In questi ultimi giorni del 2014, si è venuta a determinare una condizione di stallo politico, irresponsabilmente voluto, che non ci consente di vedere oltre la crisi che ha messo alle corde la nostra economia.

Di conseguenza, la fiducia in un Esecutivo a “largo respiro”, pur se improbabile, non andrebbe a recuperare la recessione del Paese. Qualora i partiti non riescano a dare corpo alle attese, non percepiamo nulla di buono per l’Italia. Lo spirito di rinnovamento, tanto auspicato, non si è verificato. Per realizzarlo manca la volontà e le manifestazioni, pur se pacifiche, non risolvono il problema di un Paese destinato allo sfascio. Il PD e Alleati hanno solo temporanei motivi per coordinare le loro strategie.

 La crisi, che viene da lontano, avrà vita lunga. Le stesse istituzioni sono scosse da incoerenti prese di posizione. Sostenere l’agonia di una Legislatura che non è stata, di fatto, “partorita”, non ci sembra la soluzione più logica. Lo avevamo già scritto: non si può contare sulla teoria, quando la pratica non è percorribile. Prima di dare un nuovo assetto alla Repubblica, bisognerebbe chiarire sino a che punto si deve mantenere in vita questo Esecutivo di compromesso. Del resto, un Parlamento senza un Potere Esecutivo sarebbe come una sorgente alla quale, pur avendo una gran sete, nessuno potrebbe bere.

L’instabilità, della quale si sentono gli effetti diretti, ha profondamente peggiorato i profili economici della Nazione e, questi ultimi si sentono, si vedono e sono deplorevoli. Se, per smantellare il “passato”, s’intende ipotecare il “futuro”, è meglio non farne nulla. Le strategie dei grandi partiti non esistono più. Perché non ci sono più partiti “grandi”. Stessa considerazione è ribaltabile sulle figure dei politici di quest’ultimo decennio. A parole sono tutti bravi. In pratica, neppure mediocri.

L’Unione Europea ci osserva e ci giudica. I progetti per il futuro, il nostro futuro, si sono sgretolati con la mancanza d’inventiva e con l’impossibilità d’offrire scelte tangibili al “nuovo” che incalza. Nessuno, ore, potrebbe prevedere i risultati di consultazioni politiche generali. Le sorprese, dopo il varo della legge elettorale, potrebbero non mancare. Il cambiamento partirà proprio da chi, prima, aveva altro orizzonte da scrutare e altre mete da conseguire. Se non altro, data l’impossibilità di nuove alleanze né da una parte, né dall’altra, l’attuale Governo, gioco forza, dovrebbe essere più coeso.

Di un fatto, però, siamo certi: la politica italiana ha toccato il fondo; anche sotto il profilo morale. Senza scuse plausibili, il vuoto di potere favorirà solo la speculazione economica a discapito di una ripresa che vediamo sempre più distante. A dispetto del programma che Renzi persiste a preferire; nonostante le “tirate d’orecchio” dell’Europa.