Come attestano molte fonti autorevoli e “neutrali” sono spesso i cristiani le vittime di tanta intolleranza, ma anche altre minoranze religiose ne sono colpite.
Stando alle statistiche, riportate anche dall’insospettabile e attendibile Amnesty International, da almeno due decenni il cristianesimo sembra essere la religione più perseguitata del mondo. Uno sguardo retrospettivo nell’appena tramontato secolo XX ne è una tragica conferma: i cristiani messi a morte ammontano a 12.692; di questi, 5343 sono preti e seminaristi, 4872 religiosi e religiose, 126 vescovi e 2351 laici.
A conferma, purtroppo del rapporto di Amnesty International, ora è giunto anche il Rapporti 2011 sulla libertà religiosa nel mondo, realizzato dall’Opera internazionale cattolica “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), fondata da Padre Werenfried van Straaten ed edito per i tipi della Casa Editrice Lindau (pp. 172 – Euro 10,00). La lettura attenta di questo rapporto, che parte dall’Afghanistan ed arriva al Vietnam, passando attraverso altri 19 paesi: Algeria, Bangladesh, Cambogia, Cina, Corea del Nord e del Sud, Cuba Egitto, Eritrea, India, Indonesia, Iran, Iraq, Malaysia, Myanmar, Nigeria, Pakistan, Sudan, Turchia, Venezuela, Vierrnam, merita due annotazioni. Innanzitutto, il lodevole tentativo di dare un a valenza religioso culturale universale al tema della libertà religiosa, nell’intento di andare oltre l’ambito strettamente cristiano cattolico di questo diritto negato.
Il rapporto non si limita, infatti, unicamente a monitorare la situazione delle comunità cattoliche o soltanto di quelle cristiane, ma cerca di dare voce all’insopprimibile anelito di ogni essere umano, a qualsiasi fede o religione appartenga, ad esercitare liberamente il diritto alla ricerca della verità, alla libertà religiosa, alla professione di una religione qualsiasi, senza discriminazioni.
In secondo luogo, il Rapporto di ACS lascia intravedere e mette a nudo una presenza allarmante e perversa: l’ombra violenta del potere politico e degli interessi economici che, attraverso strumenti istituzionali, giuridico legislativi e imposizione di “religioni di stato” dominanti, manovra strumentalizza e orienta l’aspetto religioso – popolare dei cittadini per finalità tutt’altro che umanitarie e “falsamente” spirituali.
Per interrompere questa spirale di morte il dialogo è l’unico mezzo, come ha di recente ricordato anche Benedetto XVI, anche in occasione della Giornata Mondiale della Pace 2011. Ma sarà anche bene che in Occidente, a cominciare dall’Italia, e fino alle più influenti sedi dell’Europa e del Mondo (leggi: CEE ed ONU), si inizino ad aprire gli occhi e si dia inizio ad una sorta di globalizzazione del diritto, anche attraverso iniziative diplomatiche di richiamo al rispetto dei fondamentali diritti umani su quelle nazioni che fanno della cultura della morte la loro arma migliore di ricatto e di oppressione verso i poveri e gli indifesi.