Al fine di modificare la norma introdotta dalla manovra finanziaria del Governo approvata lo scorso luglio, che innalza l’età pensionabile creando in primo luogo difficoltà agli italiani residenti all’estero, Gino Bucchino, parlamentare eletto nella ripartizione America Settentrionale e Centrale, ha presentato in questi giorni un’interrogazione parlamentare e una proposta di legge.
Nell’interrogazione al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Bucchino precisa che l’innalzamento dell’età pensionabile a partire dal 2011 tramite il differimento della decorrenza del trattamento pensionistico, introdotto dalla manovra finanziaria (Decreto Legge n. 78 del 31 maggio 2010 convertito dalla legge n. 122 del 30 luglio) interesserà anche i pensionandi italiani residenti all’estero futuri titolari di pensione in convenzione internazionale. Bucchino informa inoltre che l’abolizione delle finestre attuali e l’introduzione dell’unica finestra mobile, la nuova decorrenza per le pensioni di vecchiaia e di anzianità dei lavoratori dipendenti è fissata 12 mesi dopo il momento in cui si raggiungono i requisiti, mentre quelle dei lavoratori autonomi è fissata 18 mesi dopo il momento della maturazione dei requisiti. Secondi Bucchino si continuerà invece ad applicare le vecchie finestre nei seguenti casi che purtroppo, ad eccezione del primo, non possono oggettivamente interessare gli italiani all’estero: a) maturazione dei requisiti per la pensione entro il 31 dicembre 2010; b) personale della scuola; c) lavoratori dipendenti con preavviso in corso al 30 giugno 2010; d) lavoratori in mobilità nel limite di 10.000 unità; e) lavoratori titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà (esuberi per banche, assicurazioni, etc.). Il parlamentare del Pd spiega inoltre come in pratica l’età pensionabile per la vecchiaia dei lavoratori dipendenti (che rappresentano la quasi totalità dei pensionandi italiani all’estero) salga a 66 anni per gli uomini e a 61 per le donne;
Nell’interrogazione Bucchino evidenzia anche come il danno provocato dall’introduzione delle nuove decorrenze sia duplice per gli italiani residenti all’estero: infatti non solo viene allungata l’età pensionabile ma non sono previste quelle clausole di salvaguardia che si applicano ai lavoratori italiani residenti in Italia (in Italia la maggioranza dei pensionandi i quali restano senza pensione per un anno non resteranno senza lavoro, e quindi senza reddito, perché la legge attualmente prevede che il datore di lavoro non può licenziare il lavoratore fino al momento in cui si apre la finestra per l’accesso alla pensione);
Il parlamentare rende inoltre noto al ministro del Lavoro che il lavoratore italiano all’estero, a differenza del lavoratore in Italia, al compimento, per esempio, del 65mo anno di età (o 60mo per le donne) cesserà probabilmente il lavoro ma non potrà ottenere il pro-rata di pensione italiana se non un anno dopo; si creeranno quindi situazioni in cui i nostri connazionali al compimento dell’età pensionabile cesseranno il lavoro all’estero ma avranno diritto solo al pro-rata erogato dal Paese di residenza e non alla pensione italiana che verrà posticipata di un anno, con tutte le conseguenze economiche ed esistenziali immaginabili, essendo un pro-rata una semplice quota parte di una pensione completa.
Alla luce di tutto ciò Bucchino chiede dunque al Governo di intervenire “per sanare una situazione improvvidamente non prevista dal legislatore”.
Il parlamentare ha anche presentato una proposta di legge, firmata insieme ai deputati del Pd eletti all’estero Farina, Fedi, Garavini, Narducci e Porta, che ha come obiettivo l’esclusione dei pensionandi italiani residenti all’estero dal differimento della decorrenza dell’età pensionabile.