Tale imposta sugli immobili di proprietà è dovuta anche dagli italiani residenti all’estero con una aliquota ordinaria dello 0,76% con facoltà dei Comuni, previa delibera del Consiglio comunale, di modificarla in aumento o in diminuzione fino a 0,3 punti percentuali.
Per l’abitazione principale si paga invece un’aliquota ridotta dello 0,4%, una riduzione di cui, ingiustamente e contro ogni diritto costituzionalmente sancito, gli italiani all’estero non possono direttamente beneficiare se non per delibera del Comune dove si trova l’immobile posseduto come prima casa. Ed è per questa ragione che come parlamentari eletti all’estero abbiamo inviato una lettera all’ANCI chiedendo di dare indicazione ai sindaci affinché rispettino le esigenze degli italiani all’estero prevedendo l’applicazione dell’aliquota ridotta per la prima casa anche per chi è iscritti all’AIRE.
L’ANCI, tramite il Presidente Delrio, ha assicurato l’impegno a sostenere l’opportunità di deliberare l’agevolazione resa possibile dalla legge nei confronti degli italiani iscritti AIRE; speriamo che la sensibilità dei sindaci sia conseguente.

Ecco il testo della risposta data dall’Anci: ….
Oggetto: IMU ed italiani all’estero
Gentili Parlamentari,
come a Voi noto, il tema dei cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato e proprietari di un’abitazione in Italia, ha trovato sistemazione nella regolamentazione nazionale dell’IMU attraverso la facoltà, che i Comuni mantengano, di “assimilare” all’abitazione principale l’unità abitativa posseduta nel territorio nazionale, purchè non risulti locata. Si tratta di una delle pochissime agevolazioni di questo tipo ereditata dalla disciplina ICI e mantenuta con l’IMU, in forma facoltativa.
L’assimilazione in questione, inoltre, si accompagna alla rinuncia, da parte dello Stato, alla quota del gettito che gli spetterebbe con l’applicazione dell’aliquota di base ordinaria (il 7,6 per mille) e alla conseguente acquisizione al Comune di tutto il gettito (ridotto) risultante, come del resto avviene per il complesso delle abitazioni principali.
Purtroppo, l’applicazione di tale agevolazione non è tuttavia neutrale rispetto alle risorse degli Enti e comporta comunque una perdita di risorse. Ad avviso di Anci, manifestato in diverse occasioni, la facoltà di assimilare gli immobili di italiani residenti all’estero, si sarebbe potuta facilitare ulteriormente mediante l’esclusione del gettito delle abitazioni in questione dal dispositivo che determina la differenza tra IMU e ICI al fine di “compensare” con riduzioni dei trasferimenti il maggior gettito dell’IMU ad aliquota standard. Ciò non è purtroppo avvenuto, né nel corso dell’esame parlamentare al decreto legge n. 16 sulle semplificazioni tributarie, né nella sua conversione in legge. In assenza di ulteriori correttivi alla legge oggi in vigore, pertanto, la base di riferimento per la differenza compensativa IMU-ICI, resta l’aliquota di base.
Confidiamo comunque che i Comuni vogliano cogliere l’opportunità della previsione di legge, sulla base delle effettive situazioni locali, in considerazione non solo del valore sociale – ed anche simbolo – dell’agevolazione, ma anche dell’impatto relativamente ridotto in termini di perdita di risorse che il dispositivo citato comporta, diversamente da altri tipi di intervento che risultano interamente a carico del bilancio comunale già gravato da tagli ormai insostenibili.
Per parte mia, assicuro l’impegno dell’Anci a sostenere l’opportunità di deliberare l’agevolazione resa possibile dalla legge.
Colgo l’occasione per salutarVi cordialmente ed augurarVi buon lavoro.
Graziano Delrio