Foto simbolica. Foto di ©Alexa Pixabay

Siamo nel 2023 e non possiamo più fare giornalismo senza capire i nuovi media e le loro interazioni nella società. Quello che successo l’11 marzo a Freudenberg, nasce e muore proprio nei social, in tiktok per l’esattezza.

Per chi non conoscesse la notizia a Freudenberg, nel distretto di Siegen, nella Renania settentrionale Vestfalia, domenica 12 marzo, è stato scoperto il corpo della dodicenne Luise.

Ad ucciderla con 32 coltellate sono state la sua migliore amica e una compagna di classe probabilmente per una lite partita proprio dal social. Si pensa che le ragazze avessero meditato l’omicidio in quanto si sono recate nel bosco con l’arma del crimine che ancora non è stata ritrovata.

Alcune voci sostengono che dopo averla lasciata agonizzante siano tornati a casa per fare un balletto su tiktok. Questa notizia non è stata verificata in quanto, per tutelare l’identità delle assassine minorenni, sono stati cancellati tutti gli account social ma la gogna mediatica non è cessata.

Da una parte abbiamo lo Stato che difende il minore e dall’altra un algoritmo che fa diventare virale qualsiasi forma di video con questo tema. Allettante per ogni ragazzino in cerca di fama che a colpi di balletti e lacrime con un video genera 1,5 mln di visualizzazioni.

Parlando di bambini, perché questo sono, non possiamo che non pensare ai genitori delle assassine e al dramma che stanno vivendo e alle domande che si stanno facendo.

Sappiamo che da subito le famiglie si sono trasferite in una località sconosciuta.

Poiché hanno entrambe meno di 14 anni, la Procura della Repubblica tedesca non può sporgere denuncia nei loro confronti perché non sono penalmente responsabili.

Questo significa che non possono essere punite per il loro crimine andando in carcere, ma l’ufficio dello Jugendamtes ne è ora responsabile.

Il sistema giuridico tedesco è diverso da quello italiano, per fare più chiarezza mi rivolgo ad Alessandro Bellardita, docente di diritto e giudice presso la pretura di Karsruhe.

In Italia abbiamo il riformatorio, in Germania come funziona il sistema giuridico per i minori?

L’art. 19 del Codice Penale tedesco stabilisce che non è imputabile chi al momento in cui ha commesso un reato non ha compiuto i quattordici anni. Chiarito che sino a quell’età si presume che i ragazzi non abbiano raggiunto una maturità psicofisica che gli consenta di distinguere in modo sufficientemente adeguato cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, non è escluso tuttavia che lo Jugendamt proceda per ottenere una reclusione del minorenne in un istituto di psichiatria oppure in un riformatorio (geschlossene Heimunterbringung). Analizziamo quindi le possibili conseguenze di un fatto reato commesso da minorenni. Anzitutto chiariamo che la competenza giudiziaria è del Tribunale dei Minorenni (Jugendstrafgericht). Naturalmente, l’iter giudiziario a cui i sono sottoposti i minori è diverso rispetto al procedimento ordinario. Innanzitutto, in questo procedimento giocano un ruolo importante la Jugendgerichtshilfe (una specie di servizi minorili). Essi aiutano l’Autorità Giudiziaria in ogni stato e grado del procedimento, affiancando il minore durante le più delicate fasi di esso. Hanno un duplice compito: assistono il minorenne, proteggendolo anche da possibili comportamenti poco garantistici da parte degli organi che agiscono nel processo e fanno da tramite fra l’autorità giudiziaria e il minore (di cui devono conoscere la personalità); inoltre vi sono i servizi presso gli enti locali, le comunità pubbliche, le comunità autorizzate (soziale Dienste e ovviamente anche lo Jugendamt). Il Giudice, per le esigenze educative del minorenne, gode di un ampliamento della discrezionalità di giudizio. Procuratore e giudice acquisiscono elementi circa le condizioni personali, familiari, sociali e ambientali del minorenne. Inoltre, tali accertamenti riguardano gli eventuali precedenti penali, lo “stato attuale”, sino a coinvolgere anche le risorse future del minore. Al fine di acquisire detti elementi utili alla valutazione della personalità del minore, il giudice può utilizzare qualsiasi mezzo di prova e tutte le prove atipiche. Il canale privilegiato rimane sempre quello della Jugendgerichtshilfe e dei servizi sociali, ma possono anche essere demandati tecnici oppure possono essere sentiti gli insegnanti. Il fine di tali accertamenti è di quello di appurare: la imputabilità, il grado di responsabilità, la valutazione della rilevanza sociale del fatto, disporre le adeguate misure penali e adottare eventualmente provvedimenti di natura civile.

Si sente aria di cambiamento; è stata consegnata una petizione alla commissione competente del Bundestag. Si intitola “Condanna gli assassini di Luise! Cambia l’era della responsabilità penale in Germania!”. Circa 38.000 persone hanno firmato da lunedí a mercoledí. Data la sua competenza in materia pensa che sia possibile “rimodernizzare” il sistema giuridico riguardo i reati minorili?

In realtà non serve un cambiamento e, tra gli addetti ai lavori, non si sente aria di cambiamento. Il caso in questione, che vede una ragazzina di dodici anni uccisa da due (quasi) coetanei, è un’assoluta rarità. Un caso raro non può mai divenire un espediente per cambiare una legge che ha una sua giusta motivazione. Se la soglia scelta per imputabilità è di 14 anni, un motivo c’è. Abbassarla non risolverebbe nulla, ma provocherebbe una serie di conseguenze che a loro volta costringerebbero gli addetti ai lavori a rimediare con misure straordinarie.

Grazie, è chiaro ora che la situazione non è stata lasciata decadere soltanto perché minorenni ma verranno prese in considerazione più strade in base alle perizie psichiatriche.

Ma cosa accade dopo che sono state prelevate dalla polizia?

Mi rivolgo a Kendra Crai, Psicologa e Psicoterapeuta in formazione, lavora come psicologa alla Tagesklinik psichiatrica di Langen-Froschhausen.

Le ragazze rientrano in famiglia e viene contattato lo Jugendamt che le terrà in osservazione ma resteranno in ogni caso in famiglia. Non necessariamente dovranno fare una terapia psicologica, potrebbe essere un’opzione ma solo in un secondo momento.

32 coltellate sono molte. Contando anche la visone del sangue, la sensazione del coltello e immagino le urla della ragazza. Cose che normalmente a una 12enne vedendole in tv verrebbe in automatico coprirsi gli occhi. In questo caso non solo si è perpetrato ma lasciandola li agonizzante sono andate a registrare un balletto su tiktok. Quindi non si tratta di raptus ma probabilmente di perversione (mi corregga se sbaglio). Queste ragazze una volte reintegrate non potrebbero essere pericolose per i genitori o per amici e compagni di classe?

Al giorno d’oggi la violenza non fa più così tanta “paura” come anni fa. Nei film e nelle serie TV è molto spesso presente, in una forma in cui la componente emotiva associata al gesto di aggressione non è percepibile. Senza parlare di tutti i video che si trovano sui social. È come se fossero gesti privi di significato. Anni fa ci saremmo coperti il viso vedendo una scena come quella di questa aggressione, oggi per molti adolescenti è una scena priva di significato che li lascia magari addirittura indifferenti (parlo di adolescenti perché con 12/13 anni inizia già l’adolescenza). Se non ricevono una cura psicoterapeutica la probabilità che ripetano il gesto c’è, quindi, sì direi che potrebbero essere considerate pericolose. Seguendo un percorso terapeutico si potrebbe aiutarle a raggiungere la consapevolezza di ciò che hanno fatto, che sembra essere assente visto che appena perpetrata l’aggressione loro hanno fatto un video di un balletto, e la comprensione della dimensione emotiva che sembra veramente essere assente.

Come genitore non posso che chiedermi: quanto hanno influito i genitori? Non sappiamo molto della loro storia ma in una casistica i genitori quanto sono “complici” nel formare un assassino?

Per rispondere a questa domanda bisognerebbe sapere molti più dati sulle loro famiglie. Per esempio, quanto sono presenti o assenti nella vita delle ragazze? Sono genitori aggressivi? Come vedono loro stessi le forme di violenza? Riescono a interagire anche a livello di sentimenti con le figlie? Una percentuale in generale non la posso dire, sicuramente la forma di educazione ricevuta (o non ricevuta) gioca un ruolo. Non di meno però lo gioca anche il contesto sociale in cui l’assassino cresce e vive, quindi la scuola, gli amici e il “mondo virtuale”, quello di internet e dei social, sul quale tutto è permesso. Quindi perché non anche un omicido?

Il 22 marzo nella piccola chiesa evangelica si sono svolti i funerali di Luise. “Non ci sono parole per comprendere l’incomprensibile. Per noi il mondo è fermo” recitava un biglietto nel bosco. Innumerevoli fiori giacciono lì, candele accese, angeli, cuori e pietre dipinte ricordano la ragazza. Dopo la funzione a lungo le persone sono rimaste in silenzio nel cortile della scuola. Poi i palloncini si sono alzati in cielo: su di essi si leggevano il nome di Luise e grandi cuori.

„Es gibt keine Worte, um das Unbegreifliche zu begreifen.“

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