Del resto, fino a quel momento, i legami diplomatici tra Germania e Francia erano appesi ad un filo: la Francia dopo gli avvenimenti legati al Terzo Reich non si fidava della Germania e i tedeschi non amavano i francesi, per dirlo in poche parole. Troppi erano stati i conflitti a dividere i francesi dai tedeschi, troppe le guerre per far finta di niente.
Occorreva parlare, occorreva incontrarsi.
E fu così che in quel settembre del ’58 De Gaulle accolse Adenauer come un amico, accantonando tutto ciò che avrebbe potuto ostacolare il rapporto tra i due leader. E mentre Adenauer si accomodava nella villa di campagna del futuro presidente francese, De Gaulle lo osservava a lungo e riconobbe presto che il cancelliere era “una persona della quale fidarsi” (come anni dopo ricordava la sua assistente). Adenauer non solo fu sorpreso dall’ospitalità del collega francese, ma rimase entusiasmato del fatto che De Gaulle leggeva i classici della letteratura e filosofia tedesca: da Goethe a Schiller, da Fichte a Hegel. Insomma tutto lasciava presagire che tra i due sarebbe nata una vera amicizia. Un’amicizia che durò nel tempo e che dopo oltre 40 incontri, portò nel gennaio 1963 alla firma del Trattato dell’Eliseo per la cooperazione franco-tedesca. Il trattato definì il quadro in cui si svilupparono numerose iniziative di cooperazione nel corso dei decenni successivi: furono create molte istituzioni bilaterali, come l’Ufficio franco-tedesco per la gioventù (1963), alcuni licei franco-tedeschi (1972) e il Consiglio franco-tedesco di difesa e sicurezza (1987).
Oggi si può dire che senza un forte rapporto franco-tedesco – basta pensare ai vari tandem Schmidt-D’Estaing, Kohl-Mitterand oppure Schröder-Chirac e oggi Merkel-Hollande – l’Europa non sarebbe diventata quella che è: una garanzia di pace in un continente che ha scaturito due guerre mondiali con oltre 60 milioni di morti. Se i francesi da una parte non dimenticarono la proclamazione di Guglielmo I come imperatore del Deutsches Reich nel 1871 a Versailles, allora sotto dominio prussiano, i tedeschi dall’altra continuarono a lungo a leccarsi le ferite dopo le due guerre perse proprio contro il Nachbarland. Per la pace in Europa serviva un rapporto di cooperazione. E oggi, i manuali di storia ci insegnano che la buona relazione tra le due nazioni europee è stato conditio sine qua non per l’integrazione europea.
L’incontro tra Adenauer e De Gaulle, tuttavia, non sarebbe avvenuto se anni prima in Francia – con l’iniziativa di Jean Monnet – non fosse nata l’idea di una collaborazione a livello economico nel settore carbo-siderurgico con la Germania. Un’idea che trovò subito consenso nel governo cristiano-democratico di Adenauer: l’oggetto dell’accordo era una risorsa fondamentale per la produzione di armamenti e materiale bellico, che impediva un riarmo segreto quindi a entrambe le nazioni coinvolte. E non solo: l’accordo doveva rompere il ghiaccio tra Parigi e Bonn.
Oltre a Francia e Germania, furono interessati anche gli stati del Benelux, anch’essi forti produttori di carbone e acciaio. Il governo italiano, invece, sapendo che l’Italia non primeggiava nella produzione di quelle materie, riteneva la futura CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) un ottimo sbocco per rinvigorire l’economia del paese e reinserire l’Italia nelle situazioni politiche ed economiche internazionali.
Il trattato stipulato a Parigi il 18 aprile 1951 instaurò un mercato comune del carbone e dell’acciaio, abolendo le barriere doganali e le restrizioni quantitative che frenavano la libera circolazione di queste merci. Allo stesso tempo furono soppresse tutte le misure discriminatorie, gli aiuti o le sovvenzioni che erano accordati dai vari stati alla propria produzione nazionale. Fu il primo passo verso Maastricht.
Foto da sx: I padri costruttori dell’Europa, Alcide de Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schuman