Foto: un momento della passione di Cristo di Wuppertal (2019).

Pietà popolare: il sistema immunitario della Chiesa

Questo mese comincia la Quaresima e anche quest’anno molte comunità stanno preparando la Passione vivente per le strade, molto seguita anche dai tedeschi. Il testo che riportiamo qui sotto è nato da una situazione concreta: la Passione di Gesù, la Via Crucis rappresentata teatralmente nelle strade di Mainz che ha attirato tantissimi italiani e la chiesa semideserta durante la liturgia del Venerdì Santo. È stato pubblicato sul periodico della Missione di Mainz “La Ruota” e ha per titolo “Pietà popolare: il sistema immunitario della Chiesa”, lo riportiamo per gentile concessione degli autori. L’articolo fa luce sul rapporto fra liturgia e devozione popolare, la diversità che c’è fra l’una e l’altra e il valore di entrambe. Per motivi di spazio abbiamo tolto il primo paragrafo. La versione integrale si trova anche online al sito della Missione: www.mcimainz.de (udep)

Il progetto di Dio

Per rispondere alla domanda del titolo, cerchiamo di risalire al progetto che Dio ha per l’uomo: unire l’uomo a Dio e Dio agli uomini. Lo dice la Bibbia: Dio creò il mondo, per ultimo creò l’uomo. Lo fece a sua immagine e somiglianza, lo rese suo partner e interlocutore e alla fine gli affidò il mondo. L’uomo rispose a questa chiamata vivendo unito a Dio, in armonia tra maschio e femmina, in un rapporto armonioso con il creato. Il peccato originale distrusse questa unione ed armonia. L’uomo perse la sua originale vicinanza con Dio e andò via dal paradiso. Nel suo cuore restò però l’apertura verso Dio e la nostalgia di Lui. Dopo il peccato, Dio iniziò a ricostruire la sua relazione con l’umanità, cercando la disponibilità dell’uomo e la sua risposta. Le iniziative di Dio, che costituiscono la storia della salvezza, portarono alla nascita di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Egli proclamò la Buona Novella. Infine morì e risorse. L’unità tra Dio e l’uomo tornò nuovamente ad essere reale.

La liturgia

Nel giorno di Pentecoste Dio fece un altro passo verso l’uomo, dando inizio alla Chiesa. Da quel momento la Chiesa mantiene nel mondo la presenza di Cristo e perpetua l’unità tra Dio e l’uomo. Per farlo la Chiesa si serve, tra le altre cose, della liturgia. Molti, quando sentono questa parola, pensano subito alla funzione domenicale o ad altre ricorrenze. La liturgia invece è “l’esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo” (Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, 7). Vuol dire che mentre in chiesa si dice la Messa o vengono amministrati altri sacramenti è Gesù Cristo vivo, in persona, che viene tra i fedeli e continua ad agire. È quindi Cristo a dire la Messa, a battezzare o a cresimare. Non si tratta di un’occasione per ricordare Gesù o per raccontare gli eventi della sua vita, ma di un incontro con Cristo vivo. In altre parole, mentre diciamo la Messa “facciamo il memoriale liturgico di Cristo” ovvero attualizziamo, rendiamo viva la presenza di Cristo tra il suo popolo. Questo è possibile grazie allo Spirito Santo che anche oggi nella Chiesa mantiene viva la presenza e la missione di Cristo.

La pietà popolare

La Chiesa, oltre a celebrare la liturgia, crea anche le occasioni in cui, grazie allo Spirito Santo, nascono le risposte dell’uomo interpellato da Dio. L’uomo fin dalle origini è aperto a Dio e, attraverso la fede, trova le risposte riguardanti il senso della vita, la permanenza del male, del dolore e della morte. L’uomo, confrontandosi con il Vangelo, sperimenta la presenza di Cristo nei sacramenti, prega e dialoga con Dio. Nel corso dei secoli la Chiesa ha visto fiorire, accanto alle celebrazioni liturgiche, molteplici e variate modalità comunitarie e private attraverso cui esprimere con semplicità la fede in Dio, l’amore per Cristo Redentore, l’invocazione dello Spirito Santo, la devozione per la Vergine Maria, la venerazione dei Santi, l’impegno di conversione e la carità fraterna. Si tratta di varie pratiche esteriori, cultuali, che devono la loro forma al genio di un popolo o di una etnia e della sua cultura. Tra esse ci sono preghiere e canti, osservanze di tempi e visite a luoghi particolari (chiese, cappelle, santuari), medaglie, abiti e consuetudini, misteri religiosi o manifestazioni del teatro religioso. I loro fondamenti dottrinali si trovano nella Sacra Scrittura e nel Credo della Chiesa. Questo fenomeno è chiamato la pietà popolare. (Direttorio su pietà popolare e liturgia, 9).

Il sistema immunitario della Chiesa

Cercando la giusta impostazione delle celebrazioni del Venerdì Santo, bisogna tenere conto di due coordinate che sono: l’iniziativa di Dio e la risposta dell’uomo. Non siamo gli unici a trovarci a disagio mentre cerchiamo di comportarci all’altezza della sfida. Basti ricordare che, ai tempi del Concilio Vaticano II, alcuni teologi proposero che la pietà popolare fosse eliminata dalla vita della Chiesa in quanto considerata imperfetta, lontana dall’autentica spiritualità. La Chiesa, come dimostra il magistero del Vaticano II (Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium del 1964), ha fatto di tutto per mettere nella giusta luce la liturgia e la religiosità popolare. Tali argomenti sono stati poi approfonditi dai papi. Paolo VI nel 1975 per la prima volta ha usato il termine “pietà popolare” invece di “religiosità del popolo”. (esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, 48). Lui la considerava espressione di “una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere”. Secondo Benedetto XVI la pietà popolare è un grande patrimonio della Chiesa e come tale non può essere considerata un aspetto secondario della vita cristiana, perché nella preghiera semplice del popolo si crea “uno spazio d’incontro con Gesù Cristo e un modo di esprimere la fede della Chiesa”. Per il papa Francesco “la pietà popolare è sempre stata un modo privilegiato per assumere quell’odore delle pecore che ogni buon pastore dovrebbe avere”. Le sue diverse espressioni “hanno molto da insegnarci”. La fede ha bisogno di simboli e affetti, di intrecciarsi con la vita vissuta, non può essere limitata ad un esercizio intellettuale (Esortazione apostolica Evangelii Gaudium). Per questo, secondo Francesco, la pietà popolare “è il sistema immunitario della Chiesa”. Questo anche per dire che senza la pietà popolare la risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio risulta difficile.

E la Via Crucis per le strade?

La Via Crucis del Venerdì Santo ci colloca nel cuore della Chiesa. In fondo non si tratta di risolvere il dilemma “la chiesa vuota o la strada gremita” ma di portare avanti il progetto di Dio che vuole unirsi a noi e desidera che noi siamo uniti a Lui. La partita da giocare è tra l’iniziativa di Dio e la riposta dell’uomo. È la questione della nostra salvezza. Concentrarsi esclusivamente sulla liturgia e mettere da parte la pietà popolare significherebbe privarci del nostro sistema immunitario. Sarebbe come far parlare Dio e limitare all’uomo le possibilità di rispondere. Dare esclusività alla pietà popolare, significherebbe vivere solo in virtù del sistema immunitario. O anche cercare di rispondere a Dio senza averlo prima ascoltato. Per questo la Chiesa ci ricorda che “Liturgia e pietà popolare sono due espressioni legittime del culto cristiano, anche se non omologabili. Le due realtà devono restare in un mutuo e continuo contatto”.

La pietà popolare considerata nei suoi valori (apertura a Dio, spontaneità, concretezza, linguaggio, simboli, saggezza, legame con le radici del popolo), non può essere ignorata o disprezzata. Visti però i pericoli che essa può provocare (parvenza del sacro, scarsi elementi del credo cristiano, distacco dai sacramenti, pochi riferimenti biblici, troppa attenzione data ai santi e non a Dio, eccessivo valore dato a segni, parole e gesti), la pietà popolare deve essere esercitata in modo tale che resti in armonia con la liturgia. Dalla liturgia, la pietà popolare deve trarre ispirazione. E accompagnare il popolo cristiano alla liturgia deve essere il fine che la pratica della pietà popolare si prefigge. I pii esercizi e la pietà popolare devono essere accolti e raccomandati dalla Chiesa “purché non sostituiscano e non si mescolino alle celebrazioni liturgiche”. (Direttorio su pietà popolare e liturgia, 50-52).

Le nostre future scelte non dovranno essere solo occasionali, ma piuttosto dovranno essere propositive, riguardare la programmazione di un’autentica pastorale liturgica che possa evangelizzare la pietà popolare. Per fare questo, dobbiamo approfondire gli orientamenti della Chiesa, dialogare tra noi e formarci. Così cresce la Chiesa.