Operatori dell’informazione, rappresentanti del governo e parlamentari italiani eletti all’estero e non solo si sono confrontati questa mattina a Roma su “Il futuro della stampa italiana all’estero e il sostegno pubblico”, partecipando ad un seminario di studi sul tema organizzato dalla Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero (Fusie) con il patrocinio del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, la Direzione generale per gli Italiani all’estero e le Politiche migratorie del Mae e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
Ad aprire i lavori del seminario il presidente onorario della Fusie, Domenico De Sossi, che segnala come questa particolare fase della vita politico-istituzionale del Paese possa offrire un’occasione da cogliere per ridefinire la disciplina che regolamenta anche i contributi pubblici assegnati alla stampa italiana all’estero. “Ricorre quest’anno l’anniversario dei 30 anni di fondazione della Fusie – rileva De Sossi, – realtà che si è sin dalla sua nascita confrontata con la prima legge del settore, varata nel 1981: una legge che riflette il momento storico in cui è nata e gli orientamenti di quel contesto specifico”.
“Da 30 anni si parla di una riforma complessiva del settore dell’editoria – segnala De Sossi, evidenziando come sia connessa con questa necessità anche quella di ridefinire la materia del sostegno pubblico alla stampa periodica italiana pubblicata e destinata ai connazionali residenti all’estero, richiamando “un’attenzione particolare nei confronti di quest’ultima, sia per gli elementi di pluralismo che essa porta con sé, che per la sua funzione di servizio, senza dimenticare il ruolo ricoperto quale veicolo di diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo”.
Anche il presidente della Fusie, Giangi Cretti, segnala quanto sia cambiato “il modo di fruire e produrre informazioni, attraverso gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie, strumenti che rendono però più stringente un controllo delle fonti informative”. “La tradizionale stampa italiana all’estero sta attraversando una fase di transizione: ha esaurito forse in gran parte quella funzione di servizio che lo Stato italiano non sapeva fornire agli emigrati, ma non si trova ora in condizione di immaginare un nuovo ruolo per se stessa perché impegnata quotidianamente in una lotta per la propria sopravvivenza – afferma Cretti, evidenziando come l’impegno della Fusie debba essere articolato su due fonti: “lottiamo perché il contributo pubblico al settore mantenga la sua importanza – dice, – ma nello stesso tempo vi invito a formulare proposte utili a superare al meglio questa fase delicata in cui ci troviamo”.
Cretti rileva infatti come il tema del confronto sia oggi “la ridefinizione delle modalità di erogazione dei contributi”, assegnati dal regolamento attuale in misura proporzionale al numero di uscite, di pagine, alla tiratura del prodotto editoriale ed alla sua natura informativa. Una ridefinizione che deve tenere in conto del mutamento dei mezzi di informazione e delle necessità delle collettività italiane residenti all’estero, ivi compresa l’eventualità dell’utilizzo di una lingua diversa dall’italiano. Concorda sulla necessità di un adeguamento normativo del settore Alberto Rossi, del Dipartimento Editoria e Informazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, pur rilevando come, soprattutto in tempi di crisi, il mantenimento del contributo pubblico risulti già di per sé un successo.
“È l’elemento del pluralismo la pietra miliare che deve guidare qualsiasi ripensamento in materia – afferma Rossi, invitando gli associati alla Fusie a cogliere l’occasione dell’iter parlamentare sul decreto sopra richiamato per “avanzare proposte indirizzate ad un ripensamento del regolamento attuativo dell’assegnazione dei contributi, aggiornando i requisiti utili, come quello dei contenuti richiesti, e sottolineando la necessità della massima trasparenza nella loro assegnazione”.
Un suggerimento, quello di intervenire già nel corso dell’esame del provvedimento annunciato, che si basa anche sulla consapevolezza di quanto sia complessa l’articolazione di una legge più ampia sull’editoria: “si tratta di un problema vivo e di difficile soluzione nel nostro Paese – rileva Rossi – perché indissolubilmente legato alle diverse componenti, ed interessi, della politica”. Sottolinea “l’esigenza di un cambiamento, e non solo nella modalità di erogazione dei contributi”, Maurizio Antonini, della Direzione generale Italiani all’estero e politiche migratorie del Mae.
“Il punto principale è stabilire se e in quale modo la stampa italiana all’estero riesca ad intercettare tutte le componenti dell’emigrazione italiana all’estero, tenendo conto della sua evoluzione in questi ultimi anni – afferma Antonini, riferendosi in particolare alla più recente mobilità di professionisti, ricercatori, giovani laureati. Mentre sottolinea la necessità di “preservare la vostra esperienza editoriale”, Antonini apre ai nuovi media, sollecita un ripensamento del servizio che tenga conto delle potenzialità offerte da questi ultimi e si sofferma sulla forza attrattiva della nostra lingua all’estero, confermando un aumento, ad esempio negli Stati Uniti, degli studenti che apprendono l’italiano in loco.
“Voglio anche ribadire come l’intervento delle rappresentanze consolari a proposito dell’assegnazione dei contributi debba essere accurato, soprattutto in un periodo di crisi come questo. La mia idea è che si debbano rafforzare i controlli, e tutto ciò che viene deciso sull’assegnazione avviene sulla base del regolamento attuativo sopra ricordato – conclude Antonini, auspicando un suo aggiornamento relativo. Franco Siddi, segretario generale della Fnsi e consigliere del CGIE, sottolinea dal canto suo la necessità di “incrementare un’azione di lobbying così da recuperare e valorizzare l’importanza delle nostre collettività all’estero, valore che oggi viene messo in discussione dalle voci che in Parlamento propongono la soppressione della circoscrizione Estero e che si riflette nella sottovalutazione permanente dell’editoria che attiene a questa realtà”.
Siddi ribadisce la necessità di un sostegno all’editoria connesso all’investimento in occupazione e qualità: “i contributi pubblici non devono andare a chicchessia, ma a quanti realizzano giornali veri con giornalisti veri, professionalmente formati – afferma Siddi, rilevando la “funzione vitale del pluralismo informativo”. Se il sostegno pubblico alla stampa italiana all’estero appare quindi indispensabile per alimentare il pluralismo e sostenere attività imprenditoriali che non fruttano unicamente per il loro valore commerciale, “le testate non devono nascere solo per percepire i contributi, ma devono avere un pubblico di riferimento e offrire un servizio informativo ai lettori – prosegue Siddi, mettendo in luce la necessità che nuovi requisiti per l’assegnazione di contributi tengano conto delle specificità dei diversi luoghi di diffusione e della funzione peculiare della stampa italiana all’estero.
Sollecita quindi una revisione del regolamento, una più rapida attribuzione dei fondi assegnati e “l’elaborazione di una bozza di proposte concrete da far giungere in Parlamento in vista della discussione del decreto legge in materia di contributi all’editoria.