Nella foto: don Gino Levorato durante un battesimo. Archivio personale.

Intervista a don Gino Levorato, che lavora per la casa editrice a Monaco da trent’anni, dividendosi fra attività editoriale e pastorale

Tutti conosciamo “Famiglia Cristiana”, il settimanale delle Edizioni San Paolo, la società editoriale dell’ordine religioso Società San Paolo che si occupa della diffusione della cultura cristiana con un ricco catalogo di teologia, di divulgazione religiosa, ma anche di libri per ragazzi e di letteratura. Meno nota è forse la presenza di una rappresentanza della casa editrice a Monaco di Baviera. La gestisce da oltre trent’anni don Gino Levorato, dividendo il suo lavoro e il suo impegno con la pastorale nelle parrocchie tedesche del “Pfarrverband Westend”, nel cuore del capoluogo bavarese.

Don Gino, chi vi suggerì Monaco per aprire una rappresentanza delle Edizioni San Paolo?

Fu l’allora cardinale Ratzinger, di cui noi eravamo in Italia gli editori che, alla domanda del nostro direttore editoriale di allora dove lui avrebbe aperto un ufficio redazionale, il cardinale rispose: a Monaco di Baviera, perché è la città tedesca col maggior numero di case editrici. Mi fu chiesto allora se fossi disposto a prendere in mano un ufficio redazionale. Era la fine del ’89 e nei giorni in cui cadeva il muro di Berlino venni qui a Monaco col mio direttore editoriale e prendemmo in affitto un ufficio al centro città.

1989 una data simbolica, ricca di storia. Con che spirito ha cominciato il lavoro a Monaco?

Caduto il muro di Berlino, c’era molta speranza per l’Europa, che il polmone europeo orientale, come dire, entrasse in sintonia con quello occidentale, per esempio avevamo iniziato da poco in Polonia con una piccola casa editrice. Il mio compito principale a Monaco era di contattare gli editori tedeschi sul luogo, conoscerli, andarli a trovare, vedere se era possibile fare qualcosa insieme, fare delle coproduzioni, oltre allo scambiarsi i titoli. Noi acquistavamo già da anni i diritti per tradurre testi tedeschi in italiano. Ma anche editori tedeschi incominciavano a pubblicare nostri titoli. È cominciata così una proficua stagione di collaborazioni anche con le altre nostre case editrici europee, in Francia, Spagna, Portogallo e Inghilterra dalle quali sono uscite pubblicazioni comuni, come una Bibbia per ragazzi, illustrata da Giuliano Ferri, noto illustratore italiano. Tale progetto si sviluppò alla Fiera del libro dei ragazzi di Bologna a partire dal ‘90. Questa Bibbia è stata pubblicata in italiano, in tedesco, in francese e in spagnolo. Abbiamo anche collaborato con la società biblica evangelica (Deutsche Bibelgesellschaft) dove c’erano delle redattrici molto interessate al rapporto con noi e abbiamo realizzato con loro diverse coproduzioni.Le Edizioni San Paolo fin dagli anni ’50 e poi durante il tempo del Concilio vaticano II hanno editato in italiano i più importanti testi di filosofia e di teologia tedeschi, soprattutto le opere di Karl Rahner, considerato il maggiore teologo cattolico del XX secolo, che preparò, assieme ad altri, lo svolgimento e le aperture del Concilio vaticano II.

Il vostro interesse per la teologia e la filosofia tedesche ha portato i paolini molto tempo prima in Germania. Quando?

Il superiore generale della nostra congregazione aveva chiesto al cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia, in occasione di una sua visita a Roma nel ‘53 di poter aprire una piccola filiale in Germania perché voleva essere presente nel grande mondo della cultura e dell’editoria religiosa tedesca. Fu così che nel 1954 due paolini, un tedesco e un italiano, aprirono una rappresentanza della San Paolo a Colonia. Accanto all’attività editoriale erano impegnati anche nella pastorale pratica su desiderio dell’arcidiocesi di Colonia. In base al principio conoscere “Land und Leute”, l’arcidiocesi affidò loro una piccola parrocchia nella città di Remscheid a est di Colonia. Si sono poi succeduti vari sacerdoti e nel 1968 i paolini hanno assunto la missione cattolica italiana di Remscheid e in seguito anche quella di Aachen.

E Lei, don Gino, quando è arrivato in Germania?

L’idea dei superiori paolini era di far venire in Germania degli studenti affinché imparassero la lingua e facessero qui la loro formazione teologica, anche con studi di comunicazione sociale, per potersi meglio inserire in questo paese. Nel 1970 vennero qui due studenti italiani che frequentarono nel primo anno i corsi di lingua tedesca e poi andarono all’Università di Bonn dove iniziarono lo studio della filosofia. Uno dei due volle in seguito rientrare in Italia, allora chiesero a me, che ero in quell’anno in noviziato, se volessi venire in Germania. Nell’ottobre del ‘73 arrivai in Germania, a Munster. Lì ho vissuto per alcuni anni nel seminario diocesano e ho studiato filosofia e teologia all’università. In seguito sono stato un anno a Roma per l’ordinazione sacerdotale avvenuta nel ‘82, ma subito dopo sono tornato in Germania. Ho lavorato per due anni nella missione italiana a Remscheid, occupandomi soprattutto dei giovani, e ho collaborato anche con la parrocchia tedesca dov’era la nostra sede.

Se si parla delle Edizioni San Paolo non si può non pensare alle paoline e alle loro librerie in Germania. Avete mai fatto qualcosa insieme?

Certamente. Negli anni Ottanta sono stato per quattro anni a Norimberga, dove le nostre sorelle, le figlie di San Paolo, nel frattempo avevano aperto una interessante libreria e una videoteca. Volevano iniziare a pubblicare qualcosa e così le sorelle mi proposero di far qualcosa insieme. Era il tempo in cui si sviluppava il mercato delle videocassette e pensavamo di pubblicare cortometraggi di carattere educativo e religioso e film classici di qualità con aspetti religiosi. Mi occupai di programmare un catalogo con questi prodotti perché c’era ancora poco materiale di questo tipo con tematiche religiose.

Come ricordava all’inizio, ci fu l’apertura della rappresentanza a Monaco all’inizio del 1990. Da allora sono passati trent’anni, che cosa ricorda con piacere?

Si sono succeduti diversi collaboratori in questi decenni, ricordo in particolare don Pierfelice Tagliacarne, docente di Antico Testamento all’università di Eichstätt (vedi box a fianco), scomparso lo scorso anno del quale abbiamo usufruito una notevole consulenza teologica.All’inizio inoltre ho fatto parecchie cose in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura; in particolare ricordo lo scrittore Italo Alighiero Chiusano, venuto a Monaco per la presentazione dell’edizione tedesca del suo romanzo storico Konradin, der letzte Staufer. Chiusano, nato a Breslavia, figlio di diplomatici, era un grande germanista. Ricordo volentieri che nel 1991 si era affiancato a me per una decina d’anni il mio confratello don Bruno Gonella, uno dei nostri migliori redattori in Italia, che ha seguito da Monaco alcune collane di volumi italiani. Insieme abbiamo “scoperto” alcuni interessanti testi tedeschi di filosofia e teologia che abbiamo tradotto insieme in italiano e pubblicato.

E poi c’è la Fiera del libro di Francoforte, un appuntamento immancabile per il suo lavoro?

Sì, dal 1989 ho sempre partecipato a tempo pieno alla Fiera del libro nel nostro stand della San Paolo. È sempre stato un luogo di incontro fra editori. Ho accolto soprattutto gli editori tedeschi, nostri partner, presentando loro le novità delle Edizioni San Paolo. Lo scorso autunno la Buchmesse si è svolta, come sappiamo, purtroppo solo in via digitale a causa della pandemia.

Come mai collabora con una parrocchia tedesca e non con una comunità italiana?

Quando arrivai a Monaco nel 1990 la Missione cattolica italiana era ben fornita di sacerdoti, i Padri Scalabriniani. Per questo dalla Curia mi indirizzarono a collaborare con la parrocchia tedesca di St. Andreas, e in seguito con quella di St. Benedikt, dove sono ancora attivo. Sono stato poi fra il ‘96-’97 per quasi un anno attivo nella Missione italiana di Rosenheim. È sempre successo che i missionari italiani mi chiedessero di celebrare una messa in italiano, come nella chiesa di St. Georg nel quartiere di Milbertshofen, dove conobbi il professor Tagliacarne. Capita che famiglie italiane si passino la parola e mi chiamino per benedire la casa, per fare un matrimonio o per battezzare un bambino come recentemente prima del lockdown.

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