolfsburg e Stoccarda sono rimasta affascinata dal sistema SESB (Staatliche Europa Schule Berlin), che a mio parere rappresenta un’eccellenza sia sul piano linguistico che sul versante della cittadinanza europea. Nate come “Schulversuch” a Berlino nel novembre 1991 con 160 studenti in sei scuole primarie della capitale con tre combinazioni linguistiche (tedesco-russo, tedesco-inglese, tedesco-francese), oggi le SESB berlinesi annoverano 33 sedi in 18 scuole primarie e 15 scuole secondarie e sono frequentate da oltre seimila allievi con nove diverse combinazioni linguistiche, fra le quali tedesco-italiano. A fondamento dell’offerta formativa troviamo il principio di pariteticità di due lingue e due culture, che si concretizza nell’insegnamento della metà delle materie nell’una o nell’altra lingua e dal riconoscimento del valore della pluralità e della diversità culturale. Le SESB sono scuole pubbliche a tempo pieno aperte a tutti e, terminata la fase sperimentale nel 2010, sono attualmente parte della ricca offerta formativa di Berlino. Nelle SESB con la combinazione linguistica italiano-tedesco, ad esempio, i nostri bambini e ragazzi italofoni studiano l’italiano come madrelingua o Erstsprache e il tedesco come “Partnersprache”, cioè lingua partner. I loro compagni germanofoni affrontano il tedesco come prima lingua e l’italiano come lingua partner. La stessa formazione delle classi postula il principio della parità italiano-tedesco, che vengono dunque apprese dal primo all’ottavo anno di scolarizzazione in gruppi separati e solo con docenti di madrelingua italiana o tedesca. Per le altre materie, veicolate nell’una o nell’altra lingua, gli allievi rimangono invece insieme. Matematica, fisica e chimica sono sempre impartite in tedesco, mentre scienze, biologia, storia, geografia ed educazione civica sono proposte in italiano (o nella lingua di riferimento). Altre materie come musica, sport, arte o etica sono veicolate nell’una o nell’altra lingua rispettando la pariteticità dell’italiano rispetto al tedesco. L’inglese viene studiato dal quinto anno di scolarizzazione, quindi due anni dopo rispetto alle “Regelklassen”. Dal nono anno di scolarizzazione cessa la separazione in gruppi distinti all’interno della lezione di italiano e di tedesco.

Quali sono i vantaggi che ne traggono a fine percorso gli studenti che non sono solo di origine italiana?

La Germania rimane il primo partner commerciale del nostro Paese e il volume degli scambi riguarda non solo settori tradizionali che fanno parte del pacchetto “Made in Italy” come l’alta moda, il turismo o il design, ma tanti altri campi che investono le biotecnologie, il cinema, la green economy: mi pare superfluo citare i vantaggi e le prospettive occupazionali per gli studenti germanofoni. La stretta interdipendenza dei sistemi economico-sociali presuppone ai giorni nostri un’idea di cittadinanza europea fondata sul plurilinguismo. Conoscere almeno due lingue oltre alla propria fa ormai parte della quotidianità ed è il prerequisito per lo sviluppo professionale in Europa.

Che cosa lascia di incompiuto?

Molti fronti aperti, primo fra tutti la creazione di una rete di scuole tedesche che offrono lo studio dell’italiano, oppure la revisione dei protocolli e degli accordi attualmente in essere per le sezioni internazionali, il rafforzamento delle certificazioni di italiano, la formalizzazione di un diploma di maturità come quello dell’ABI-BAC o la proposta di un ripensamento del sistema delle “Willkommenklassen” per i neoarrivati dall’Italia, per citare i più importanti. Ma sono sicura che chi assumerà l’incarico alla guida dell’ufficio scuole a Berlino potrà continuare il lavoro di questi anni e andare avanti. Alla collega Marta Mattiotti, che presto arriverà a Berlino, formulo fin d’ora i migliori auguri per il nuovo incarico in Ambasciata e ad Hannover.

Come vede il Suo futuro da pensionata? Andrà a raccontare l’esperienza tedesca nelle scuole del Suo territorio delle province di Lecco e Como?

Non so bene cosa farò da grande, nonostante la mia veneranda età. Francamente non so nemmeno immaginarmi a far torte di mele (sono una pessima cuoca) e non ho ancora nipotini a cui leggere favole. Penso che riprenderò la collaborazione con il laboratorio Itals di Ca’ Foscari, poi potrei tornare a studiare, a leggere o a scrivere, a viaggiare. Ma non posso pensare di lasciare per sempre Berlino, che mi ha dato molto e a cui spero di aver dato qualcosa di me. Per ora lascio a Berlino una valigia, poi si vedrà.