Foto: La comunità di Freiburg con padre Sergio a destra

La nuova comunità del Süd Baden: Freiburg, Rheinfelden, Todtnau

Il convento Herz Jesu si trova a nord est del centro storico di Friburgo, È una zona tranquilla, la gente ci vive, vicino c’è la facoltà di biologia con il suo giardino botanico. Il Kloster Herz Jesu, come indica il nome, è la casa dei dehoniani, la congregazione del Sacro Cuore di Gesù. Lì da anni si è raccolto un folto gruppo che partecipa alla liturgia in italiano con padre Sergio Rotasperti, dehoniano, biblista.

Padre Sergio, dopo il caffè del mattino in convento, con anche Holger Sawatzki, ci fa salire in auto per andare a Rheinfelden: “Sono felice – dice p.Sergio – la gente è veramente contenta perché si sente presa in considerazione”. La nuova comunità Süd-Baden, istituita dalla diocesi di Freiburg lo scorso 1° febbraio, comprende la comunità che si raccoglie intorno allo Herz Jesu, quella di Rheinfelden e quella di Todtnau. “Un territorio, che per estensione è grande come la Valle d’Aosta”, dice p.Sergio. Quella mattina di fine febbraio era scesa una leggera spolverativa di neve e chissà che cosa avremmo trovato a Rheinfelden, a ottanta chilometri a sud di Friburgo, praticamente sul confine svizzero. Infatti lì il fiume Reno separa Germania e Svizzera. Dall’altra parte del fiume c’è l’altro Rheinfelden, quello svizzero. Mentre p.Sergio guida, Holger racconta il lungo iter, cominciato nel 2018 con padre Levi, un anno prima che arrivasse p.Sergio da Neustadt, che ha portato al riconoscimento della comunità. Holger è sposato con una donna italiana “lei è piu tedesca di me” dice Holger sorridendo nel suo perfetto italiano, imparato da autodidatta, “ciò che ha sbloccato la situazione in diocesi è stato un colloquio con il vescovo al quale eravamo presenti Mariantonietta, Stefania e io”. La nuova comunità di Freiburg è frutto di un lavoro di concerto che ha visto impegnati il provinciale dei dehoniani, padre Heinz Lau, l’ex delegato delle MCI di Germania, padre Tobia Bassanelli, l’attuale delegato, don Gregorio Milone e la comunità con padre Sergio. Certamente il sì è arrivato dal vescovo ausiliare, Peter Bierkhofer, il quale si è reso conto che a Freiburg c’erano esigenze che andavano soddisfatte, la vitalità e la tenacia della comunità di Freiburg poi lo hanno convinto. In particolare Holger ha giocato un ruolo importante. Lui, appoggiato dalla comunità, da buon avvocato, ha sempre trovato la via per continuare con perseveranza anche quando il progetto aveva subito una battuta di arresto e le difficoltà sembravano insormontabili. Poco tempo fa, dopo il colloquio con il vescovo, la situazione si è sbloccata. Il contratto stipulato fra diocesi e il Kloster Herz Jesu, firmato dal provinciale padre Lau, prevede l’istituzione della comunità di Freiburg e il passaggio di Rheinfelden e Todtnau, dalla missione di Villingen, al Kloster Herz Jesu. “Ci abbiamo tenuto a comunicare tutto a don Mimmo Fasciano a Villingen, chiedere il sostegno e un incontro” – dice Holger – “abbiamo fatto tutto nella massima trasparenza perché non volevamo fraintendimenti”. A Friburgo c’è da tempo una richiesta che non poteva essere soddisfatta dalla sola missione di Villingen.

Nella foto: l’incontro di Rheinfelden con Giulia, Paola, Holger, p.Sergio, Debora e Claudia. A sinistra, l’ingresso del Kloster Herz Jesu di Friburgo.

Intorno allo Herz Jesu, dopo la chiusura della missione nel 2008, si è raccolto negli ultimi dieci anni un gruppo di credenti molto attivo, ci si può chiedere tuttavia perché fosse necessario avere una comunità ufficialmente riconosciuta. È ancora Holger, l’avvocato, a rispondere con il suo tono mite ma fermo: “Se i dehoniani spostano p.Sergio, la comunità finisce. Volevamo formalizzare il tutto affinché la comunità possa esistere anche se il sacerdote che ci segue, un giorno dovrà prendere un altro compito”.

Dopo un’ora di auto arriviamo a Rheinfelden, non c’è traccia di neve ma una calorosa accoglienza nella casa parrocchiale con Giulia, Giulia, Debora con la sua bambina e Claudia. Giulia e Debora sono del posto, mentre Claudia vive più lontano, a Steinen, vicino a Lörrach. Debora e Claudia sono nate in Germania, hanno sposato due italiani che recentemente sono emigrati in Germania. Debora Colicchio-Alu fa la sagrestana e racconta: “Venivo sempre alla messa italiana con don Mimmmo però andavo anche alla messa italiana in Svizzera, che c’è ogni domenica, dove facevo già la lettrice”. Debora andava all’altro Rheinfelden, quello svizzero, separato dal Rheinfelden Baden solo da un ponte. Da circa sei mesi lavora come sagrestana della chiesa di Karsau che fa parte della parrocchia di Rheinfelden: “Mi piace la vita di comunità, apro, chiudo la chiesa, mantengo l’ordine, preparo per la messa, per battesimi e matrimoni, sono presente anche agli incontri di preghiera di pace di Taizé; a carnevale abbiamo fatto uno stand con la vendita di pesce. Le offerte le abbiamo mandate a una parrocchia in Perù con cui siamo in contatto”.

Giulia Mazzei è una nonna, è venuta da giovanissima dalla Calabria per stare con il marito. Lei, Claudia e Debora sono attive nella parrocchia tedesca di Rheinfelden, eppure la liturgia in lingua italiana per loro come per gli altri è importante: “La messa in lingua italiana mi fa sentire a casa”, dice Debora e Claudia Forte aggiunge: “Ho sentito nella comunità italiana calore, mi sento a casa”. Claudia dai racconti di sua madre sa com’era una volta la comunità cattolica italiana, molto affiatata e numerosa, come oggi è quella croata, dice con ammirazione. Lei si occupa con altre donne di catechesi per il battesimo. Interviene padre Sergio, che finora ha ascoltato con interesse: “È un bisogno di appartenenza, quello della comunità italiana e, anche se molti sono ben integrati, questa appartenenza attraverso la lingua italiana fa bene anche alla parrocchia tedesca”. P.Sergio è già in contatto con il parroco tedesco di Rheinfelden e insieme stanno gettando le basi per una buona collaborazione. Holger aggiunge che “è importante che le tre comunità del Süd-Baden si conoscano, che si costruisca l’appartenenza e le persone si sentano parte di una comunità più larga”. Giulia, accanto a me intanto mi allunga dei fogli dicendo: “Non so raccontare, ecco alcune cose che ho scritto e un’intervista che mi hanno fatto”. Non è vero, sa raccontare benissimo: “Sono voluta venire in Germania contro il parere di tutti, della mia famiglia e di quella di mio marito. Ai miei scrivevo di essere in paradiso ma avevo le mie difficoltà. Il mio angolo di paradiso era il mio piccolo appartamento con mio marito e la Chiesa. C’era allora la messa in italiano una volta al mese ma per me era troppo poco, andavo a quella tedesca, non capivo nulla, leggevo a casa le letture. Mi conoscevano di vista e una volta nel 1990 il vicario di allora mi disse che doveva essere eletto il consiglio parrocchiale e aggiunse che lui e il parroco pensavano di presentare anche una persona italiana. Io pensavo chi proporre, ‘Signora Mazzei’ – mi disse – ‘ noi pensiamo a Lei’. Contro ogni previsione ho avuto molti voti. Ho fatto cinque ‘legislature’ nel consiglio parrocchiale. Perché ho fatto questo? Perché ho sempre lottato per l’integrazione nella società tedesca ma mantenendo la mia identità, sempre. Ho pensato come posso fare del bene? Come posso coinvolgere la mia gente?. Non è stato facile però “ho sempre trovato disponibilità, i sacerdoti tedeschi mi sono sempre venuti incontro”. Una comunità di diaspora, che ha sempre collaborato con “i tedeschi”. Uno scatto fotografico chiude una mattinata, intensa di racconti, di prospettive future. La nuova comunità di Süd-Baden è per loro “una boccata di aria fresca”, è essere comunità attiva, dice Claudia, poter coinvolgere anche i bambini, aggiunge Debora, è la possibilità di costruire sinergie nuove con padre Sergio come guida spirituale. Peccato non aver potuto incontrare la comunità di Todtnau, non c’era il tempo. La sera a cena p.Sergio e Holger mi fanno incontrare Elia e Mariantonietta della comunità di Freiburg. Mariantonietta Gianfrancesco si è trasferita da Monaco per mettere su casa con il marito e già a Monaco le avevano detto che avrebbe trovato a Friburgo una comunità viva. Lei ed Elia Carbognani fanno parte di END, l’Equipe Notre Dame, il movimento internazionale di laici che aiuta le coppie sposate a scoprire e vivere la dimensione del sacramento del matrimonio. Elia, cresciuto in Ticino, è un giovane laureato in teologia, ha vissuto tre anni in un monastero camaldolese. Loro due con Holger sono il team della comunità di Freiburg.

P Sergio pensa a progetto di lavoro nelle tre comunità, basato sulla corresponsabilità, con laici come dirigenti di comunità: “Il primo step è costruire un team, due-tre persone per comunità che sia la regia della comunità. Occorre creare un gruppo di lavoro con una struttura snella e pratica con persone siano autorevoli e credibili. A me spetta il compito di dare le linee pastorali”.

P. Sergio aggiunge che le tre comunità non devono fare tutte le stesse cose, non vuole riprodurre le parrocchie e aggiunge: “Penso a una comunità non solo sacramentale ma fondata sulla Parola ed sull’Eurcarestia. Inoltre è importante che siano ben definiti i ruoli di tutti. Il sacerdote non è il factotum, perché non è ecclesiale, non è popolo di Dio”. La comunità Süd-Baden vuole essere un riferimento per gli italiani, fare in questo da unità e coordinamento, in collegamento con la parrocchia locale tedesca, per ascoltare e raccogliere i bisogni della comunità. Per p.Sergio è importante evitare che se il missionario va via, la comunità cade, si scioglie. Da tanto tempo si sente parlare di come saranno le comunità cattoliche in futuro, del rapporto con la chiesa locale, della lingua italiana, del ruolo dei laici anche come dirigenti di comunità, di quali attività offrire. La comunità Süd-Baden, di cui p.Sergio è responsabile, è una risposta a questo, un esempio di apertura, di vivacità, di partecipazione e corresponsabilità. Auguriamo a Freiburg, Rheinfelden e Todtnau di proseguire in questa pratica di fede con la stessa intensità ed entusiasmo che hanno.

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