Nella foto: Dr. Sergio Frangini

GERMANIA – L’emergenza covid sta indebolendo il sistema sanitario tedesco

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia sta tuttora assorbendo le energie del nostro sistema sanitario. Tuttavia questa situazione minaccia di aggravare pesantemente l’impatto di altre patologie importanti, tra cui in primis quelle oncologiche, con screening, visite e operazioni rinviate. Ne parliamo col dr. Sergio Frangini. Il dottore originario di Napoli, è leitender Oberarzt presso il reparto di ginecologia della München Klinik Neuperlach di Monaco di Baviera.

Dottor Frangini, dopo l’Oktoberfest, Monaco ha registrato un picco di infezioni da Covid. Com’è la situazione posti letto, ricoveri ecc. nel suo ospedale?

Attualmente ci troviamo in una fase transizionale: anche se non ho a disposizione dati statistici completi, la maggior parte dei decorsi delle infezioni Covid sono diventate più lievi e questo lo dobbiamo sicuramente in parte all’uso dei vaccini e dall’altra parte ad un decorso tipico delle infezioni microbiologiche. La speranza, appunto, è quella di auspicare che si passi da una pandemia ad una situazione endemica stagionale. Un po’ come il virus dell’influenza, dove è sufficiente proteggere un gruppo determinato di persone a rischio e coloro che sono a stretto contatto con queste. Un evento come l’Oktoberfest ha mostrato una certa incongruenza delle istituzioni politiche. Nel contempo però è indispensabile anche aprire il nostro futuro ad un ritorno di vita sociale “normale”. Non dobbiamo dimenticarci infatti l’effetto che questa pandemia ha avuto ed avrà sui giovani come l’aumento di casi di depressione e peggioramento degli esiti scolastici. Oltre alla situazione letti o problemi di ricovero, grava maggiormente una carenza di personale specialistico, vuoi perché si tratta di un isolamento per infezione del personale, vuoi che sia la difficoltà a trovare sostituti in ambito infermieristico-medico. Il sistema sanitario si confronta con questa odierna problematica, trovandosi in seria difficoltà non solo a mantenere i ritmi di trattamento medico in generale, ma tra l’altro difficoltà a coprire la spesa sanitaria. Se potessi desiderare qualcosa dalla politica sarebbe certamente più personale medico e paramedico e consecutivamente come classe sanitaria un riconoscimento migliore da parte degli enti politici.

Parliamo di tumori ginecologici. Un elemento centrale è la tempestività della diagnosi. Che situazione si è create negli ultimi anni dall’inizio della pandemia?

Diversi studi pubblicati evidenziano come un ritardo della diagnosi ha un effetto negativo sulla prognosi. Grazie ad una campagna tempestiva e soprattutto supporti da parte dei centri oncologici, siamo riusciti a limitare i danni causati dalla pandemia. Questo dimostra come sia necessario, in caso di diagnosi oncologica, riferirsi a centri tumorali certificati.

Di quali tumori parliamo principalmente? Cosa vuol dire rinviare visite e operazioni in queste entità?

Parliamo sicuramente del cancro della mammella che evidenzia nei paesi sviluppati la maggiore incidenza come tumore per le donne. Un rinvio degli esami di screening (mammografia in primis, ecografia e risonanza magnetica del seno in casi particolari) potrebbe avere conseguenze disastrose per la paziente, passando da una situazione “locale” ad una di “metastasi a distanza”, ovviamente con un quadro complessivo nettamente negativo per la donna. Non dobbiamo dimenticare anche gli altri tumori ginecologici, come il cancro dell’ovaio o quello dell’endometrio, dove, non essendoci programmi di screening stabiliti, la visita ginecologica di routine diventa l’unica arma a disposizione con cui difendersi.

Vaccino o boost per una paziente oncologica: cosa va valutato?

Un adeguato lavoro di squadra con un team costituito da oncologi, ginecologi e infermieri specializzati gioca un ruolo importante nella gestione del paziente oncologico. Questi pazienti sono sicuramente a rischio, poiché i diversi cicli di chemioterapia e/o radioterapia debilitano e riducono le difese immunitarie del paziente e quindi un’adeguata protezione contro agenti patogeni è importantissima. D’altro canto un vaccino potrebbe causare, con i suoi effetti collaterali potenziali, un peggioramento della salute del paziente con rinvio dei trattamenti oncologici necessari. Una valutazione individuale è sempre necessaria.

Nel passato si erano raggiunti livelli di sopravvivenza e di guarigione molto alti in varie patologie oncologiche in ginecologia. Dobbiamo aspettarci una pandemia “oncologica”?

Direi più di no che si. Tutto sommato come italiano e quindi da buon ottimista vedo sempre il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. I mezzi diagnostici e terapeutici a disposizione migliorano con gli anni, o almeno a mio parere, il prossimo passo della medicina attuale è il perfezionamento della genetica come scienza e quindi come possibilità futura di poter creare una terapia fatta a misura per il singolo individuo.

Come si possono sensibilizzare pazienti e politici per questa situazione?

Questa è una bella domanda, forse una delle più importanti perché senza politica è difficile ottenere i risultati desiderati e senza comunicazione con i pazienti si perde uno dei pilastri principali della medicina, ovvero il rapporto medico-paziente. Quello che è importante, a mio parere, rimane quindi la comunicazione che promuove la speranza e la consapevolezza del ruolo che ci contraddistingue come medici e personale medico: la disponibilità verso il prossimo e la gioia di poter aiutare, se il paziente si fida del medico sarà più predisposto a farsi guidare e curare. Dalla politica, come ho già accennato, ci si attende appunto un riconoscimento dei nostri sforzi e quindi agevolazioni migliori per tutte le classi mediche e parasanitarie. Abbiamo visto come un’istituzione nazionale come la Charitè di Berlino si sia mossa e abbia dimostrato con manifestazioni la volontà di proteggere i diritti di coloro che lavorano in ambito sanitario. Come disse Gesù chiedete e vi sarà dato

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