La LMU di Monaco di Baviera presenta un progetto linguistico per raccogliere storie, impressioni, immagini sulla presenza italiana nella città bavarese. Lo scopo del portale è documentare come le forme di migrazione e mobilità italiane siano cambiate nel tempo e come la dimensione urbana di Monaco di Baviera si sia lasciata trasformare dalla “comunità” italiana

Com’è nata l’idea per il sito “Monaco italiana – realtà urbane”?

Thomas Krefeld: Il sito è nato da una costellazione particolare, quando un mio vecchio interesse linguistico, che risale almeno al 2002 e che non si è mai spento, è stato riacceso da due progetti di ricerca svolti nella scuola di dottorato della LMU. Indovinare chi sono le autrici non è difficile, visto questa intervista. Attraverso la piattaforma si vuole unire il tema della lingua italiana e degli italiani in Germania all’orizzonte dei nuovi media, basati sull’utilizzo di internet. Grazie proprio a questo sviluppo telematico è diventato molto più facile per le scienze umanistiche entrare in contatto con le persone che vivono le realtà descritte e analizzata dalla linguistica . D’altro canto, le stesse persone hanno la possibilità di partecipare a un discorso che coinvolge la (loro) vita quotidiana e la ricerca scientifica.

Sara Ingrosso: L’idea della piattaforma è nata nel febbraio 2018 a seguito di una conferenza di divulgazione scientifica organizzata per far conoscere le dinamiche storiche, sociologiche e linguistiche della migrazione e della recente mobilità dall’Italia verso Monaco di Baviera. Riteniamo fondamentale dare continuità alla ricerca su queste tematiche e ampliare la nostra rete di divulgazione scientifica. Allo stesso tempo riteniamo che i protagonisti delle nuove migrazioni e mobilità non siano soltanto degli spettatori passivi, ma che debbano essere dei partecipanti attivi. Per questo abbiamo pensato di creare una piattaforma in cui gli utenti possano caricare direttamente le proprie impressioni.

Teresa Barberio: La piattaforma “Monaco italiana” nasce da una visione, quella di creare una rete tra gli italiani a Monaco di Baviera, spesso anche definita come “la città più a Nord d’Italia”. Infatti, secondo i dati dell’Istituto di Statistica di Monaco vivono attualmente in città 27.869 cittadini italiani, un numero molto alto che classifica il gruppo degli italiani al terzo posto (dopo turchi e croati) come maggiore presenza straniera sul territorio. Attraverso la creazione di questa piattaforma si vuole così dar voce a questa importante comunità, cercando (anche) una risposta alle seguenti domande: Come si concretizza il sentimento di “italianità” a Monaco di Baviera? Che ruolo ha avuto e continua ad avere la presenza italiana nel contesto urbano del capoluogo bavarese?

Qual è lo scopo di questo sito e chi può usufruirne?

Teresa Barberio: La piattaforma „Monaco italiana – realtà urbane“ vuole creare uno spazio per raccogliere storie, impressioni, immagini sulla presenza italiana nella città bavarese. Sulla base di biografie linguistiche, in forma scritta o orale, di immagini e segni di diverso tipo si vuole creare un forum dinamico che possa rappresentare una „finestra“ sul mondo degli italiani a Monaco e sulla italianità della città stessa. Lo scopo del portale è documentare come le forme di migrazione e mobilità italiane siano cambiate nel tempo e come la dimensione urbana di Monaco di Baviera si sia lasciata trasformare dalla comunità italiana.

Sara Ingrosso: La piattaforma serve a raccogliere storie e immagini legate alle presenze italiane a Monaco in maniera innovativa, ossia mettendo la prospettiva dei protagonisti in primo piano. I dati raccolti vengono poi aperti e messi a disposizione sia della comunità scientifica (per esempio di studenti alla ricerca di dati per le loro tesine, o di ricercatori interessati ad approfondire il tema delle presenze italiane) sia dei cittadini interessati a conoscere il mondo italiano a Monaco di Baviera.

Thomas Krefeld: Son due gli obbiettivi della piattaforma. Da un lato vorremmo conoscere meglio le diverse forme di bilinguismo vissute dagli italiani all’estero in generale e in Germania in particolare: dialetto-italiano-tedesco, italiano-inglese, italiano-tedesco-inglese, dialetto-tedesco-dialetto tedesco, italiano-tedesco-altre lingue e così via; ci interessano sia le esperienze reali a livelli privato, sia quelle in ambiti più ufficiale, come quello amministrativo (https://www.crowding.gwi.uni-muenchen.de/sprachbiographien/). Dall’altro lato viene offerta la possibilità di documentare con delle foto la presenza della lingua italiana nello spazio pubblico (https://www.crowding.gwi.uni-muenchen.de/scritture-esposte-semiotic-landscaping/): cartelle, insegne, nomi di ristoranti ma anche graffiti ecc.
La piattaforma è aperta a tutti, a persone curiose di sapere come altri vivono situazioni simili alle proprie e a linguisti che vorrebbero farsi un’idea più chiara sull’italo-tedesco.

Che tipo di storie vengono raccontate?

Teresa Barberio: Qualsiasi storia va bene, purché autentica.

Sara Ingrosso: Non esiste una formula standard, proprio perché ogni esperienza è diversa e individuale. Tuttavia ci sono degli aspetti che interessano particolarmente, ad esempio quelli legati al repertorio linguistico.

Thomas Krefeld: L’unico presupposto è un qualsiasi rapporto con le lingue, dialetti inclusi, cioè uso, acquisizione, conflitti, aneddoti, battute. Sono gradite esperienze personali ma anche osservazione altrui.

Si può entrare in contatto con coloro che hanno raccontato o raccontano la loro storia?

Teresa Barberio: Sì, tutti i dati sensibili di coloro che vorranno partecipare all’espansione della piattaforma saranno resi anonimi, ma per i lettori sarà possibile entrare in contatto con gli autori.

Sara Ingrosso: È possibile attraverso la funzione ‘commenti’. Tuttavia i dati sensibili saranno anonimizzati prima della pubblicazione e la privacy degli autori dei contributi sarà tutelata.

Thomas Krefeld: Sì, il software usato dà la possibilità di mandare commenti, domande ecc., agli autori.

Collaborate con altre università tedesche, il progetto si potrebbe espandere a queste ultime o è già in atto?

Teresa Barberio: Abbiamo presentato la piattaforma ad alcune conferenze, ma al momento non c’è una collaborazione vera e propria. Questo non esclude, però, una collaborazione futura con altre università, dipartimenti della stessa LMU o altri centri di ricerca.

Sara Ingrosso: Non la escludiamo per il prossimo futuro, anche per espandere il progetto su altre realtà urbane.

Thomas Krefeld: Anche se per il momento non è in atto nessuna collaborazione, basta contattarci per iniziarne una. Si possono ugualmente caricare foto/testi che si riferiscono a altre città. La cosa più importante per noi era lanciare il sito; se vivrà o meno dipenderà solo dall’interesse che troverà.

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