Dopo la lettura della brodaglia provocatoria, buttata sullo Spiegel online (23.01.2012, intitolato „ Italienische Fahrerflucht“) da Jan Fleischhauer, e commentato nel Corriere d’Italia nell’edizione di febbraio, all’inizio sono stato indeciso se fosse meglio arrabbiarsi o ridere. Sfortunatamente, benché abbia cercato di essere molto indulgente, non ho trovato motivo per ridere.
Per essere considerata come satira – come suggerisce il luogo di pubblicazione, nella rubrica „der schwarze Kanal“, dedicata a glosse – mancano, oltre a spirito e finezza d’ingegno anche coerenza e chiarezza degli argomenti, in senso figurato si potrebbe dire: manca „bella figura“ nel senso positivo di „stile“. Non si può riconoscere se per intenzione o per essersi presi una grappa di più, come suggerisce un commento su internet. Probabilmente i due motivi coincidono. Di che invece ha abbastanza da offrire sono: banalità, i consueti stereotipi, parole e allusioni strane (Volkscharakter, Rasse, Vererbungslehre, Psychologie der Völker). I suoi pensieri purtroppo non sono „unzeitgemäß“, vuol dire non convenienti nel presente, e perciò già coraggiosi, come vuole suggerirci, ma sono „von gestern“, di ieri. Nazionalismo, preconcetti e pseudoscienza si fanno riconoscere.
Purtroppo la reazione certamente è stata quella da lui aspettata: su un articolo di tipo „livello aperto verso il basso“ eccitazione con „livello aperto verso l’alto“ . Cari connazionali europei: non gli concederete il favore di averci colpiti nella autocoscienza o, ancora peggio, nell’ „onore“. Per noi tedeschi, almeno per la maggioranza, „onore“ porta una connotazione spregiativa, quella di machismo e nazionalismo, roba dell’altro ieri. Sono ben consapevole che c’è differenza tra un italiano che critica l’Italia e un tedesco che fa la stessa cosa; immancabilmente ci sono repliche. Ma per me non si mostra grande sovranità dalla parte italiana quando ci si riferisce in qualsiasi situazione all’epoca nazista, come ha fatto „Il Giornale“ con „ a noi Schettino, a voi Auschwitz“.
Anche al presente – e in questo vogliamo restare- si offrirebbero tante possibilità per ricordare, che anche nella Germania di oggi possiamo trovare ufficiali i quali falliscono nel loro dovere con effetti mortali. I cosiddetti „Dönermorde“ non sono un „marchio di qualità“, né per lo stato né per le autorità e i suoi funzionari. Che reazione vi sareste aspettata se a un giornalista italiano fosse venuto in mente di dichiarare, che solamente tedeschi avrebbero potuto mostrare questa incompetenza? Aggiungendo: li si conosce, la loro xenofobia e violenza, sono „Hunnen“, per citare Fleischhauer. Poi non dimentichiamo anche che i preconcetti funzionano in ogni paese, tra „Ossis“ e „Wessis“- gente originaria della parte est (Ddr) o dell’ovest (Brd) della Germania – così come tra italiani settentrionali e meridionali.
Non voglio sapere cosa dice un leghista su un napoletano, evidentemente non vuole avere molto a che fare con questo. Essendo così sarebbe strano se non avesse preconcetti tra nazioni. Anche se la base per questi nel processo di internazionalizzazione diventino più e più attenuate, dobbiamo capire di convivere con questi senza voler screditare un paese intero, come ha fatto Fleischhauer, riferendosi al comportamento irresponsabile e vile di Schettino. Ciò che alla fine mi ha fatto arrabbiare è, che è stato lo Spiegel a consentirgli la sua „eiaculazione“.
Io stimo lo Spiegel come mezzo della stampa investigativa, critica e esplicativa, dando fatti e sfondi, talvolta in modo esasperato e tendenziale, ma mai in forma così confusa, tendenziosa e offensiva come nell’articolo al riguardo. Possiamo aspettare una reazione correttiva o almeno esplicativa? Temo di no, „Spiegel“ e „Bild“ si avvicinano: suscitare eccitazione rende più attenzione e lettori che seriosità. Per me Fleischhauer, non „fa gli esami all’Italia“ ,come suggerisce il titolo nel Corriere. Piuttosto mi dà l’impressione, che avesse voluto passare un esame su „ come scrivere una satira sui „Nationalcharakter“, con considerazione speciale a questo italiano“ e finisce essendo bocciato.
Per chi vuole saperne di più sulle reazioni dei tedeschi è interessante seguire i commenti su Spiegel online. Sono commentari come: getroffene Hunde bellen; l’articolo ottiene qualità soltanto dopo la reazione degli italiani; i tedeschi non hanno senso dell’umorismo? Altro pregiudizio, sono gli italiani; esiste incapacità in entrambi i paesi etc. etc.
Gentile amico, Lei ci pone una serie di considerazioni che io trovo molto interessanti, anzitutto perché vengono fatte da un lettore tedesco che si sforza (e La ringraziamo per questo) di esprimersi in una lingua che non è sua per rispetto nei confronti l’interlocutore. Aggiungo che, personalmente, questo rispetto, che ho trovato molto più in Germania che in Italia, lo apprezzo molto. Per venire sul tema generale della stampa.
Lo Spiegel, come gli altri giornali, deve misurarsi con due tendenze opposte. Da una parte soffre di una crisi economica per via degli accorciamenti dei budget pubblicitari e dell’aumento dei costi editoriali (anche per quello che riguarda le redazioni online). Dall’altra parte gode di un potere che non ha mai avuto. Oggi un giornale popolare si può permettere di far dimettere un Presidente della repubblica; si può permettere di sbeffeggiare un Ministro, amato ed apprezzato per la sua competenza, e di constringerlo alle dimissioni. Allora è chiaro che la stampa fa „fughe in avanti“, come si dice e prova il suo potere, perché chi il potere ce l’ha prima o poi lo usa. Questo sia detto in generale.
La Bild Zeitung fa dimettere, come si diceva, presidenti e ministri; lo Spiegel se la prende con gli italiani. E lo fa puntualmente ogni estate. Sul tema dei pregiudizi, una delle opere che cerca di svolgere questo giornale che ancora dirigo, è proprio quella di educare italiani e tedeschi a convivere rispettandosi uno con l’altro. È facile? no! È difficilissimo, perché i due popoli anche in Germania vivono uno accanto all’altro e cercano di avere il meno possibile a che dare uno con l’altro. Eppure questa è la patria di tutti ormai, e sarà ancora di più la patria dei nostri figli, molti dei quali vengono proprio da coppie miste. Per questo, articoli e campagne come quelle dello Spiegel o quella -ancora più disgustosa de Il Giornale- non possono che offendere profondamente le persone, le associazioni e le istituzioni che si prefiggono lo stesso scopo. Lei avrebbe dovuto però forse scrivere allo Spiegel anche se, certo, noi la pubblichiamo, lo Spiegel non lo avrebbe fatto. (mau. mont.)