Referendum costituzionale 2016: i pro e i contro – Votare Sì o votare No? Questo è il dilemma. Almeno per gli italiani che non hanno ancora preso posizione in vista del prossimo referendum costituzionale.
Pur rammentando che per la chiamata alle urne del prossimo 4 dicembre non è previsto “quorum” per la validità referendaria, a poche settimane dalla chiamata alle urne, gli interessati a esprimere la loro volontà su importanti modifiche costituzionali continuano a manifestare, se non disinteresse, un’espressiva incertezza.
A poche settimane dalla data di voto, lo scarto tra il “Sì” e il “No” resta, secondo attendibili sondaggi di uno scarto del 6%. Anche tenuto conto che il 18% degli aventi diritto non si è ancora orientati per esprimere la loro volontà. La percentuale tiene conto anche dei votanti dall’estero. Del resto, anche i promotori del Referendum, almeno per ora, non sono andati oltre le posizioni che già erano note. Neanche le percentuali dei fautori del “No” e del “Sì” si sono modificate. Il 44% resterebbe a favore del “Sí”. Il 38% del “No”; con uno scarto, appunto, del 6% che avrà la sua importanza al momento delle decisioni definitive.
Resta, almeno per noi, il dubbio delle schede “bianche” che, tra l’altro, non andrebbero a inficiare minimamente i risultati referendari. In questo caso, il movimento del “Non Voto” non influirebbe sul futuro Parlamentare della nostra Repubblica.
Le più note ragioni per votare Sì al Referendum costituzionale di dicembre sono:
– addio bicameralismo: si supera il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo;
– il fatto che solo la Camera sia chiamata a votare la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del Parlamento;
– la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel produrrà notevoli risparmi;
– grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia;
– il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.
Le ragioni anti-riforma dichiarate sul sito ufficiale del comitato del No.
I motivi per cui, secondo gli esponenti del fronte del No, gli italiani dovrebbero opporsi all’approvazione del ddl Boschi-Renzi si possono riassumere nei seguenti punti:
– si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato godrebbero dell’immunità parlamentare;
– anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
– la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
– i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%;
– l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;
– il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader.
Importante per gli italiani all’estero
Agli italiani residenti all’estero e a tutti gli iscritti all’Aire aventi diritto al voto – che a loro volta non hanno scelto di votare in Italia (in questo caso il termine è scaduto l’8 ottobre) – arriverà il materiale elettorale per posta entro il 16 novembre.
Quanti non dovessero ricevere il plico elettorale entro il 20 novembre potranno richiedere il duplicato al Consolato della propria Circoscrizione.
Come stabilito dalla legge sul voto all’estero, le schede votate dovranno pervenire in Consolato entro il giovedì precedente la data di votazione in Italia, dunque in questo caso entro il 1° dicembre.
Foto di archivio