Il paese è allo sbando, sotto il profilo economico, culturale, civile: gli scandali si moltiplicano in ogni settore, la società civile non si rispecchia più nei propri rappresentanti e non si ha nemmeno più la voglia di sognare, perché non si arriva a fine mese.

Le uniche promesse che contano riguardano il denaro, e chi ci ha ridotti in queste condizioni cerca ancora di comprare la nostra dignità con una beffarda elemosina. Secondo un dizionario, la dignità è lo “stato o condizione di chi (o di ciò che) per qualità intrinseche o per meriti acquisiti, è o si rende meritevole del massimo rispetto” (Zingarelli, 2005).

Quindi la dignità umana riguarda sia il modo in cui ci vediamo noi sia il modo in cui ci trattano gli altri. Vari fattori determinano l’opinione che abbiamo di noi stessi, ma ciò che influisce maggiormente sulla nostra autostima è il modo in cui ci vedono o ci trattano gli altri nella vita di ogni giorno. In ogni tipo di società ci sono i poveri, i deboli e gli indifesi.

Comunque il loro stato non ne lede necessariamente la dignità. È l’atteggiamento o la reazione altrui che può costituire un’offesa alla dignità dell’individuo. La triste realtà è che di solito viene lesa o calpestata proprio la dignità di coloro che si trovano in situazioni sfavorevoli. Quante volte, nei casi di maltrattamento, gli anziani, i poveri e le persone fisicamente o mentalmente disabili vengono definiti un peso o una nullità? Perché gli uomini umiliano i loro simili? La dignità umana sarà mai rispettata?

Ecco che bisogna ricordare che l’idea della dignità umana affonda le sue radici nell’ambito culturale occidentale – cristiano – giudaico. Non di meno i momenti fondamentali sono condivisibili anche dai non cristiani.

Per una trasferibilità del pensiero sui diritti umani è fondamentale che le relative idee siano riscontrabili anche in altri ambiti culturali.

C’è una realtà sostanziale e immutabile, e per questo universale, che è l’etica, la quale si esprime attraverso il principio, presente in tutte la grandi tradizioni spirituali dell’umanità che si traduce nella Regola d’Oro: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”.

La relazione giusta e ordinata, per generare sempre più armonia, dentro e fuori di noi è l’essenza della teoria Kantiana: “agisci in modo da trattare l’uomo così in Te come negli altri sempre come fine, non mai solo come mezzo”.

L’uomo non deve dunque mai diventare oggetto.

La “dignità umana” è il diritto proprio di ogni essere umano ad essere rispettato come donna/uomo, un diritto implicito nell’esistenza e dunque oggettivo. Il diritto al rispetto è inviolabile, non è tangibile; deve anche essere difeso dalle violazioni, e rimane valido persino laddove gli uomini lo ignorano, lo negano o addirittura lo calpestano, attentando alla vita.

Il carattere onnicomprensivo del diritto alla vita determina altresì che l’uomo è da considerare tale sin dal concepimento. L’uomo è uomo in tutte le fasi della vita. La dignità umana ed i diritti umani hanno tra loro una relazione indissolubile ed intima, considerato che la dignità dell’uomo costituisce il fondamento dei diritti umani.

Infatti, i diritti umani sono derivati da questa dignità congenita all’uomo, che gli è connaturato in quanto essere umano, che è inviolabile, non visibile e inalienabile; è il concetto dei diritti che spettano a ciascuno. E che gli spettano per il solo fatto di essere uomo.

È proprio questo che rende i diritti umani – come conseguenza della dignità dell’uomo – universali. L’universalità, la trasferibilità rappresentano gli assiomi cardini sia per la dignità umana che per i diritti umani.

L’idea dei diritti umani nasce e muore con la sua universalità. Tale universalità va difesa. I precetti della dignità umana devono essere affermati e fatti valere quali diritti umani in tutto il mondo.

La dignità è un ponte tra un passato, anche recente, di una guerra mondiale – in cui la dignità umana è stata calpestata dalle stragi dei civili, dalle armi di distruzione di massa, dai campi di sterminio e riprendiamo anche qui la famosa celebre frase nonché orribile del gerarca nazista Joseph Goebbels che riassume bene quel che accade ai giorni nostri: “Possiamo fare a meno del burro ma, nonostante tutto il nostro amore per la pace, non possiamo fare a meno delle armi. Non si può sparare con il burro”; e un presente e un futuro in cui vi è il rischio di altrettante violazioni, nonostante si sia sentito il bisogno, nelle varie dichiarazioni universali, di scrivere “mai più”.

Non c’è niente di più fragile di questo “mai più”: perché, anche nel presente, e nonostante la lezione del passato, la dignità umana continua a essere oltraggiata.

Stiamo vivendo in una società globale in cui la crisi dell’economia ci dimostra come sia prevalsa la logica del profitto e nella quale il terrorismo e la violenza sono divenuti anch’essi globali.

Ecco perché la dignità è un ponte tra gli errori e gli orrori del passato e un futuro in cui vorremmo che questi errori e questi orrori non si ripetessero.

La dignità è una qualità, un attributo di tutti e di ciascuno di noi, sia che la si fondi sulla concezione cattolico-cristiana della dignità di ogni persona sia che la si colleghi a una concezione laica.

La dignità è legata alla eguaglianza: siamo tutti uguali pur essendo tutti diversi e pur avendo, tutti, il diritto alla nostra diversità e alla nostra identità.

Auspichiamo un modello per evitare sia una assimilazione generalizzata, in cui tutti devono essere forzatamente uguali; sia una emarginazione indeterminata, di tutti coloro che sono diversi.

La diversità, che è un diritto collegato alla propria identità, non può mai diventare inferiorità. Dobbiamo combattere il rischio di una tale deriva. L’oppressione e la prevaricazione non sono compatibili con la dignità dell’uomo. Da ciò deriva il diritto alla libertà, la libertà della persona, dei suoi pensieri, delle sue opinioni e della sua religione.

La difesa dei diritti di libertà dell’individuo – contro le coercizioni della collettività, non contro la collettività in quanto tale – rappresenta una sfida fondamentale della società.

Non bisogna però dimenticare che la libertà dell’uomo va a braccetto con la responsabilità, ed il principio di solidarietà va di pari passo con compartecipazione.

Il tema della dignità dell’uomo culmina in una idea di libertà che si identifica essenzialmente nella capacità di riconoscere e comprendere le differenze e ciò è tanto più prezioso in un epoca che vede risorgere molteplici fondamentalismi (religiosi, economici, etnocentrici), che basano la loro pretesa al monopolio della verità.