Foto di ©Alexandra_Koch, Pixabay

Teatro dell’assurdo a Bruxelles

Una data fondamentale nella storia del teatro moderno è il 1953, quando al Theatre de Babylone a Parigi ci fu la prima di „Aspettando Godot“, capolavoro del teatro dell’assurdo di Samuel Beckett, la cui vicenda consiste tutta in due personaggi triviali che stanno aspettandone un terzo che non arriva mai. Un’altra data storica è il 2021, ed il teatro di Babilonia è la Commissione Europea di Bruxelles che ha avocato a sé il compito di provvedere alle forniture di vaccino stipulando i contratti di fornitura con le ditte farmaceutiche in nome degli altri stati europei.

Ma quando, finalmente, arriverà il nostro turno di vaccinarci: è questa la domanda che innumerevoli persone si pongono, ansiose di ricominciare una vita normale riguadagnando le sospirate libertà perdute. Ancora più ansiosamente se lo pongono gli scolari che oramai si sentono addosso la scadenza degli esami. Molto più ansiosamente ancora se lo chiedono innumerevoli proprietari di aziende private oramai sull’orlo del fallimento, ristoratori, baristi, albergatori, barbieri, ecc. ecc. Per non dire degli ultrasessantenni, per i quali un contagio significa la tomba. Ma la faccenda va tanto, tanto per le lunghe. Ci irrita venire a sapere che in Inghilterra vengono vaccinate 600.000 persone al giorno con le stesse dosi di vaccino AstraZeneca che scarseggiano da noi. Nel mese di gennaio Londra ha ricevuto ben 9 milioni di dosi AstraZeneca, mentre Bruxelles solo 1 milione e 800 mila, da dividersi fra tutti i 27 stati. La Commissione Europea ha deciso di chiarire la faccenda: la ditta anglosvedese AstraZeneca dispone di ben 4 siti di produzione del vaccino, due in Inghilterra e due nell’EU, e c’era il sospetto più che fondato che le dosi di vaccino prodotte nell’EU venissero esportate in Inghilterra anziché venire messe a disposizione di Bruxelles, come sarebbe da attendersi con regolare contratto. Venerdì 29 gennaio, secondo quanto riferisce il settimanale tedesco Der Spiegel, si è andati allo scontro frontale: la signora von der Leyen ha minacciato di bloccare le esportazioni oltremanica introducendo l’obbligo di dichiararle, il che sembrava reintrodurre i controlli di frontiera tra le due Irlande, esplicitamente vietati dai trattati della Brexit.

Sia il governo sia il parlamento di Londra sono montati su tutte le furie accusando la EU di tradire i patti appena conclusi, mentre il ministro degli esteri irlandese Coveney ha dichiarato che Bruxelles l’ha tenuto all’oscuro del tutto. Sono seguite due furiose telefonate „amichevoli“ fra la von der Leyen e il premier inglese Boris Johnson, che non è certo il tipo da fare degli sconti, al termine delle quali la pupilla di Angela Merkel è stata costretta a fare marcia indietro. Dopodiché, durante un’intervista, ha cercato di addossare tutta la responsabilità dell’accaduto al vicepresidente Valdis Dombrovski, col risultato di far cadere dalle nuvole i suoi stessi collaboratori.

Lo stesso giorno è stato reso pubblico il contratto fra l’EU e AstraZeneca, che però è in parte reso illegibile per numerose frasi annerite. Quello che si può leggere dice che la ditta in questione s’impegna a fare il „Best reasonable efforts“ cioè il miglior ragionevole sforzo -tutto qui- per fornire le quantità di vaccino su cui ci si è accordati. Però, si scusa la ditta, il sito di produzione in Belgio ha difficoltà non ben chiarite, ed inoltre l’Inghilterra ha la precedenza perché ha fatto l’ordinazione per prima. Infatti mentre la Commissione Europea è impegnata in un lungo e faticoso mercanteggiare con le industrie farmaceutiche, per risparmiare ogni centesimo sul prezzo dei loro prodotti, quasi che fossero generi voluttuari, Boris Johnson se n’è altamente fregato dei procedimenti di approvazione dell’EU, battendola in velocità e dimostrando al suo popolo quanto sia vantaggiosa per esso la Brexit. Adesso spetta a lui la precedenza, mentre la EU deve accontentarsi, per il momento, di ricevere solo 31 milioni di dosi al posto delle 80 promesse.

Nel frattempo molti altri vaccini stanno facendo la coda per essere ammessi sul mercato. Prodotti in Cina, in India, in America, in Francia e perfino in Italia. Un’ulteriore possibilità si è presentata con il vaccino russo Sputnik V, che ha rivelato una effettività al 91,6 %, però per essere ammesso nell’EU deve prima passare tutta la trafila degli esami e dei permessi. Secondo informazioni della Mitteldeutsche Rundfunk i produttori dello Sputnik V avrebbero preso contatto con la ditta tedesca IDT Biologika con sede principale a Dessau (Sassonia-Anhalt), che le dovrebbe fornire un punto di appoggio per l’introduzione del vaccino russo. Il Ministero Federale della Sanità (Bundesgesunheitsministerium) ha confermato ufficialmente che questa possibilità viene presa in considerazione. Angela Merkel ha dichiarato di essere aperta ad ogni contributo sanitario, ma solo dopoché sia stato vagliato dall’EU. Bisogna dunque di nuovo aspettare, benché esso (stando a un articolo pubblicato sul mensile scientifico Spektrum der Wissenschaft, confermato dall’inglese The Lancet) sia stato sperimentato con successo su un campione di ben 20 mila persone senza alcun grave effetto collaterale. Così il premier ungherese Orban ha rotto gli indugi e lo ha introdotto nel suo paese d’autorità propria, senza stare ad aspettare quella dell’EU.

Ma in tutta la commedia ci sono altre scene paradossali. Per esempio, il 17 novembre scorso la Commissione Europea ha deciso la firma di un contratto con l’industria farmaceutica Curevac, con sede in Germania, che prevede l’acquisto di 225 milioni di dosi di vaccino in nome di tutti gli stati dell’EU, nonché una opzione per l’acquisto di ulteriori 180 milioni di dosi. La fornitura doveva avvenire non appena ottenuto il via libera dalle autorità sanitarie.

Questo quinto contratto è stato stipulato dopo quelli con AstraZeneca, Sanofi-GSK, Jannsen Pharmaceutica e BioNTech-Pfizer, mentre con Moderna erano ancora in corso dei colloqui preparatori. Seguivano le dichiarazioni soddisfatte ed autocompiaciute di Ursula von der Leyen e di Stella Kyriakides, commissaria EU per la salute e la sicurezza dei generi alimentari. Il vaccino è a base di Acido ribonucleico messaggero (RNA-messanger) che viene intrufolato dentro le membrane cellulari usando come vettori delle nanoparticelle lipidiche. Ultimamente la Curevac ha annunciato di mettersi assieme alla ditta farmaceutica GSK (GlaxoSmithKline), con sede a Londra e laboratori sparsi in Europa, Stati Uniti, India e Indocina, allo scopo di sviluppare vaccini specifici contro le mutazioni del Coronavirus.

Anche il contratto fra l’EU e Curevac è stato concesso all’esame dei deputati. A questo punto, al Parlamento Europeo si sono svolte scene come se si trattasse di un segreto di Stato. I deputati hanno dovuto consegnare il loro telefonino prima di avere accesso alla sala di lettura dentro la quale avrebbero avuto solo 45 minuti di tempo per leggersi tutte le 60 pagine del contratto fra l’EU e la ditta farmaceutica Curevac. Ad ogni altra persona, compresi i loro assistenti, l’ingresso è stato rigorosamente vietato. Quando poi i rappresentanti eletti dei popoli europei, dalle cui tasche proviene tutto il denaro investito, sono riusciti a mettere gli occhi sulle pagine proibite, si sono accorti che esse sono state in gran parte annerite. Tutti i passaggi essenziali sono illegibili. Anvedi, che trasparenza e democrazia! Risulta bensì che la Commissione Europea presieduta dalla signora von der Leyen ha ufficialmente ordinato 225 milioni di dosi di vaccino con opzione ad ulteriori 180, però si resta completamente all’oscuro a proposito di certi „dettagli“, quali ad esempio le proporzioni in cui questa quantità è ripartita fra i vari stati membri. Anche le quantità di vaccino da fornire per ogni trimestre sono state rese illegibili. Neppure il prezzo accordato per ogni singola dose si è potuto evincere dal testo. L’insoddisfazione è generale. La von der Leyen ha reagito come sempre, rendendosi irreperibile, trincerandosi nel silenzio, fa notare lo Spiegel: in precedenza ha già vissuto grosse panne come ministra della difesa tedesca. La Bild-Zeitung ne preconizza malignamente le prossime dimissioni. Si capisce che queste circostanze non depongono molto a favore dell’EU, il cui prestigio è già molto corroso dalla propaganda sovranista, oltre che dai suoi stessi errori.

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