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Lo studio ‚ForuM‘ espone una triste verità: abusi diffusi, resistenza istituzionale e la necessità urgente di cambiamenti radicali nella Chiesa Evangelica

Lo studio “ForuM” sulla violenza sessualizzata nella Chiesa Evangelica in Germania ha gettato luce su un panorama angosciante di abusi diffusi e su un approccio inadeguato nella gestione di tali casi, scuotendo le fondamenta di un’istituzione religiosa sinora riverita. La presentazione dei risultati ad Hannover ha svelato cifre sconvolgenti, indicando che la Chiesa Evangelica è stata per troppo tempo un rifugio per i colpevoli anziché un terreno sicuro per le vittime di abusi.

Il direttore dello studio, Martin Wazlawik, ha dichiarato che le cifre potrebbero rappresentare solo la punta dell’iceberg, evidenziando la necessità di uno sguardo più approfondito sulla portata reale degli abusi. La mancanza di collaborazione da parte di molte chiese locali, nel fornire dati completi, suggerisce una resistenza istituzionale alla piena rivelazione degli abusi, sollevando domande cruciali sulla cultura e sulle strutture ecclesiastiche.

Il rapporto ha rivelato che la violenza sessuale si è verificata in quasi tutte le offerte e settori della Chiesa Evangelica, con un numero significativo di pastori e vicari coinvolti. La scoperta che più del 66% degli accusati era sposato durante gli abusi indica anche una profonda deviazione dai principi morali che questa Chiesa è chiamata a rappresentare.

L’ostacolo del federalismo all’interno della struttura della Chiesa Evangelica è stato identificato come un elemento chiave che ha ritardato l’indagine e la gestione efficace dei casi di abuso. La mancanza di un organismo sovraordinato e con poteri di controllo ha permesso alle chiese locali di agire in modo autonomo, causando sofferenze aggiuntive alle vittime. Detlef Zander, portavoce delle vittime, ha definito il federalismo come un “pilastro della violenza sessuale”, sottolineando la necessità urgente di riforme strutturali.

Le vittime, rappresentate da Katharina Kracht, hanno sottolineato la necessità di azioni concrete e di un coinvolgimento più ampio da parte dello Stato. La richiesta di un “diritto all’analisi” riflette la necessità di un processo di chiarimento e di un impegno deciso a favore della giustizia.

La presidente in carica della EKD, Kirsten Fehrs, ha riconosciuto apertamente i fallimenti della Chiesa e ha offerto le sue scuse alle vittime. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza di tradurre le scuse in azioni significative e di apportare cambiamenti strutturali concreti.

L’appello per una trasformazione radicale nella Chiesa Evangelica è ormai inarrestabile. È essenziale che la Chiesa agisca rapidamente e con determinazione, mettendo le vittime al centro del suo agire e impegnandosi per una trasparenza totale. Il coinvolgimento di organizzazioni esterne, la creazione di commissioni di inchiesta indipendenti e l’adozione di standard vincolanti sono passi fondamentali per ricostruire la fiducia e affrontare la dolorosa eredità di abusi. Solo attraverso un impegno sincero per la verità e per la giustizia, la Chiesa Evangelica potrà sperare di guarire le ferite aperte e riconquistare il rispetto della comunità che serve.

Similitudini e differenze tra la Chiesa cattolica ed Evangelica

Gli scandali di abusi sessuali nella Chiesa Evangelica e nella Chiesa Cattolica evidenziano analogie sconcertanti. Entrambe le istituzioni religiose sono state scosse da rivelazioni di abusi sistematici commessi da membri del clero ed entrambe sono state criticate per la gestione inadeguata di tali casi.

In entrambe le chiese, gli scandali di abusi sessuali hanno rivelato una portata significativa e diffusa dei crimini commessi da membri del clero. Entrambe le istituzioni sono state confrontate con il fatto che gli abusi erano più diffusi di quanto inizialmente riconosciuto o ammesso.

Sia la Chiesa Evangelica che la Chiesa Cattolica sono state accusate di ritardare la rivelazione degli abusi, di coprire gli autori e di trascurare il dolore delle vittime. In entrambi i casi, ci sono segnalazioni di una cultura istituzionale che ha favorito il silenzio piuttosto che la denuncia.

Entrambe le chiese hanno registrato forte resistenza nell’ottenere la piena collaborazione da parte delle chiese locali e delle gerarchie ecclesiastiche nella raccolta di informazioni e dettagli. La mancanza di trasparenza è una caratteristica comune in entrambi gli scandali.

Una delle differenze chiave è la struttura ecclesiastica stessa. La Chiesa Cattolica è caratterizzata da una gerarchia centralizzata con il Papa al vertice, mentre la Chiesa Evangelica presenta una struttura più decentralizzata con una maggiore autonomia delle chiese locali. Questa differenza può influenzare la risposta e la gestione degli scandali.

Nel cattolicesimo romano, il celibato obbligatorio per il clero è stato spesso indicato come un fattore che potrebbe contribuire agli abusi sessuali. Nella Chiesa Evangelica, dove il celibato non è obbligatorio, il contesto familiare degli autori degli abusi è stato sottolineato come un elemento scioccante.

In entrambi i casi, la necessità di una risposta chiara, trasparente e orientata alla giustizia è fondamentale. La comparazione tra le due chiese mette in evidenza la gravità del problema degli abusi sessuali nelle istituzioni religiose e sottolinea la necessità di riforme sistemiche e culturali per proteggere le vittime e ripristinare la fiducia dei fedeli e nella pubblica opinione.