Il governo di Berlino da qualche tempo era in attesa della lista delle riforme che Atene è intenzionata a realizzare nel Paese, un elenco molto importante perché è considerato la “conditio sine qua non” per il proseguimento degli aiuti da parte di quell’istituzione che fino a qualche mese fa si chiamava Troika (Bce-Eu-Fmi). Invece, proprio alla vigilia della partenza del premier Alexis Tsipras per Mosca è arrivato a Berlino un altro tipo di lista: quella preparata da una commissione del Parlamento di Atene e che quantifica l’ammontare dei danni che le truppe naziste causarono in Grecia durante l’occupazione nella seconda guerra mondiale. Una somma che verbalmente era stata più volte anticipata ma che ora a vederla nero su bianco ha sorpreso perché di tratta di un macigno di duecentosettantanove miliardi di euro.
Una cifra astronomica e che vedi caso corrisponde pressappoco al bilancio federale tedesco del 2015 con 299,5 miliardi di euro. Un bilancio, va anche detto, che per la prima volta nella storia della Germania federale ha realistiche possibilità di essere realizzato senza il ricorso al debito. C’è chi dice che anche questo non sia un caso, perché il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaueble avrebbe così inteso dare un esempio ai suoi colleghi europei molti dei quali insistono nel chiedere la fine dell’austerità, considerata la causa principale della crisi economica dell’Unione Europea, e il ritorno a una politica di un sostanziale indebitamento. Il conto dei danni di guerra presentato ora ufficialmente dal governo di Atene a Berlino è un importo molto forte che sarebbe sicuramente sufficiente per pagare tutti i debiti che da anni affliggono il Paese ellenico inchiodandolo a una pesante crisi economica di cui si riesce a intravedere la fine.
Il timing del governo di Atene per la presentazione dell’ammontare dei danni di guerra non è sicuramente casuale perché è stata scelta proprio la vigilia di due eventi di rilievo, l’incontro Tsipras-Putin a Mosca e la data del pagamento del 9 aprile di una rata di 460 milioni di euro a favore del Fmi, che il governo greco ha puntualmente versato, con quale denaro non si è ancora capito bene. Le reazioni tedesche non nascondono la delusione per l’inutilità dei molti sforzi compiuti ultimamente al fine di separare due problemi che in realtà non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro.
Da un lato le difficoltà che la moderna Grecia incontra nel rispettare il piano di restituzione dei prestiti ottenuti e, dall’altro, i danni subiti durante l’occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale. Il governo federale tedesco ha già avuto modo di rilevare più volte che il problema dei danni del secondo conflitto mondiale è stato di per sé risolto, politicamente e giuridicamente, già nel 1990 con il trattato 2+4 della riunificazione della Germania. Nello stesso tempo però il governo di Berlino ha rilevato che naturalmente continuano a essere sempre validi e attuali gli aspetti etici e morali dell’occupazione nazista della Grecia alla cui responsabilità la Germania non intende in alcun modo sottrarsi.
Berlino pensava di essere sulla via del chiarimento del passato dei rapporti greco-tedesco perché nel corso della sua recente visita a Berlino il premier Tsipras aveva assicurato al cancelliere Merkel che il governo greco nel problema dei risarcimenti di guerra non progetterebbe di confiscare le proprietà tedesche in Grecia (si era fatto più volte il nome dell’istituto di cultura Goethe di Atene), la qualcosa era stata interpretata come un chiaro segnale di distensione dopo le polemiche degli ultimi tempi.
Ora si ha invece l’impressione che l’assicurazione sia stata data soltanto per non turbare il clima dell’incontro Merkel-Tsipras ma che in realtà una confisca dei beni tedeschi in Grecia resta un’ipotesi tuttora valida.