Il termine ultimo per l’invio della scheda votata è venerdì 17 aprile 2015. Sabato 18, nelle sedi consolari, avrà luogo lo spoglio delle schede, e la proclamazione dei risultati. Il modo di votazione è quello noto: per posta, tramite una busta preindirizzata al consolato di appartenenza, dove vanno inseriti la busta bianca con la scheda votata ed il tagliando elettorale.

Senza aspettare l’esito della consultazione, per quanto riguarda la partecipazione al voto sappiamo già come andrà a finire: per gli 11 Comites della Germania (come è noto sono stati soppressi quelli di Amburgo e di Mannheim) non voteranno più di 20.207 persone, cioè il 3,67% dei potenziali elettori (che sono oltre mezzo milione, per la precisione 546.498). A tanto ammontano infatti coloro che si sono iscritti nelle liste elettorali, la condizione previa (che scadeva il 18 marzo) per ricevere lo schede e partecipare così al voto. Se pensiamo che all’ultima votazione, dieci anni fà, nel 2004, la partecipazione era stata dieci volte tanto (sul 30%), la catastrofe è evidente e non resterà senza innocue conseguenze. A Berlino, Dortmund, Norimberga e Saarbrücken, che assieme hanno 94.790 potenziali elettori, i votanti non arrivano neanche a mille per città. La percentuale più bassa di iscrizioni, e quindi di votanti, si registra a Dortmund (2,14%), mentre la più alta si trova a Wolfsburg (14,68%), che comunque possiede il più basso numero di potenziali elettori (sono 7.485). Non è poi detto che tutti gli iscritti votino.

Dal momento che diverse liste non sono state accolte per insufficienza delle firme raccolte, è ipotizzabile che i rispettivi sostenitori boicottino le urne, per protestare contro il legislatore che non ha riaperto i termini per la presentazione di nuove liste, come invece ha fatto per l’iscrizione negli elenchi elettorali. Le elezioni per i Comites, pre- viste in un primo momento per il 19 dicembre 2014, sono poi slittate alla data attuale, per permettere una maggiore informazione e raggiungere un numero più consistente di iscrizioni. Nonostante gli spot elettorali della Rai e altri 4 mesi a disposizione, nessuna Circoscrizione consolare della Germania è riuscita a raddoppiare gli iscritti di dicembre. Un fiasco totale. Da addebitare in primo luogo a coloro – partiti, Cgie, Parlamentari dell’estero – che hanno voluto e votato la norma della preiscrizione. Pronti ad intervenire ed a dire la loro su tutto, ora si guardano bene dal fare dichiarazioni al riguardo.

Con questi risultati, estremamente deludenti, ma del resto facilmente prevedibili da chiunque ha un minimo di contatto con connazionali, c’è sicuramente da chiedersi se valeva la pena rinviare le elezioni.Ma il vero colossale errore, è stata la norma della preiscrizione, assolutamente estranea al nostro sistema elettorale. Una “domocrazia su domanda”, titolavamo l’editoriale di dicembre 2014, in cui ponevamo anche seri dubbi sulla stessa costituzionalità della nuova normativa elettorale. Questa procedura, segnalata all’Asgi, una associazione di esperti di diritto, al momento è sotto esame e non è detto che lo superi. In ogni caso è stata bruciata anche la scusa del poco tempo a disposizione per organizzare la partecipazione. Una comoda foglia di fico, buona per tutte le stagioni, caduta anche quella. Non ci sono attenuanti. Le cifre parlano chiaro: i Comites non interessano a nessuno, se non ad una bassissima ed insignificante minoranza. Con questo scarso numero di votanti alle spalle, riconducibili per lo più alle parentele ed alle clientele dei candidati, i Comites perdono ulteriormente peso politico, del resto già molto limitato, sia perchè organismi consultivi, sia perchè spesso alla mercè della discrezionalità del console. Questo non toglie che molti di loro hanno lavorato bene, come documentano diversi bilanci di fine legislatura.
Che fine faranno ora questi Comitati, più simili a club privati che a organismi istituzionali? In tempi di tagli e di risparmi, difficile che possano resistere a lungo, nonostate la loro importante ed insostituibile funzione di rappresentanza. Una rappresentanza del resto non più trasferibile neanche alle Associazioni (come era prima della istituzione dei Comites), nel frattempo quasi tutte sparite o in cronica crisi. Ma, a preoccupare di più, dovrebbe essere la sorte del voto all’estero, che l’inversione dell’opzione (ora vota all’estero chi lo chiede, come per i Comites), ha praticamente già cancellato. A votare in Italia, infatti, andranno i soliti quattro gatti. Il voto politico stimolerà forse qualche iscrizione in più negli elenchi elettorali dei Consolati, ma con l’attuale alta sfiducia nei partiti non sono prevedibili grandi cambiamenti.
Ci auguriamo che in Parlamento, e tra i rappresentanti e gli eletti dell’estero, torni a prevalere il buon senso, e venga ripristinata la vecchia legge Tremaglia con il rispettivo regolamento applicativo, con tutti i miglioramenti possibili, ma senza affossarne la sostanza, e cioè: la possibilità di esercitare il diritto di voto all’estero, senza domande, senza preiscrizioni, ma per la semplice naturale appartenenza al corpo elettorale.