Nella foto: Rita Marcon-Grothausmann

Düsseldorf, 10-12 Giugno. Intervista a Rita Marcon-Grothausmann, presidente VDIG e.V.

Le Borse Culturali, organizzate ogni due anni alternativamente in Germania e in Italia, sono iniziative per lo scambio di idee e di esperienze di rilievo nei rapporti bilaterali in ambito culturale. Tanto più rilevanti lo sono per l’Associazione delle Società Italo-Tedesche attive in Germania (VDIG) e per i propri affiliati.

L’ultimo appuntamento si è svolto a Ravenna nel 2018. L’attuale pandemia ha costretto a rimandare per ben due volte l’edizione successiva, la sedicesima, in programma a Düsseldorf. Proprio lì, dal 10 al 12 giugno prossimi, si potranno finalmente ritrovare numerosi rappresentanti delle associate tedesche alla VDIG, nonché delle proprie corrispondenti che operano in Italia, insieme a tanti amici e sostenitori di lingua e cultura d’ambo i paesi per celebrare festosamente questo incontro.

La presidente della VDIG Rita Marcon-Grothausmann ha voluto rispondere ad alcune domande sull’iniziativa di Düsseldorf e sul lavoro della VDIG.

Che importanza ha l’edizione di quest’anno della Borsa Culturale Italo-Tedesca?

Fondamentale! Per lungo tempo l’incontro con e tra i nostri associati non è potuto avvenire di persona. Si è portato avanti più o meno tutto in forma digitale. La comunicazione attraverso gli strumenti in rete, dalle pagine internet fino ai social media è qualcosa di meraviglioso. Tuttavia l’amicizia italo-tedesca non può limitarsi a una dimensione solamente cartacea o digitale. Per lo scambio culturale, per lo meno come lo intendiamo noi, l’incontro personale resta un momento irrinunciabile per creare e intensificare i contatti.

Perché esiste questa Borsa Culturale?

È stata lanciata nel 1989 con l’idea di permettere letteralmente lo scambio tra le Associazioni. Allora, senza la rete internet, non era così scontato organizzare eventi che travalicassero i confini delle rispettive nazioni. Un po’ come avviene in Borsa con le azioni, in ambito culturale può, per es., tenersi un concerto con musicisti tedeschi in Italia o una conferenza in italiano in Germania, e così via.

Come viene organizzata una Borsa?

A farsi carico dell’ideazione e della realizzazione di un’edizione è sempre una delle società nostre associate o una corrispettiva associazione in Italia. Questa volta sono addirittura in tre: DIG Düsseldorf, Italia Altrove e Verein Düsseldorf Palermo. Ciascuno dei tre gruppi porta avanti un proprio modo di intendere il lavoro culturale. Ciò si rispecchia nel programma di quest’anno ed è ciò che lo rende così interessante.

Cosa ci aspetterà a Düsseldorf, dunque?

Oltre a scambiarsi sulle esperienze maturate durante questi anni di pandemia, che è una necessità ineludibile, ci sarà un programma fitto di eventi. Si va dal più convenzionale convegno dedicato alla percezione delle rispettive culture in Italia e in Germania; fino a “Tutti in Piazza” con musica, danza, arte e lingua alla portata di tutti in giro per la città.

La VDIG com’è coinvolta in questo tipo di eventi?

Siamo a fianco delle associazioni organizzatrici e le sosteniamo concretamente, per esempio invitando gli ospiti che interverranno negli eventi oppure organizzando direttamente alcuni punti del programma. Dal 2008, inoltre, promuove il “Premio Culturale”. L’organizzazione di questo tipo di eventi, con 150 ospiti attesi, ciascuno con le proprie aspettative giustamente assai elevate, richiede molte energie. Il programma deve essere necessariamente variegato, offrire momenti culturali culminanti, conferenze divulgative, spazi per l’incontro. Per questo il “dopo” di una Borsa è già l’avvio di quella successiva. È in quel momento, infatti, che cominciano a individuarsi gli organizzatori dell’edizione seguente, oltre che a cercarsi sponsor e finanziatori, compito mai facile.

Un momento importante, si diceva, è il conferimento del “Premio Culturale”. Di cosa si tratta?

In sintesi, il “Premio” viene assegnato a persone o organizzazioni impegnate nello scambio culturale tra Italia e Germania. Per chi lo ha ricevuto finora, si tratta di un impegno portato avanti per lo più da molti anni. Il “Premio” viene riconosciuto a edizioni alterne a esponenti italiani e tedeschi ed è costituito da un manufatto unico. Quest’anno il “Premio” va al giornalista Henning Klüver che da anni è impegnato ad avvicinare il pubblico tedesco alla realtà italiana. Vive a Milano, scrive analisi su politica e società italiane per giornali tedeschi. È autore, tra gli altri, di volumi quali “Sardegna: Istruzioni per l’uso” e “Italia: Istruzioni per l’uso”

Torniamo alla VDIG, attiva da quasi 70’anni nello scambio bilaterale. Da dove nasce questo impegno?

La VDIG è nata a ridosso della fine della Seconda Guerra Mondiale. Tra i fondatori troviamo anche un prigioniero di guerra che era stato internato in Italia e che desiderava dare vita a qualcosa come un’associazione che coltivasse l’amicizia tra le due nazioni. Personalmente ritengo che nella fondazione di gruppi come questo si ritrovi l’essenza dell’ideale europeo.

Ed è questo ideale europeo il “motore” della VDIG?

Siamo tutti convinti europeisti e contribuiamo a costruire l’Europa attraverso la diffusione della lingua e della cultura italiana. Come è successo già a intere generazioni prima della nostra, permettiamo di farci ispirare da ciò che è nato altrove e che ci viene offerto in dono. Lo sguardo rivolto all’Italia è profondamente radicato nella nostra cultura, come testimoniano anche gli studi storici, ed è questa tradizione che desideriamo mantenere viva e trasmettere. Proprio per questo sosteniamo la necessità di un aiuto alla diffusione della lingua italiana qui da noi e di quella tedesca in Italia: la lingua è il veicolo per l’incontro e per la comprensione reciproca. È un aspetto fondamentale dello scambio culturale che perseguiamo come obiettivo sia noi, sia le società nostre affiliate.

Quali rapporti con l’Italia state curando?

Ovviamente ogni società che fa parte della VDIG cura i propri contatti. Noi come federazione ci occupiamo di mantenere vivi lo scambio con i partner in Italia attraverso newsletter e rapporti inviati a cadenza regolare. Ci sono poi tante istituzioni tedesche o italo-tedesche che hanno sede in Italia, come per es. il Goethe Institut, la Casa di Goethe, il Centro Villa Vigoni o la stessa Ambasciata a Roma. Lavoriamo a stretto contatto con tutte queste realtà, così come collaboriamo con gli Istituti di Cultura e i consolati italiani in Germania e con l’Ambasciata a Berlino. Senza dimenticare i Com.It.Es. Da poco lavoriamo anche con VIAVAI, una piattaforma di consulenza rivolta a giovani italiani e tedeschi, aiutandoli a pianificare un soggiorno rispettivamente in Germania e in Italia.

Che tipo di lavoro richiede tutto ciò?

Innanzitutto manteniamo vivi i contatti tra le nostre associate tedesche e i gruppi attivi in Italia. Entriamo in contatto con personalità del mondo artistico, culturale e politico per dare vita a iniziative e progetti nell’ambito dello scambio bilaterale o per parteciparvi. Collaboriamo con consolati, IIC e via dicendo. Per esempio, dal 2017 esiste la nostra iniziativa „oli – omaggio alla lingua italiana – wir lieben italienisch“ che ha lo scopo di risvegliare un maggiore interesse per la lingua italiana nel pubblico tedesco. È una specie di “progetto in movimento” con obiettivi concreti individuati di volta in volta, accomunati da due necessità: una maggiore integrazione della lingua italiana nella realtà locale tedesca e l’interconnessione tra realtà che finora hanno agito prevalentemente in proprio.

La comprensione tra culture sembra oggi più importante che mai. Come si possono contrastare guerra e sfiducia reciproca con i mezzi della cultura?

Siamo convinti che l’informazione è di vitale importanza. Gli eventi informativi contribuiscono a far conoscere l’altro Paese, la sua situazione attuale, il modo di pensare della sua gente. Per questo non ci fermiamo. Lo scambio culturale è la possibilità che abbiamo nelle nostre mani per avvicinare i popoli tra loro e costruire la pace. Per questo continuiamo senza sosta a offrire eventi, workshop, forum per lo scambio linguistico e culturale. Il nostro è un pubblico abbastanza maturo, certo, ma è assolutamente necessario per noi rivolgerci ai più giovani, affinché continui a svilupparsi lo scambio al di là dei confini. Tutto ciò viene portato avanti attraverso l’impegno personale e strettamente volontario. Perché quando si è convinti di qualcosa, allora ci si impegna dal profondo del proprio cuore.

Intervista tradotta da Flavio Venturelli

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