Nelle ultime edizioni del nostro mensile parlando del “dieselgate” avevamo più volte espresso dubbi sulla disponibilità dell’industria tedesca dell’auto a rinunciare al motore diesel. La Bosch ora non lascia dubbi sulla sua volontà di salvare, costi quello che costi, il motore ad autoaccensione brevettato nel 1892 dall’ingegnere tedesco Rudolf Diesel. Il gruppo di Stoccarda giura sul futuro del nuovo diesel, sostenendo che le modifiche apportate al motore gli assicurerebbero un sicuro futuro accanto alle altre forme di locomozione. Ciò non toglie che l’industria tedesca dovrà, comunque, pagare prima il conto della conversione dei vecchi diesel che si aggirerà come minimo tra 1500 e 5000 euro a vettura

„Fatta la legge, trovato l’inganno“ è un proverbio molto noto a livello popolare e anche la Germania sotto quest’aspetto non fa eccezione. Negli ultimi mesi qualche quotidiano tedesco, particolarmente vicino all’industria, si era azzardato a divulgare la notizia di un congegno in grado di neutralizzare le pericolose emissioni di ossido di azoto (NO2) dei motori diesel, fino a due anni fa punta di diamante dell’industria automobilistica tedesca. La notizia non aveva trovato molto credito presso l’opinione pubblica, nemmeno in Germania, anche se in cuor suo nessun tedesco aveva mai seriamente creduto che gli americani denunciando il “dieselgate” avessero definitivamente chiuso l’era del diesel, grande prestigio della tecnologia automobilistica tedesca. Non è, comunque, facile credere in un evento in grado di cambiare una situazione così complicata, che negli Usa, alla Volkswagen è costata sinora oltre 25 miliardi di dollari. La speranza è sempre l’ultima a morire, si dice, e così anche nel dieselgate in Germania ci sono molti che non hanno mai cessato di credere in un miracolo. Uno di questi è lo stesso presidente del potente gruppo Bosch di Stoccarda, Volker Denner, il quale ha sorpreso un po’ tutti annunciando ora la messa a punto di una tecnica rivoluzionaria in grado di risolvere in modo definitivo il problema delle negative caratteristiche ambientali del motore diesel denunciato dalle autorità ambientali americane circa due anni fa.

Fine del dibattito

Ai giornalisti invitati a una conferenza stampa svoltasi negli ultimi giorni di aprile Denner ha comunicato in toni trionfali che “il diesel può ora riprendere la sua corsa completamente riabilitato”. Il presidente della Bosch ha invitato i giornalisti a salire su una VWGolf GTI diesel sul cui cofano spiccava in lettere cubitali la cifra “13” a significare che l’auto emetteva soltanto tredici milligrammi di NO2 (ossido di azoto) per chilometro, pari a meno di un decimo dell’emissione del massimo di 120 milligrammi previsti dalle leggi dell’Unione Europea. Finito – così ha pronosticato il presidente della Bosch – non sarebbe il motore diesel, come molti ultimamente hanno sostenuto, bensì il dibattito sulle sue negative caratteristiche ecologiche. A questo punto va ricordato che la Bosch è lo stesso gruppo, che molti anni fa, aveva avuto un ruolo non secondario nella messa a punto di quell’ingannevole software che sui banchi di prova attestava ai motori diesel emissioni di NO2 in regola con i limiti previsti dalle leggi europee e che però subito dopo messo su strada, li superava pericolosamente soprattutto per gli abitanti delle grandi città. Interpellata dalla stampa economica internazionale, la Bosch aveva spiegato che il software era stato sviluppato su richiesta dell’industria automobilistica tedesca e che lo scorretto uso che ne era stato fatto non la riguardava. Affermazione ancora da verificare e, comunque sia, le auto diesel della prossima generazione – questo è il sorprendente giudizio espresso dal numero uno della Daimler, Dieter Zetsche, nel corso della conferenza stampa di Stoccarda – non saranno più un problema, bensì una parte determinante della soluzione della moderna circolazione automobilistica. Prodotte a partire dal 2020 ed equipaggiate con una tecnologia ibrida le nuove auto diesel, secondo Bosch, saranno libere di circolare liberamente nelle grandi città contribuendo così alla soluzione dei problemi causati all’ambiente dal traffico motorizzato. Sono dichiarazioni molto impegnative e che comunque dovranno essere prossimamente confermate nei confronti di un’opinione pubblica più volte in passato ingannata e delusa e che in questo momento sta pagando un conto piuttosto salato, al quale l’industria automobilistica tedesca si rifiuta ancora di partecipare. I concessionari e i rivenditori di auto, nei cui depositi giacciono in questo momento migliaia di auto diesel di seconda mano invendute, lamentano che ben pochi automobilisti sono disposti ad acquistarle anche a prezzo ridottissimo. Rimane la possibilità di venderle su mercati esteri un po’ meno severi in fatto di norme ambientali, ma nel complesso per molti concessionari e rivenditori tedeschi, con spalle finanziarie non particolarmente robuste, l’attuale situazione comporta il pericolo del fallimento della loro attività imprenditoriale.

Ottimismo prematuro

La notizia lanciata dalla Bosch – che, di fatto, equivale a una seconda invenzione del motore diesel- giunge in piena crisi “dieselgate” e questa circostanza non può non indurre stampa e opinione pubblica a nutrire molti dubbi sulla veridicità del carattere “rivoluzionario” della nuova tecnologia diesel messa a punto dalla Bosch. La quale precisa di non aver inserito alcun nuovo elemento tecnico nel sistema dell’afflusso e dell’accensione del carburante diesel, bensì di aver soltanto assicurato un più intelligente coordinamento della sua esistente componentistica. Tanto intelligente, che quando nel 2020 entreranno in circolazione le nuove auto diesel Euro 6d esse si dimostreranno assolutamente all’altezza delle esigenze nel traffico esattamente come lo sono oggi le moderne auto a benzina. Ci si limita, a ogni buon conto, a precisare che i nuovi motori diesel equipaggiati con il moderno sistema del “Thermomanagement” Bosch, che sarà utilizzato anche dalla Continental, avranno il loro costo. Non solo sotto l’aspetto tecnico ma anche sotto quello del consumo, perché i nuovi diesel consumeranno leggermente di più rispetto a quelli attuali.

Solo cilindrate medio-alte

I motori diesel del futuro non saranno motori a buon mercato ma avranno l’inestimabile vantaggio di assicurare il rispetto di qualsiasi divieto di carattere ambientale alla circolazione. A parte il leggero aumento del consumo del carburante diesel, la Bosch precisa anche che i nuovi motori diesel non saranno adatti per auto di piccole dimensioni e che al massimo potranno essere montati in vetture delle dimensioni di una Golf. Ciò non è una novità e la Volkswagen l’aveva già rilevata alla presentazione della nuova Polo equipaggiata con il solo motore a benzina. In seguito verrà prodotta anche in versione elettrica, una volta che il gruppo Volkswagen, insieme ad altri produttori tedeschi, avrà deciso dove costruire, in Germania o in un altro paese UE, una fabbrica per la produzione delle necessarie batterie. È il caso di ricordare ai nostri lettori che la Daimler di Stoccarda agli inizi degli Anni Novanta aveva spiegato alla stampa le ragioni che l’avevano indotta a decidere la costruzione della piccola vettura Smart. Il motivo era la possibilità che un prossimo governo tedesco potesse decidere di proibire a una sola persona di muoversi nel centro di una grande città a bordo di vettura con un motore di 3000 cm3. Sono passati tre decenni da allora e come ben sappiamo, la potente lobby politica ha impedito questa e anche molte altre necessarie decisioni di carattere ambientale. Prossimamente vedremo che nei centri delle grandi città le grosse cilindrate in versione ibrida potranno muoversi soltanto sotto la stimolo dei loro motori elettrici.

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