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La commissione governativa tedesca ha presentato i risultati sull’integrazione degli stranieri in Germaniae governativa tedesca ha presentato i risultati sull’integrazione degli stranieri in Germania

Un voluminoso rapporto conclusivo di 280 pagine è stato ufficialmente consegnato nelle mani della Cancelliera Merkel il 20 gennaio scorso da parte della Commissione specialistica del governo tedesco, detta ufficialmente „Fachkommission Integrationsfähigkeit“ che vi ha lavorato per due anni in adempimento di una condizione del contratto di Coalizione (Groko).

Contiene un’istantanea delle condizioni di fondi dal punto di vista della promozione linguistica, dell’economia, della politica occupazionale, dei fattori sociali e demografici che interagiscono nel fenomeno dell’integrazione degli immigrati, ed inoltre contiene impulsi e suggerimenti per gli sviluppi futuri. I lavori della commissione sono stati guidati dai ministri della coalizione governativa, e cioè da Horst Seehofer (Interni), Hubertus Heil (Lavoro), e Annette Widemann-Mainz (Addetta alla Migrazione).

Della commissione facevano parte 24 membri, sia del mondo accademico, sia dal lavoro pratico, nessuno dei quali ha tradito dal suo nome un’origine italiana. Abbondano invece nomi d’origine turca, araba e perfino indiana.

Per la verità il testo elaborato in 5 capitoli si tiene prudentemente alla larga da nominare specifiche nazionalità o gruppi etnici, attenendosi quanto più possibile a formulazioni generali. Però anche dai temi trattati si possono capire i punti di riferimento, come nel capitolo sulla criminalità degli stranieri, si parla di terrorismo islamico e di clan familiari, ma non di associazioni di stampo mafioso.

Più interessanti i capitoli sull’educazione scolastica, riguardo la quale viene proposto di tenere aperte più a lungo le vie dell’istruzione, in modo da dare la possibilità a bambini giunti in Germania di adattarsi all’ambiente, ed inoltre di istituire un servizio di Monitoring che chiarisca ai genitori stranieri tutte le possibilità offerte ai loro figli dalle strutture scolastiche.

Molte pagine però si occupano principalmente della questione delle lezioni di religione. Anche per gli adulti immigrati si propone un servizio d’istruzione scolastica propedeutica che riguardi la lingua (compresa l’alfabetizzazione in caratteri latini), le caratteristiche principali del paese sia dal punto di vista storico sia geografico, ed i principi basilari della democrazia e del viver comune, comprese le usanze sessuali.

Il quinto capitolo si occupa della necessità di un cambiamento di paradigma nell’affrontare i temi dell’immigrazione. Essa è un fenomeno reale che va accettato per quello che è. Il concetto di integrazione può venire disaccoppiato da quello di immigrazione e riferito alla società in generale. Dietro questo parlare astratto ci sembra di capire che non solo gli immigrati devono adattarsi ai tedeschi, ma anche i tedeschi devono adattarsi agli immigrati.

Cosa vorrà dire concretamente?

Si propone perfino di fondare un rappresentativo museo dell’immigrazione nella capitale federale, in modo di riconoscere ed istituzionalizzare meglio il fenomeno.

Bisogna ridefinire l’“essere tedesco“ in maniera tale da facilitare l’assimilazione senza disturbare la pluralità delle diverse identità, ed a questo scopo modificare alcuni articoli della Costituzione Tedesca (Grundgesetz).

Le conclusioni della commissione sono concentrate in 14 proposte, o Kernbotschaften, che contengono proposte o linee direttive per una futura politica d’integrazione per i futuri governi tedeschi.

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