Come un’investigatrice, Bruna Martini si muove attraverso indizi, oggetti e documenti storici per ricostruire in una graphic novel per la casa editrice Beccogiallo la vita di quello che per lei è inizialmente solo un nome sulle pagine del testamento del bisnonno, Gracco Cornelio Rondalli, un avo il cui ricordo venne completamente cancellato dalla memoria famigliare

Cosa significa per te avere radici?

Una nazione è una comunità immaginata: è la sensazione di essere imparentati con persone che non si sono mai incontrate e che non si incontreranno mai, ma con cui si sente di condividere un sistema di valori. Essere migrante significa essere disconnessi e perdere, almeno parzialmente, il contatto con le proprie radici. Dopo aver lasciato la propria terra alcuni migranti ricreano le loro comunità d’origine, in piccolo, nelle nazioni adottive. Altri vivono una vita scollegata dalle persone che li circondano. Altri ancora – la maggioranza – vivono un processo di trasformazione della propria identità estendendola fino a incorporare gli elementi culturali del nuovo Paese in cui si trovano a vivere. Anch’io, da moderna migrante trasferitasi in Inghilterra per inseguire i suoi sogni di realizzazione personale, mi sono trovata a mettere in discussione le mie radici. Dopo una prima fase di rifiuto delle origini, dovuta all’ansia di integrarsi ed essere accettata in una nuova cultura, ho però riscoperto l’importanza delle connessioni con il mio sistema valoriale di partenza. Mi sono trovata a sviluppare una nuova identità, ibrida, eterogenea; una sorta di spugna che rifiuta alcuni tratti della cultura del Paese in cui si è emigrati ma ne assorbe altri, mescolandoli ai principi appresi alla nascita. Il risultato èl’identità del migrante: un io che muore e rinasce dalle proprie ceneri, che si trasforma giorno dopo giorno nelle interazioni con una nuova cultura; un io che non si sente mai a casa da nessuna parte, che mette tutto in discussione e che osserva, come un outsider, la vita degli altri.

Perché vennero cancellati i ricordi del tuo prozio e perché hai deciso di ricominciare il viaggio alla scoperta di queste radici?

Nel mio lavoro sono attratta dalla letteratura “sommersa“: mi interessano le storie, cioè, di persone ordinarie, la cui esperienza, seppur non elogiata nei libri di storia, ha la capacità di raccontare un’era o spiegare le ragioni di un fenomeno sociale. Eppure, a causa della loro quotidianità, queste persone comuni vengono quasi sistematicamente dimenticate. Una di queste è il protagonista della mia nuova graphic novel Roots-Radici: si tratta del mio prozio Gracco Cornelio Rondalli – un avo di cui prima della stesura di questo libro non avevo mai sentito parlare. E’ stato per caso che, qualche anno fa, mi sono imbattuta nel suo nome, ‘Gracco Cornelio’, stilato in caratteri eleganti sulle pagine del testamento di suo padre. Ne sono rimasta sbalordita. Chi era questo parente dal nome tanto storico e pregno di gravitas romana? Come mai i suoi ricordi furono cancellati completamente dalla memoria della mia famiglia? La scoperta del testamento mi ha spinto a dedicare due anni alla ricerca di qualunque cosa che potesse far luce sulla vita di Gracco. Ho visitato archivi, biblioteche, uffici anagrafici e catastali per ricucire i frammenti della memoria, e ho scoperto che Gracco era emigrato in Argentina, si era sposato ed aveva avuto nove figli. La vita del mio parente, tutto sommato, è una storia ordinaria: furono in moltissimi gli italiani che, tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, si recarono nel Nuovo Mondo in cerca di fortuna. Gracco non è un eroe né un personaggio assurto agli annali della storia. La sua è la vita dura di un pioniere-contadino in un territorio ostile in cui cerca disperatamente di integrarsi. Perché allora intraprendere un viaggio alla ricerca delle radici in questo libro? Perché la vita ‘qualunque’ di Gracco diventa l’opportunità di esplorare tematiche legate all’emigrazione e alla formazione di una nuova identità privata e sociale: l’identità del migrante. In questa graphic novel ricostruisco sì una storia privata e familiare, ma allo stesso tempo contribuisco a raccogliere un’importante parte di storia d’Italia.

Quanto è durato il viaggio di ricerca?

Per due anni ho spulciato atti e documenti in archivi, biblioteche, uffici anagrafici e catastali per ricostruire la vita del mio prozio Gracco. Attraverso indagini incrociate tra uffici genealogici e siti internet ho rintracciato l’indirizzo dei discendenti dell’avo e ho viaggiato in Argentina per incontrarli. Ho trascorso un mese in loro compagnia, girando video-interviste il cui contenuto ha arricchito le pagine della mia graphic novel. La stesura dei testi e la realizzazione dei disegni a pastello e acquerello e’ durata circa 9 mesi a tempo pieno.

Che emozioni hai provato nel corso di questa ricerca?

Moltissime! Nella mia graphic novel Roots-Radici esploro proprio il viaggio emotivo di una moderna migrante – la sottoscritta – che sente di avere molti tratti in comune con un uomo di un’altra epoca, emigrato per ragioni diverse più di 100 anni prima – il mio avo Gracco Cornelio. La storia che racconto nel mio libro e’ una storia d’amore, piena di colpi di scena, di scoperte e rivelazioni, di ipotesi che mi sono trovata a formulare e ho poi smantellato alla luce di nuove scoperte. Leggetela!

Quali sono i vantaggi di raccontare questo viaggio in una graphic novel?

In Roots-Radici racconto la storia del mio antenato attraverso il formato della graphic novel. Non mi limito a usare illustrazioni e testo, ma mescolo i miei disegni con gli oggetti di cui il mio avo si circondò in vita. Sono tutti oggetti reali. Alcuni, come i documenti personali, gli orologi, le lettere, le pagelle e le foto di famiglia, appartengono alla collezione privata di Gracco, che ho recuperato attraverso sua figlia Marta, residente in Argentina. Gli altri documenti, come mappe, libri, documenti, articoli di giornale, foto e cartoline d’epoca, sono il frutto di anni di ricerche in tutta Italia e Argentina tra archivi polverosi, mercatini, negozi di antiquariato e librerie. La raccolta di questi oggetti mi ha permesso di immergermi nell’album di famiglia che è diventato, pagina dopo pagina, una preziosa indagine storica su un’intera nazione. Ho chiamato questo approccio “Storia Grafica”. Con questo nome mi riferisco a un nuovo tipo di graphic novel in cui è la ricerca storica e storiografica a guidare la narrazione e la scelta delle illustrazioni. Nel trattare dei temi legati alla migrazione e all’identità del migrante non volevo fare revisionismo storico, non intendevo intromettermi con la mia interpretazione mediata dai valori e costumi del presente. Volevo che fosse quel periodo a parlare da solo attraverso l’uso di fonti autentiche e inconfutabili, rappresentate, appunto, dagli oggetti.

Qual è, per te, la valenza di questa ricerca?

Già dal titolo e dall’occhiello in copertina, Roots-Radici. Un graphic memoir sull’emigrazione di ieri e di oggi si configura come un graphic memoir. Questo termine si riferisce al carattere autentico, storico-biografico delle vicende raccontate nel fumetto. Roots-Radici parte dalla testimonianza diretta di Marta, la mia parente argentina, ultima figlia di Gracco, il protagonista del romanzo. Il suo spaccato personale diventa il punto di partenza per una storia più ampia e collettiva; la Storia, appunto, con la S maiuscola, la Storia di un’intera nazione. Ho scelto di soffermarmi su una vicenda vera, raccontata in prima persona con dettagli vividi e coinvolgenti, provando così a conservare intatto il carattere di autenticità e freschezza del racconto orale. È così che chi legge tende ad immedesimarsi in Gracco. Sia esso un giovane che non ha avuto esperienza diretta del fenomeno migratorio, o un nonno che ha vissuto sulla sua pelle l’etichetta ‘Italiani popolo di migranti’, il lettore si ritrova nelle vicissitudini del protagonista di Roots-Radici. E questo senso di empatia e identificazione è reso possibile non solo dal contenuto (il memoir) ma soprattutto dall’aspetto visivo (il graphic). L’obiettivo di Roots-Radici è parlare di memoria. Perché è importante essere consapevoli delle nostre radici? Come fa la memoria personale a influenzare e costruire la memoria collettiva di una nazione? In che modo gli eventi storici – dal conflitto agrario italiano alla Prima guerra mondiale – alterano le nostre decisioni personali? Noi Italiani siamo un popolo di migranti. Gli Italiani in Sudamerica erano trattati in modo simile agli immigrati in Italia di oggi: sbeffeggiati, a volte umiliati, temuti. Abbiamo vissuto la persecuzione, l’isolamento sociale e culturale; siamo stati rigettati da un territorio ostile. Non dobbiamo dimenticarci di questa parte della nostra storia. Roots-Radici vuole mantenere viva la memoria, specie durante periodi storici come quello contemporaneo in cui la politica e una parte di società vuole disperatamente dimenticarsi del nostro passato da migranti e riserva simili atteggiamenti di razzista superiorità ai richiedenti asilo di oggi.