In Italia vivono stabilmente circa 35.000 tedeschi, un numero di poco superiore a quello degli italiani che vivono nella sola Monaco di Baviera. In Germania gli italiani sono 20 volte tanto. Una sparuta minoranza di tedeschi vive nel Sud Italia. È il caso di Myrtha de Meo-Ehlert che ha scelto Foggia e la Capitanata.

Dottoressa de Meo-Ehlert, dove ha vissuto in Germania e dove ha svolto gli studi universitari?

Sono cresciuta a Detmold, una cittadina capoluogo della Lippe, piccolo principato nell’Est della Vestfalia (Ostwestfalen) che solo nel 1948 è entrato a far parte del Nordrheinwestfalen. Per gli studi universitari sono andata a Monaco dove ho conseguito la laurea e il dottorato. Durante quegli anni ho però vissuto e studiato maggiormente all’estero: a Pisa, Lecce, Oxford e Napoli.

Cosa l’ha portata in Italia e quando ha deciso di stabilirsi a Foggia?

Dopo aver frequentato un anno delle scuole superiori in Francia, a Lione, non volevo più tornare nella mia città di provincia e ho deciso di proseguire i miei studi in Italia. Inizialmente la mia idea era di fare la maturità in una scuola Waldorf a Milano, ma per ragioni burocratiche il progetto non andò in porto e ho concluso il ginnasio a Detmold. In quegli anni si parlava molto delle cosiddette Pisastudien e del sistema scolastico tedesco in confronto ad altri paesi europei. Sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung uscì un articolo di un lettore di tedesco della Scuola Normale Superiore di Pisa, della quale non avevo mai sentito parlare. Tentai senza successo la prova di ammissione, che all’epoca si poteva sostenere solo in italiano, e contemporaneamente mi iscrissi all’università di Monaco. La Normale l’ho frequentata come borsista nel 2007 quando ho potuto seguire i corsi di Ginzburg e Del Punta. È stato allora che ho conosciuto il mio futuro marito e da allora vivo in Italia. Dopo la laurea ho vinto la borsa di studio Marie Curie all’Università del Salento e ho vissuto quattro begli anni a Lecce. Poi con la mia giovane famiglia mi sono trasferita per due anni a Napoli. Trasferirsi a Foggia, città d’origine di mio marito, non è stata una decisione facile, ma ora, dopo anni di vita vagabonda, apprezzo l’idea della stabilità.

Lei è medievista, cosa significa?

Durante i miei studi di filosofia mi sono dedicata in particolare allo studio di quel millennio di storia del pensiero dell’uomo chiamato “buio” e che per certi versi lo è davvero – c’è ancora tanto da scoprire: autori, manoscritti e contesti. È stato Thomas Ricklin, professore ordinario di filosofia e Geistesgeschichte del Rinascimento all’Università di Monaco, che ha sempre sostenuto il concetto aperto di filosofia, includendovi anche testi di letteratura. Grande traduttore di Dante in tedesco, ha promosso anche lo studio di autori minori. Grazie a lui ho iniziato i miei studi danteschi, che ho potuto terminare scrivendo un libro sui manoscritti trecenteschi della Vita Nuova. La scomparsa prematura del prof. Ricklin ha lasciato un vuoto nella scena intellettuale, non solo tedesca. In Italia invece ho scoperto la filosofia medievale tedesca. L’equipe di Loris Sturlese dell’Università del Salento è tra i maggiori protagonisti in termini di edizioni critiche, studi filologici e paleografici e di critica di filosofi tedeschi medievali come Meister Eckhart.

E in futuro?

Il tedesco prenderà un posto sempre più grande nella mia vita professionale. Dopo qualche anno di docenza da madrelingua per vari istituti pubblici e privati in Capitanata, da ottobre lavorerò come lettrice all’Università l’Orientale di Napoli e al Centro Linguistico di Ateneo dell’Università di Foggia.

Quanti e chi sono i tedeschi che vivono in Capitanata?

Sono più o meno 150 le persone di madrelingua tedesca che vivono in Capitanata. La maggior parte vive sul Gargano, a Foggia sono appena una decina. Si sono trasferiti per lo più per motivi familiari, sposando italiani, ma c’è anche chi si è appassionato della zona e ha scelto di vivere e investire sul Gargano come la famiglia Pelikan, da anni attiva anche nella riqualificazione del territorio.

Cosa comporta per una donna tedesca vivere nel Sud Italia e in una città di Foggia?

Non saprei. Di certo non ho mai sofferto il Sud, se è quello che intende, inoltre è molto diverso vivere a Lecce, a Napoli o a Foggia.

Cosa le manca di più della Germania?

Dal punto di vista emotivo certamente la mia famiglia, i miei genitori e sorelle, che vedo troppo di rado. Dal punto di vista accademico le biblioteche ben fornite e con servizi eccellenti come la Bayerische Staatsbibliothek che ero abituata a frequentare durante i miei studi.

Lei ha vissuto a Lecce ed ora vive a Foggia. Tra tacco e sperone quali sono le differenze più lampanti?

Il Salento è una realtà molto diversa dalla Capitanata, già per motivi storici e geografici, come la lontananza dalla capitale, Napoli. A Lecce ho potuto notare un’orgoglio profondo e sano per la propria terra che si esprime in tutti gli strati sociali e tutte le età, mentre qui a Foggia vedo che non si osa parlare in termini positivi della propria città, della propria storia. C’è quasi vergogna. Foggia, pur essendo una città che certamente non è delle più belle d’Italia, dal punto di vista architettonico assomiglia a tante città tedesche che presentano ugualmente tanti interventi postbellici esteticamente dubbi. Ciò che mi rattrista però è sentire che il progetto di tanti genitori è garantire ai figli un miglior futuro lontano da Foggia, confermando così il detto «fuggi da Foggia». Lecce invece ha visto una svolta voluta dall’amministrazione e da istituzioni come l’Università, la Biblioteca provinciale e il Comune, che per prime hanno ripopolato il centro storico. Mi auguro che anche Foggia si dia una mossa per riprendersi e riappropriarsi del proprio ruolo sul territorio.

La Capitanata è una terra piena di risorse e tuttavia in crisi sociale ed economica. Quali sono secondo Lei le attività che potrebbero favorirne il rilancio?

Foggia viene spesso nominata nei giornali esteri per i suoi problemi: caporalato, criminalità, illegalità e povertà. Un rilancio dovrebbe certamente includere un piano di sviluppo economico, ma anche il supporto per giovani che tornano in Capitanata, oltre ad un rilancio culturale che stimoli il senso di identità e appartenenza della popolazione e offra al contempo sbocchi professionali.

Lei ha fondato l’associazione culturale Grimm. Quali sono le finalità?

L’associazione culturale italo tedesca Grimm è nata l’anno scorso con lo scopo di promuovere e divulgare la lingua e la cultura tedesche in Capitanata e di approfondire le relazioni tra la Germania e la Capitanata, stimolare scambi culturali e arricchire in generale la scena culturale a Foggia: conferenze, seminari, cineforum, traduzioni scientifiche e letterarie. Ma anche progetti culturali con partner tedeschi come «das Lesende Haus» e «das Europäische Laboratorium» che accompagnano l’offerta formativa dei corsi di lingua con borse di studio.

Il gemellaggio Foggia – Göppingen compirà nel 2021 50 anni. Negli ultimi anni l’amicizia tra le due città si è tuttavia affievolita. Cosa bisognerebbe fare per rivitalizzarla?

Il gemellaggio potrebbe essere, idealmente, molto fruttuoso da tanti punti di vista per entrambe le città e le relative province. Scambi culturali e scolastici sono soltanto un aspetto di una serie di iniziative che le città potrebbero proporre per rivitalizzare l’interesse reciproco: dal punto di vista delle politiche economiche si potrebbe pensare ad un patto di sviluppo con convenzioni e collaborazioni tra le due città. Gli scambi culturali si potrebbero intensificare con progetti che includono iniziative di percorsi di formazione professionale (internationale Ausbildung e duales Studium) strutturati in entrambe le città. L’associazione Grimm si sta impegnando anche su quest’ultimo punto, ma siamo ancora all’inizio. La Capitanata offre delle risorse notevoli nei settori di agricoltura, artigianato e enogastronomia, oltre ovviamente al turismo, che potrebbe mettere a disposizione degli amici tedeschi di Göppingen.

Nel 2021, in occasione dell’ VIII Centenario dell’arrivo di Federico II di Svevia a Foggia, una Stele commemorativa verrà collocata nel centro storico. A donare la Stele sarà Johann Heinrich von Stein, economista e professore emerito dell’Università di Stoccarda. All’Università di Foggia si terrà un convegno. Quali temi dovranno essere trattati?

Il convegno dell’anno prossimo è un momento importante per mettere al centro dell’attenzione, in modo interdisciplinare, il rapporto tra Federico II e la storia di Foggia. Sarebbe auspicabile che venisse trattato il ruolo svolto da Federico II nella formazione della identità foggiana e il ruolo, svolto da Foggia anche in maniera indiretta, nella storia e cultura federiciana in Italia e all’estero.

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