La successione avverrà il prossimo 31 ottobre, mentre il 24 giugno, in occasione del vertice Bce, i Capi di Stato e di Governo Ue designeranno ufficialmente il neo nominato. Sulla candidatura di Draghi nemmeno una sbavatura, se non fosse per una piccola nota di precisazione da parte della Francia.
Dopo l’appoggio espresso all’italiano, infatti, la ministra delle Finanze francese, Christine Lagarde, ha chiesto all’Italia di cedere al suo Paese un posto nel Consiglio esecutivo dell’Istituto europeo. "Perché non è per niente logico – ha dichiarato – avere due membri della stessa nazionalità nel board della Bce, mentre è logico che uno dei due – non il Presidente appena designato – lasci il suo posto elegantemente".
Con “uno dei due”, la Ministra si riferiva certamente a Lorenzo Bini Smaghi, membro anch’egli del Consiglio esecutivo Bce già dal 2005 e probabile successore di Draghi alla guida della Banca d’Italia. Per Smaghi, però, la questione è del tutto infondata, visto che – come fa sapere – il suo mandato in Bce è in scadenza già dal prossimo maggio 2013. Appunti francesi a parte, però, la nomina di Draghi è stata di certo una mossa del tutto formale.
L’economista italiano, infatti, era l’unico candidato dell’area monetaria unica, proprio perché i membri dell’Eurogruppo e dell’Ecofin avevano già deciso che sarebbe stato lui ad andare alla guida della banca di Francoforte. E così, la notte del 16 maggio, anche la Lagarde si è unita al “sì” per Draghi pronunciato da tutti gli altri Ministri dell’Economia dell’Eurozona, che lo hanno nominato appunto alla unanimità; e il giorno dopo, lo stesso hanno fatto tutti quelli degli Stati membri. E non poteva quasi essere altrimenti.
Draghi, infatti, è un esperto di economia internazionale e l’Europa oggi ha bisogno di qualcuno in grado di rimettere insieme i suoi pezzi e di individuare una efficiente strategia comune. Ne è convinto anche il presidente dell’Eurogruppo, Jean- Claude Juncker: “Draghi ha tutte le caratteristiche richieste dal Trattato – ha commentato – e attraverso la sua carriera ha provato che ha molto cari i valori dell’euro e il processo di integrazione dell’euro, che non è ancora concluso".
L’esperto di finanza italiano, infatti, nel 1970, a soli 23 anni, si è laureato con il massimo dei voti e lode in Economia con una tesi proprio dal titolo “Integrazione economica e variazioni dei tassi di cambio”. Subito dopo ha proseguito gli studi negli Stati Uniti, per poi passare da un vertice all’altro dei più grandi Istituti della finanza mondiale. Una carriera d’eccellenza, insomma, che Draghi non deve però ai banchi di un costoso Istituto privato d’eccellenza, ma a quelli di una “sfigata” università statale, La Sapienza di Roma, proprio una di quelle che oggi si vede spesso puntato il dito contro.