Nella foto: Il gruppo dei partecipanti presso la Cattedrale di Palermo

La Chiesa di Sicilia accoglie il Convegno Nazionale della Delegazione MCI Germania – Dal 3 al 6 ottobre la Chiesa di Sicilia ha conosciuto la nostra realtà di comunità in Germania e noi abbiamo vissuto da loro esempi di Chiesa in uscita e vicina ai deboli

Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo, è arrivato nella seconda giornata. Il suo impegno contro la mafia ha radici nel suo cattolicesimo sociale. Ha parlato di una Palermo capace di accoglienza, come il ristorante etnico Moltivolti, dove lavorano giovani, uomini e donne provenienti da dieci Paesi del mondo, ma soprattutto, lavorano in modo dignitoso e sicuro, con un contratto. La Chiesa di Sicilia è vicina a realtà come queste e la sera abbiamo cenato da loro.

Nella terza giornata “Vivere uno spazio condiviso, con il cuore in Sicilia e i piedi in Germania”, Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, ha detto che se la fede non è più un fattore culturale e di società, proprio per questo la Chiesa è chiamata a riscoprire la sua missione di fede, di spiritualità la quale dà idee e contenuti per aiutare a vivere il presente. Grazia Messina, direttrice del Museo Etneo delle Migrazioni di Giarre, citando struggenti fonti orali di storie di emigrazione antiche ma universali, ha parlato dell’approccio contemporaneo alla storia dell’emigrazione che tiene conto di microstorie e di fonti orali. Su politiche sociali e del lavoro in Sicilia era l’intervento di Saverino Richiusa, Regione Sicilia, su associazionismo quello di Angelo Lauricella, presidente Usef, unione siciliani emigrati e famiglie. Dalla Germania, Pino Tabbì, presidente di ACLI Germania, è intervenuto sulle problematiche legate alla migrazione e sul supporto ACLI per chi arriva in Germania; Luciana Degano Kieser, psichiatra a Berlino, ha riferito sui disagi psichici e sull’incidenza di alcune malattie in chi ha un background di emigrazione. Il convegno poi ha dato spazio a un gemellaggio storico e forse unico nel suo caso, quello fra Mirabella Imbaccari e Calw (diocesi di Rottenburg/Stuttgart), dove vivono migliaia di mirabellesi. C’erano il sindaco di Mirabella, Giovanni Ferro, il parroco Marco Casella, e don Marek Kluk, responsabile della comunità di Calw.

Nella quarta e ultima giornata c’è stato il discorso conclusivo del delegato, don Gregorio Milone sulla realtà delle cci in Germania, a cui è seguito il video Siciliani in Germania da lui ideato. Santino Tornesi, direttore regionale Migrantes Sicilia e coorganizzatore del Convegno ha parlato di periferia come luogo di rinascita (p.e. si veda il box su Danisinni), dove la Chiesa è volto accogliente e profetico. Occorre mettere al centro la persona, ritornare alla chiesa primitiva e alle scritture, è stato il suo impulso condiviso. Sono seguite le testimonianze di siciliani che lavorano nelle cci: l’appassionato intervento di don Arcangelo Biondo, missionario guanelliano a Pforzheim, di frate Maurizio Luparello, della fraternità francescana di Betania ad Aschaffenburg, di Alda Gravina, responsabile di comunità a Villingen-Singen. Il Convegno ha arricchito la Chiesa siciliana, ha detto in conclusione l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, mentre Pierpaolo Felicolo, direttore generale Migrantes, a cui sono state affidate le conclusioni ha parlato di impegno a fare, a mantenere i legami creati, a essere un’unica Chiesa missionaria. Tutte le giornate di convegno sono proseguite con celebrazioni eucaristiche nelle cattedrali di Monreale con il vescovo Gualtiero Sacchi, di Palermo con l’arcivescovo Corrado Lorefice, nella parrocchia di Brancaccio con l’omelia di Pierpaolo Felicolo e infine nella cattedrale di Cefalù con il vescovo Giuseppe Marciante. Ci sono state le visite sui luoghi di don Pino Puglisi a Brancaccio, al quartiere di Danisinni e di Ballarò.

Il Convegno nazionale è stato luogo di incontro e di conoscenza reciproca. La Sicilia è anche terra di immigrazione e la Chiesa è vicina ai migranti con le cappellanie di molti gruppi linguistici ed etnici. Gli atti del Covegno nazionale verranno pubblicati nel 2024.

Discorso di apertura del delegato, don Gregorio Milone. Sintesi

Il nostro Convegno nazionale, che è l’appuntamento centrale delle attività della Delegazione MCI, di solito si organizza in Germania e diventa l’occasione per discutere fra noi, confrontarci sulle problematiche che vivono oggi le nostre comunità, le sfide del domani, lo stato di salute, i rapporti con la chiesa territoriale tedesca e le diocesi, le criticità, le debolezze e i punti di forza.

Molti si chiederanno perché abbiamo pensato e deciso di organizzare un convegno in Sicilia, nella città di Palermo.

La risposta a questa domanda porta a un luogo e una data: Roma, dal 29 novembre al 2 dicembre 2022. La Fondazione Migrantes organizzava in quei giorni il consueto corso di pastorale migratoria e invitava me, come nuovo delegato nazionale di Germania nel pomeriggio del 1° dicembre, a parlare ai presenti della mia esperienza pastorale e della situazione attuale delle comunità italiane in Germania. Durante il corso sentivo parlare la sociologa Delfina Licata, curatrice del RIM (Rapporto Italiani nel Mondo), delle statistiche del flusso migratorio italiano in Europa e, in particolar modo, in Germania. Mi colpì subito un dato: la Germania resta il secondo paese verso cui emigrano i nostri connazionali e la regione italiana più rappresentata è la Sicilia con 250.150 presenze (RIM – Elaborazione su dati AIRE, anno 2022).

Non fu una sorpresa per me, perché noi che operiamo in Germania sappiamo benissimo che sono tanti, anzi tantissimi, i siciliani nelle nostre comunità. Ma restai sorpreso dell’incisività della presenza siciliana in Germania. Da qui nacque l’idea di proporre e organizzare il Convegno Nazionale in Sicilia. A cena ne parlai con la dottoressa Licata e con il diacono Santino Tornesi (direttore regionale Migrantes Sicilia), invitato anche lui al corso Migrantes di Roma.

L’idea piacque e la condividemmo con il direttore generale della Migrantes mons. Pierpaolo Felicolo che non esitò ad accogliere positivamente questa iniziativa. Ma occorreva l’approvazione ecclesiastica. Scrissi a mons. Raspanti, il 23 febbraio 2023 e la sua risposta arrivò in meno di 24 ore con queste parole, concise ma che subito mi scaldarono il cuore: “Gentile don Gregorio, volentieri accogliamo la vostra proposta di tenere in Sicilia il Convegno Nazionale dei Missionari e dei Collaboratori pastorali delle Comunità Cattoliche Italiane in Germania. Alla prossima sessione della Conferenza Episcopale Siciliana informerò i miei confratelli, comprendendo la necessità di esprimere qualche missionario proveniente dalla Sicilia”.

Quell’idea è diventata realtà ed è nata da una collaborazione assidua e stretta tra Delegazione Italiana in Germania, Fondazione Migrantes e Conferenza Episcopale Siciliana. La Chiesa di Sicilia, con la partecipazione di tanti suoi vescovi al Convegno e nelle celebrazioni eucaristiche programmate, non solo ci ha spalancato le porte ma ci ha accolto con straordinari gesti di generosità nella programmazione serale del Convegno.

Come oggi, 3 ottobre, dieci anni fa ci fu la strage al largo di Lampedusa dove morirono 368 migranti e il 24 settembre 2023 abbiamo celebrato la 109° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato nella quale la Chiesa porta al centro dell’attenzione la realtà dei migranti e dei rifugiati. Un’occasione per dimostrare la nostra vicinanza alle persone vulnerabili in movimento, poter pregare per loro, ma anche per una riflessione personale e comunitaria sulla tematica della migrazione e delle problematiche ad essa connesse. “Liberi di scegliere se migrare o restare”, è il tema del messaggio che ha accompagnato questa giornata e papa Francesco ci ha ricordato che “migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi non lo è, come lo è stato per la fuga della Santa Famiglia in Egitto”.

Non si può allora restare indifferenti alla preghiera del Santo Padre:

“… donaci la grazia di impegnarci operosamente a favore della giustizia, della solidarietà e della pace, affinché a tutti i tuoi figli sia assicurata la libertà di scegliere se migrare o restare. Donaci il coraggio di denunciare tutti gli orrori del nostro mondo, di lottare contro ogni ingiustizia che deturpa la bellezza delle tue creature e l’armonia della nostra casa comune. Sostienici con la forza del tuo Spirito, perché possiamo manifestare la tua tenerezza ad ogni migrante che poni sul nostro cammino e diffondere nei cuori e in ogni ambiente la cultura dell’incontro e della cura”.

Il fenomeno migratorio è assai complesso. Viviamo in un tempo di migrazioni, causate da guerre e persecuzioni, da crescenti disuguaglianze sociali, ma anche dalla ricerca di un’occupazione, dalla volontà di raggiungere i propri familiari in altre parti del mondo, da motivi di studio o di ricerca.

È allora necessario un approccio alla migrazione che ponga al centro del dibattito la persona umana con la sua storia e la sua dignità che con fatica intraprende il viaggio della speranza con tutto il bagaglio di sofferenze, timori e rischi che esso comporta.

Accoglienza: è questa la parola chiave. Dobbiamo liberarci da ogni indifferenza e aprire la mentalità alla prassi dell’accoglienza per la costruzione di società inclusive, fraterne, tolleranti e giuste. La pluralità di sempre più modelli culturali in Italia come in Germania, non solo non deve spaventarci, ma semmai rappresenta essa stessa ricchezza a cui poter attingere per migliorare addirittura noi stessi.

Noi, che in qualche modo abbiamo deciso e scelto di operare in questo settore pastorale assai delicato e importante della migrazione, dobbiamo favorire nelle nostre comunità questa convivenza pacifica tra persone e culture diverse, stimolando sempre più la costruzione di un dialogo interculturale indispensabile, che apra a scelte coraggiose, superi le incertezze, la sfiducia e la rassegnazione.

Dopo quanto visto a Lampedusa anche in queste ultime settimane, considero profetico vivere questo Convegno dove si parla di migrazione, proprio in questa terra, la Sicilia, che è una terra di “frontiera”. E gli enormi sforzi messi in atto dalla Chiesa siciliana che ha aperto le porte di casa offrendo accoglienza a chi fugge da situazioni di disperazione e di sofferenza, non possono che essere un esempio da imitare e da cui poter imparare. Ma con grande umiltà vogliamo guardare a Lui, al nostro Maestro Gesù, che con quelle sue parole riscalda i nostri cuori ed incoraggia la nostra azione pastorale: “Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 35-36). Papa Francesco ci ricorda che “Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno”. Muri da abbattere e ponti da costruire: è questa la missione che ci è stata affidata e noi siamo quelle comunità che, come dice il Papa, accogliamo, proteggiamo, integriamo, senza lasciare fuori nessuno. L’appello è quindi rivolto anche a noi, alle comunità di lingua italiana presenti in Germania, che, concretizzando quell’accoglienza chiesta dal nostro Maestro, siamo chiamate ad essere luogo di incontro e non di chiusura, comunità aperte, non discriminanti, che contrastino l’indifferenza dilagante. In modo speciale sono chiamati in causa i Missionari e gli operatori pastorali affinché si dedichino con amore ai nostri connazionali. E conosco bene le difficoltà che affrontiamo tutti i giorni in questo delicato compito che ci è stato affidato, chiudendo alcune volte anche i nostri cuori alla rassegnazione. Ma questi nostri fratelli e sorelle che ci sono stati affidati e che portano nel cuore la nostalgia di quella terra che hanno lasciato o che sono lontani dall’affetto dei familiari e degli amici, possono sempre vedere in noi persone accoglienti, disposte ad ascoltare le loro storie, sentire nelle nostre comunità il calore di casa e attraverso di esse costruire relazioni autentiche fatte di piccoli gesti che spazzano via e cancellano l’incertezza, il senso di smarrimento, la sfiducia e la rassegnazione. Concludo chiedendo di rimettere tutto nelle mani del Signore e lasciare che sia lo Spirito Santo a suggerire ispirazioni nuove alla sua Chiesa. C’è una frase della scrittrice Jojo Moyes che sintetizza le tantissime storie dei nostri connazionali, ascoltate nei miei quasi 20 anni di esperienza in Germania, ma credo anche da tutti i presenti: “Non si può avere tutto. E noi immigrati lo sappiamo meglio di chiunque altro. Hai sempre un piede in due scarpe. Non puoi mai essere felice fino in fondo perché, dal momento in cui lasci il tuo paese, sei diviso in due, e ovunque vai una metà di te è sempre alla ricerca dell’altra”.