Nella foto: Impianto protesi anca. Foto di ©Dr. Vincenzo Mancuso

Il movimento è vita, la vita è movimento

Sembrerebbe una banale battuta ma è un’incontrovertibile verità. L’essere umano si muove, si sposta, si piega, si alza e cammina in quanto possiede delle giunture tra le innumerevoli ossa che gli permettono questa meravigliosa possibilità di spaziare intorno a se per scoprire quello che gli sta attorno.

Il tutto è possibile in quanto le congiunzioni delle varie ossa, insieme ai muscoli, ai legamenti ed alle capsule che le avvolgono come una cintura, sono rivestite da una sostanza morbida ma estremamente robusta che impedisce il logoramento delle superfici articolari.

Ebbene questa sostanza si chiama cartilagine che come un guanto riveste la parte ossea che forma l’articolazione.

Cosa s’intende per artrosi?

Si parla di artrosi quando il rivestimento articolare, costituito dalla cartilagine, incomincia a ridursi in maniera progressiva, si instaura quindi una lesione e riduzione della quantità della cartilagine protettiva dando luogo ad una patologia cronico-degenerativa potenzialmente invalidante. Privati della cartilagine si genera uno sfregamento dei capi articolari che compromette la funzionalità dell’articolazione con concomitante riduzione della forza muscolare. Il movimento viene seriamente compromesso e con esso anche la qualità della vita. L’anca è la più importante tra le articolazioni ed è quella frequentemente più colpita insieme al ginocchio, ma qualsiasi articolazione può essere interessata.

Cosa causa l’artrosi?

Come per qualsiasi malattia, anche per l’artrosi, e nel caso specifico di quello dell’anca, detta anche coxartrosi, molteplici sono le cause che portano alla degenerazione della cartilagine. Senza entrare in particolari che potrebbero essere troppo accademici, si evidenziano fattori genetici e quindi predisposizione familiare come pure patologie generali anche infettive con interessamento articolare e principalmente, episodi traumatici acuti o cronici che col passare del tempo conducono alla usura e scomparsa della cartilagine dell’anca. L’obesità contribuisce allo sviluppo precoce della degenerazione cartilaginea.

Sintomatologia

Quando incomincia a ridursi lo spessore cartilagineo dell’articolazione coxo-femorale, si riduce la distanza tra l’acetabolo della cavita acetabolare e la testa del femore. Si genera sfregamento progredente della superficie ossea con sensazione di rigidità articolare e impedimento di certi e normali movimenti per arrivare fino alla difficoltà di camminare. Il dolore è un altro significativo sintomo che si localizza principalmente in sede inguinale ma che si può irradiare a tutta la parte interna della coscia. Anche a riposo si percepisce un senso di fastidio generalizzato dell’arto interessato che impedisce una normale posizione durante il riposo. Ad ogni modo la coxartrosi può portare a severe limitazioni della deambulazione e persino a totale infermità.

Diagnosi dell’artrosi dell’anca

Come qualsiasi quadro patologico, anche sospetto, l’indagine diagnostica deve avvalersi di diversi aspetti medico-clinici oltre che di indagini strumentali e di laboratorio. È indubbio che nel caso specifico basta una semplice radiografia in due proiezioni, vale a dire antero-posteriore e latero-laterale, dove si rileva la riduzione dello spazio articolare e l’incongruenza anatomica coxo-femorale per formulare la diagnosi. Esami costosi come TAC o RMI (Tomografia e Risonanza per intenderci) non sono strettamente necessari se non solo in casi particolari. Non vengono curate o operate le radiografie ma gli esseri umani!. Ecco perché è molto importante un giudizio specialistico ortopedico-traumatologico dopo una attenta valutazione anamnestica per decidere l’approccio terapeutico personalizzato.

Terapia

Anche qui bisogna stare molto attenti nella scelta dei rimedi e nella cura dell’artrosi dell’anca. Valutando il grado di progressione del quadro clinico, radiologico e della percezione soggettiva della patologia si può iniziare a convivere con l’artrosi fin quando possibile. Con delle buone abitudini si possono gestire meglio i sintomi rallentando l’avanzamento della patologia. Esercizi fisici adeguati, comode passeggiate, uso di una cyclette domestica per mantenere un buon tono muscolare degli arti inferiori e riduzione del peso corporeo rappresentano un buon inizio per allontanare nel tempo altri approcci terapeutici.

In persistenza del dolore, e di comune accordo col proprio specialista, aggiungere un trattamento medicamentoso con antidolorifici inizialmente senza cortisonici ( ad esempio Ibuprofene-Diclofenac) o magari, in casi strettamente necessari, far ricorsi agli oppiacei come Oxycodon, Tilidin o Tramadol. Quest’ultimi sotto rigido controllo medico.

Da non dimenticare la riduzione del peso corporeo e una equilibrata alimentazione contenete vitamine tipo A, C, K , B12, Omega 3.

Se il quadro clinico peggiora rimane come alternativa la sostituzione dell’articolazione dell’anca con una protesi artificiale che oggi rappresenta una operazione di routine e il materiale prevalentemente usato è costituito da Titanio. Altre combinazioni metalliche contengono Cromo- Cobalto-Molibdeno che vengono fissate con della sostanza simile al cemento.

In Germania vengono impiantate circa 200.000 protesi dell’anca di cui 150.000 solo per artrosi. Superati i 60 anni, in genere, inizia la via crucis del dolore articolare all’anca dove le donne sono più colpite rispetto agli uomini.

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