Nella foto: Teatro greco, Siracusa. Foto di ©Daniele Messina

Un viaggio tra bellezza e arte antica

Siracusa è la città più antica in tutta la Sicilia. La città fu fondata nel VIII sec. a. C. da un gruppo di colonie greche provenienti da Corinto. In un’epoca remota Siracusa fu straziata da interne lotte. La città fu occupata dai romani, dai bizantini e anche dai normanni. Si dice che il nome di Siracusa deriva dalla parola Siraco (pantano) dalle confinanti paludi che ancora oggi si osservano.

Siracusa è un territorio ricco di storia e di testimonianze. Tra i suoi abitanti illustri, va ricordato Archimede, matematico antico-siracusano che con le sue scoperte contribuì al corso della storia scientifica. Nel 2005 l’UNESCO ha inserito Siracusa tra i patrimoni mondiali dell’umanità. Congiuntamente alla lista UNESCO è stata inserita anche Pantalica, nota per le sue necropoli a forma di alveare.

Siracusa sorge sul lato sud-orientale della Sicilia. Essa è circondata dal mare. La città si sviluppa in parte sull’isola di Ortigia e in parte sulla terra ferma. Ortigia, centro storico rappresenta oggi la parte più affascinante e suggestiva di Siracusa. Sull’isola di Ortigia si trova: il Duomo, il Castello di Maniace, il tempio di Apollo, la fontana di Aretusa e la chiesa di S. Lucia.

Il Duomo venne costruito nel V secolo a.C. come tempio dedicato alla dea Atena e in seguito venne trasformato in basilica cristiana, facendo uso delle colonne del vecchio tempio. Il Castello di Maniace, è stato utilizzato sempre come struttura difensiva. Il Tempio di Apollo è il più antico tempio della Sicilia, esso con il passare degli anni subì diverse trasformazioni, prima in chiesa, poi in moschea, infine in caserma durante il dominio degli aragonesi.

La Fonte di Aretusa, che viene chiamata anche la fontana dei papiri per la sua vegetazione, è legata a una leggenda. Secondo la mitologia greca Aretusa è una ninfa. Durante una battuta di caccia la fanciulla si avviò verso le sponde del fiume Alfeo e presa dal desiderio di farsi un bagno, Aretusa, certa di non essere vista, si spogliò nuda e si immerse nell’acqua. Mentre Aretusa cercava di raggiungere la riva, le apparve Alfeo (dio dei fiumi). Alfeo s’innamorò di lei spiandola mentre faceva il bagno. Aretusa, spaventata, uscì nuda dalle acque per fuggire. Ma non appena le mancarono le forze chiese aiuto alla dea Diana per proteggerla. La dea Diana prima l’avvolse in una nube e poi la trasformò in una fonte di acqua dolce. Alfeo non si rassegnava, così gli dei ne ebbero pietà, Giove lo trasformò in un corso di acqua sotterranea, permettendogli così di percorrere tutto il mare Ionio per unirsi alla fonte.

Nella foto: Castel Maniaci, Siracusa. Foto di ©Daniele Messina

Il fascino di questa fontana ha ispirato nel corso degli anni poeti e scrittori, che hanno descritto e cantato la bellezza di questa sorgente.

La chiesa di S. Lucia è famosa per la presenza dell’ultima tela dipinta da Caravaggio che rappresenta la sepoltura di S. Lucia. Si dice che Caravaggio, ritornato da Malta in cerca di protezione dall’accusa di essere un assassino, dipinse questo quadro, che doveva essere collocato sull’altare della chiesa. Si è trattata di un’innovazione straordinaria perché tutti i pittori precedenti avevano ritratto il martirio della Santa di Siracusa e mai il seppellimento.

Uno dei complessi archeologici più importante al mondo è il “Parco Archeologico di Neapolis (teatro greco, anfiteatro e ara di Gerone). Il teatro greco rappresenta uno dei campi più splendidi dell’intelligenza, un centro della civiltà umana. La storia non accenna la data della sua costruzione, ma si può dire di essere stato costruito nel 406 a.C. Questo immenso teatro è di vasta grandezza, si calcola che può contenere ventiquattromila spettatori. Esso è scavato in una roccia nella parte più alta del pendio. Il palcoscenico non esiste più essendo stato demolito. Nella parte alta si trova un Ninfeo, dal quale sgorga una fonte. Nel mezzo del teatro si trova un edificio in discreto stato di conservazione, “anfiteatro di Siracusa” di origine romana.

Una visita merita “L’orecchio di Dionisio”. Si tratta di una grotta che per la sua forma di un orecchio umano viene chiamata Orecchio di Dionisio. È una delle tante cave scavate dai prigionieri di Siracusa, per estrarre la pietra, che servi per la costruzione della città. La grotta era un luogo ad uso di prigione, scavata da Dionisio. Essa ha la forma della S per circa 200 piedi, ed è alta quasi 70 m., e la larghezza dai 15 ai 35 piedi. Lungo il tetto vi è un´incanalatura quadrata per raccogliere i suoni e portarli in una cameretta posta sopra la cava. Lo scopo di Dionisio era quello di sentire i discorsi dei prigionieri attraverso l’eco.

Oggi tutti i visitatori hanno campo di attestare il vero delle meraviglie acustiche che riporta questa grotta.

La città di Siracusa oltre al mare splendido e all’architettura offre una gastronomia eccellente. La cucina siracusana era rinomata in tutta la Magna greca per la sua raffinatezza. Già nel secolo IV a.C. Miteco di Siracusa nel suo “ Cucinare Siciliano “ suggeriva ai greci di condire le vivande con gli aromi in uso nell’isola, mentre dal canto suo Marziale in un verso de suoi famosi epigrammi ricorda l’intero profumo del timo dei monti Iblei, descrivendo “focacce condite di timo Ibleo“. La fama del mangiare siracusano non si esaudisce all’antichità classica, essa vanta una sua tradizione di pietanze a base di pesce. La più famosa e la zuppa di pesce.

Una specialità della cucina è “la pasta fritta alla siracusana” che si realizza con pochi ingredienti. Essa è una ricetta che si realizza a base di acciughe e pangrattato. Se volete provarla ecco la ricetta.

Pasta fritta alla siracusana

Ingredienti: spaghetti gr. 500; alici o acciughe sott’olio 3-4; aglio uno spicchio; pangrattato gr. 100; olio e un poco di pepe.

Preparazione: lessate gli spaghetti e scolateli molto al dente. Soffriggete leggermente in padella l’aglio. Appena sarà colorito toglietelo e nell’olio fritto, fuori dal fuoco, sciogliete le acciughe. Versate nella stessa padella la pasta, rimescolatela e lasciatela friggere a fuoco basso da ogni parte finché farà una bella crosta compatta.

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