“Oggi – ha detto l’on. FitzGerald Nissoli – è un bel giorno perché finalmente parliamo di cittadinanza in quest’Aula. Un argomento spinoso ma la cui riforma non può attendere. Essa è il simbolo dell’aspirazione all’uguaglianza tra le persone e le lega allo Stato in un quadro giuridico definito.  un tema, la cittadinanza, che tocca profondamente l’animo umano in quanto attiene il sentirsi parte di una comunità. 
Quella che stiamo esaminando, quindi, e’ una riforma doverosa per quei minori stranieri che hanno provato il senso di appartenenza a questa comunità ma allo stesso tempo è una sconfitta per altri ce non sono stati presi in considerazione e cioè quegli italiani che recatisi all’estero hanno perso la cittadinanza ma che conservano nel cuore e nel modo di essere l’italianità. La loro è una identità italiana piena, viva che chiede di essere riconosciuta anche sul piano giuridico”.
Poi, la deputata eletta all’estero ha richiamato il fatto che “l’Italia è un Paese che ha vissuto nella sua storia forti fenomeni emigratori fino agli anni ’, quando aiamo tutti registrato il fatto che il nostro Paese da Paese di emigrazione era diventato un Paese di immigrazione, tanto che oggi possiamo contare un pari numero di cittadini italiani emigrati ed immigrati.
Due facce della stessa medaglia nel contesto globale dei movimenti umani al cui centro vi è la dimensione della cittadinanza come appartenenza, una cittadinanza che può essere anche plurale. Oggi, abbiamo fatto un primo passo nell’affrontare le novità demografice presenti nel nostro aese ma non possiamo parlare di una riforma completa, questa riforma dovrà essere completata inserendo anche gli italiani che hanno perduto la cittadinanza andando all’estero.In questo modo avremo la possibilità di legare insieme due realtà che possono fare grande l’Italia: quella dei nuovi italiani e quella degli italiani all’estero”.
“Oggi mantenendo lo lus sanguinis – ha puntualizzato l’on. Fucsia Nissoli richiamando il disegno di legge all’esame del Parlamento – apriamo le porte ad uno Ius soli temperato: prevedendo di concedere la  cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori legalmente soggiornanti da almeno 5 anni. Inoltre, si introduce lo Ius culturae, prevedendo la concessione della cittadinanza ai figli di genitori stranieri che siano entrati in Italia entro il compimento del dodicesimo anno di età e abbiano frequentato almeno 5 anni le scuole in Italia. Un provvedimento rivolto ai minori con il carattere dell’urgenza perché i minori sono una priorità, ma questo non ci deve far dimenticare di lavorare alla definizione di un nuoo orizzonte di diritti per dare a ciascuna persona l’orgoglio di sentirsi pienamente italiana. Un percorso che non puo’ prescindere da una consapevolezza civica  di cui si deve far carico in primis la scuola sin dai primi anni. Solo cosi’ riusciremo a dare corpo ad un nuovo ethos civile di cui l’Italia ha bisogno per le future generazioni”. 
In seguito, l’on. Nissoli  ha esortato i colleghi a lavorare “con uno spirito lungimirante” ed ha affermato con forza: “non dimentichiamo quei tanti italiani all’estero che l’Italia l’hanno sempre amata veramente. Vi chiedo di tener conto di un’altra Italia che è fuori dall’Italia, delle attese di chi ha perduto la cittadinanza e che guarda con speranza a questo Governo e a questo Paese che vuol essere innovativo ed aperto al contributo degli italiani all’estero come risorsa preziosa per il nostro Sistema Paese. Non si tratta di uno sguardo al passato ma di una proiezione verso il futuro”. E considerando la società contemporanea, caratterizzata da un aumento dei movimenti umani, ha rimarcato che “spesso non si vive più nel Paese in cui si è nati anche se si sente profondamente il legame con esso. La globalizzazione, come processo – ha osservato –  è una realtà e contribuirà ad aumentare le richieste di cittadinanze plurime. E’ il caso degli italiani che oggi si recano all’estero e di quelli che erano partiti dai luoghi natii anni orsono e che hanno perso la cittadinanza italiana senza comunque affieolire l’amore per la madrepatria. Il mio Disegno di Legge intendeva dare una risposta a queste persone, non è stato possibile inserirlo in questo testo coordinato ma credo che si debba prendere, in questa sede, un impegno serio teso a permettere il riacquisto della cittadinanza a chi l’ha perduta recandosi all’estero”.
Infine, dopo aer ringraziato tutti  i 317 colleghi che avevano sottoscritto la sua Proposta di Legge ha chiesto “di essere, ora, conseguenti, come ci chiedono le tanti voci italiane cui la legge non riconosce cittadinanza. Ed a quelle voci l’on.  Nissoli ha prestato la sua voce leggendo alcune testimonianze, provenienti da varie parti del mondo, che le sono state inviate. Si tratta del grido di gente alle quali “non possiamo non dare risposte – ha concluso la deputata – un debito di gratitudine nei confronti di chi, italiano all’estero privo di cittadinanza italiana, ha continuato a conservare nel cuore l’amore per l’Italia”.