Nella foto da sx: Juergen Boos, Innocenzo Cipolletta, Armando Varricchio, Mauro Mazza, Stefano Boeri, Incoronata Boccia

Fiera del libro di Francoforte. Presentato il programma, gli ospiti e il padiglione dell’Italia, ospite d’onore alla prossima Buchmesse

Ogni anno Umberto Eco veniva alla Buchemesse e portava i suoi studenti di Bologna, così ha ricordato Juergen Boos, direttore della Buchemesse durante la presentazione del programma dell’Italia, ospite di onore alla prossima Fiera del Libro di Francoforte che si svolgerà dal 16 al 20 ottobre con il motto “Radici nel futuro”. Gli occhi dell’editoria e dei lettori di tutto il mondo saranno puntati sull’Italia, per scoprire “i nuovi Umbero Eco, Pier Paolo Pasolini, Elena Ferrante italiani”, auspica Boos guardando al futuro. Oltre cento saranno gli autori e autrici ospiti della maggior fiera mondiale del settore. Il padiglione Italia sarà una piazza con spazi adiacenti, a firma di Stefano Boeri, architetto di fama internazionale (p.e. Bosco verticale a Milano) che ha detto: «Un’idea semplice, la piazza è il volto delle città italiane”.

La presentazione dell’Italia, ospite di onore per la seconda volta dopo il 1988 alla Fiera del libro, è avvenuta lo scorso 28 maggio alla Literaturhaus di Francoforte. Più volte si è rimarcato che la libertà consiste nella pluralità di voci. Lo slogan che piace ricordare a Mauro Mazza, commissario straordinario nominato dal governo per la presenza dell’Italia alla Fiera, giornalista e già direttore Rai, è che la cultura unisce e porta ad esempio la metafora calcistica della squadra unita che “aspira a vincere”.

E ancora: “Un programma pensato all’insegna della libertà e della pluralità di voci”. Scorrendo l’elenco dei 100 ospiti italiani alla Buchmesse saltano però subito all’occhio alcune illustri assenze: Roberto Saviano, Alessandro Piperno, Paolo Giordano e Antonio Scurati. La stampa italiana ha dato conto di questo con molti articoli nelle scorse settimane. Scurati e Saviano saranno comunque presenti, ospiti delle case editrici tedesche, ha ricordato il direttore della Buchmesse Juergen Boos. Mazza ha aggiunto che anche molti altri non sono presenti perché andava operata una scelta per le presenze, e uno dei “tre criteri usati è la scelta di opere originali”.

L’unità nella pluralità di voci non poteva essere meglio rappresentata che da una piazza. La piazza è nell’immaginario collettivo rappresenta l’Italia, sia nelle sue piazze storiche, ha ricordato Boeri, sia nelle piazze dei paesi e borghi italiani. La piazza è luogo di incontro, di scambio di merci e di idee, per antonomasia. Ecco la pluralità di voci che trova plasticamente la sua realizzazione. Affascinanti gli ambienti che circondano la piazza e che saranno ulteriori spazi per il ricco programma italiano che prevede anche mostre e musica.

Si vuole portare l’Italia a Francoforte ha detto l’ambasciatore italiano a Berlino, Armando Varricchio. Ci saranno alcune mostre in fiera, una sull’antichità, una su Goethe, il suo Italienische Reise è la guida per antonomasia per viaggiare in Italia sulla quale si sono formati generazioni di tedeschi; ci sarà una mostra anche su Niccolò Machiavelli; una rassegna sulla letteratura italiana del Novecento e tanta musica con un concerto ogni sera: musica operistica di Giacomo Puccini, a cento anni dalla morte, e di Giuseppe Verdi, ma anche musica popolare e musica pop con il Volo.

Si diceva che l’Italia è stata ospite d’onore della Fiera del Libro di Francoforte nel lontano 1988. Allora era stato un volano che ha fatto crescere il mercato del settore del 412%, secondo i dati ufficiali AIE; ovviamente quest’anno ci si attende un ritorno importante in termini economici con le vendite dei titoli a editori stranieri. Dal 1988 l’editoria italiana ha più che raddoppiato le vendite di libri, ha ricordato, dati alla mano, Innocenzo Cipolletta, presidente dell’AIE, l’associazione degli editori italiani: da 50 milioni all’anno a 112 milioni all’anno. In Italia ci sono attualmente 750 case editrici con 70.000 addetti nel settore compresi traduttori, e agenti letterari. L’Italia è uno dei paesi in cui il mondo dell’editoria ha sofferto di più la pandemia, ma si è ben ripresa rispetto al 2019 con un aumento del 20% dei libri acquistati. “Nell’editoria sono approdati lettori giovanissimi” e nuovi generi. Il fumetto e il poliziesco vanno molto forte.

Per rappresentare le novità letterarie italiane il direttore Boos ha voluto due autrici giovani e affermate, Anna Giurickovic Dato e Ginevra Lamberti. Ne è seguita una piacevole chiacchierata in cui hanno parlato dei loro romanzi, quelli tradotti in tedesco. Due personalità assai interessanti e diverse, come molto diverse sono i loro lavori. Alla presentazione alla Literaturhaus c’erano l’ambasciatore italiano a Berlino, Armando Varricchio, il direttore della Buchmesse Jürgen Boos, Mauro Mazza, commissario straordinario, Innocenzo Cipolletta, presidente AIE, l’associazione degli editori italiani, e l’architetto Stefano Boeri e le scrittrici Anna Giurickovic Dato e Ginevra Lamberti.

Per informazioni si vada al sito: https://italiafrancoforte2024.com/it


Nella foto: Anna Giurickovic Dato

Anna Giurickovic Dato

La figlia femmina (2017), tradotto in cinque paesi inclusa la Germania con il titolo Das reife Mädchen, Piper Verlag.

Nata a Catania nel 1989, vive a Roma. La figlia femmina (2017), tradotto in cinque paesi inclusa la Germania, Il grande me (2020), entrambi con Fazi, e La divoratrice (2023, Einaudi). Collabora con riviste e quotidiani, è autrice per il cinema e tv. Ha un dottorato in diritto pubblico, l’abilitazione all’avvocatura.

Il libro La figlia femmina tratta della violenza sessuale di un padre sulla giovane figlia. Alla domanda di Boos sulla responsabilità sociale della letteratura ha detto:

“La letteratura non deve necessariamente avere un ruolo sociale, avere la pretese di essere utile, educativa, di impartire valori morali. Non è questa la letteratura che leggo, apprezzo. La letteratura deve essere priva di utilità anzi forse lo deve essere proprio perché, come ogni forma d’arte è sempre politica, e non c’è bisogno che l’intento politico sia diretto, affermato. Siccome la letteratura è una manifestazione molto intima molto personale di chi scrive, se chi scrive comincia a pensare a qual è il messaggio politico, educativo, morale che deve impartire al lettore sta già perdendo il contatto con quella che è la materia incandescente della letteratura. Siccome le società sono costruite sui tabù, sul “non fare certe cose”, la letteratura può squarciarli, può portare a chiedersi qualcosa che altrimenti non ci chiederemmo. Se la letteratura diventa un’arte educata, l’arte educata non ha nessuna forza di squarciare, di scuotere nulla”


Nella foto: Ginevra Lamberti

Ginevra Lamberti

Il pozzo vale più del tempo (Marsilio, 2023); Perché comincio dalla fine (Marsilio, Premio Mondello, 2019; La questione più che altro (Nottetempo, 2015), di cui un capitolo (Il Carnevale) è stato tradotto in tedesco per l’antologia Venedig (Wagenbach, 2017). A San Patrignano è nata nel 1985, collabora con il quotidiano Domani.

Tutti dormono nella valle (Marsilio, 2022) Der Aufruf unserer Herzen, Piper uscirà il 1° agosto 2024. Il terzo e penultimo romanzo.

Un libro sulla provincia italiana che ha donne per protagoniste. Chi dorme nella valle? “È ambientato in una remota provincia italiana, come può essere la vastità della provincia italiana. In Italia abbiamo importantissime città e una vastissima provincia che è anche una vastissima ricchezza. Io vengo da uno di questi territori, dalla provincia di Treviso. Tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni ’80 è successo che molte ragazze, le più giovani, venivano guardate dai loro genitori, nonni, come se venissero da un altro mondo, non c’era più comunicazione. Si è creata una frattura generazionale, per la prima volta probabilmente in Italia, con la rivoluzione culturale. È importante analizzare questa frattura e le sue conseguenze. Questa grande sofferenza di non avere le parole per parlarsi fra genitori e figli. E poi nel 1978 è esploso il dramma dell’eroina ed è un anno importante perché in quell’anno è nato il servizio sanitario nazionale, grazie a Tina Anselmi, prima donna ministro della repubblica italiana. Lei è un po’ il nume tutelare della mia letteratura anche se non parlo di lei nel romanzo. È un romanzo storico oltre che una piccola saga familiare.

Parliamo di donne diverse che hanno percorsi diversi, alcune operano in politica, altre invece fanno la politica e il cambiamento culturale come le mie protagoniste che sono delle ragazze di provincia che vogliono vivere in modo diverso, sognare in modo diverso, avere un futuro diverso, non fanno la politica di piazza ma fanno la politica della pratica quotidiana”.