Nel momento in cui scriviamo questa nota la crisi di governo in Italia è in pieno svolgimento e nessuno può prevedere come andrà a finire. Potrebbe anche concludersi tutto a tarallucci e vino, ossia con una riproposizione della maggioranza di prima, con qualche spostamento di poltrona. Ma potrebbe anche sfociare in elezioni anticipate, soluzione davvero poco auspicabile nell’attuale situazione di pandemia. Come sempre in simili occasioni, la giostra verbale delle possibili formule risolutive non si è fatta mancare: governo istituzionale, governo del presidente, governo di unità nazionale, governo Ursula, e via fantasticando. Il teatrino della politica ripropone sé stesso, con i soliti rituali e i soliti giochi di ruolo: il presidente severo che vigila dal Colle, i leader litigiosi, quelli che cercano di ricucire e quelli che vogliono rompere, i voltagabbana che cambiano casacca all’ultimo minuto e si fanno chiamare “responsabili” o “costruttori”. Tutto come sempre, come se il Covid 19 non fosse piombato sull’umanità cambiando da cima a fondo il senso delle cose

Ma su tutto svetta una domanda, che molti si pongono e a cui non si riesce a dare una risposta:

Quali sono le vere ragioni della crisi di governo? Che cosa è successo di così grave nel gennaio 2021 per indurre il premier Giuseppe Conte a dare le dimissioni?

L’opinione pubblica non l’ha capito, la stampa internazionale non l’ha capito. Ma una cosa risulta chiarissima a tutti. Il responsabile della crisi di governo ha un volto e un nome: si chiama Matteo Renzi, 46 anni, ex sindaco di Firenze, ex presidente del consiglio, ex segretario del PD, attualmente senatore di Rignano e presidente di Italia Viva, piccolo partito nato da una scissione del PD, accreditato dai sondaggi di uno scarso 2% a livello nazionale.

Renzi, quando dieci anni fa apparve sul palcoscenico della politica nazionale, fu recepito come un personaggio nuovo e per certi tratti dirompente. Esprimeva dinamismo ed energia, doti innate di leadership che facevano perdonare una certa propensione alla superbia e all’ambizione. Su questa base Renzi scalò il suo partito, il PD, fino a diventarne il segretario; riuscì ad abbattere il suo collega di partito Enrico Letta prendendone il posto alla guida dell’esecutivo; pensava di rilanciare l’Italia verso un nuovo Rinascimento. Non pochi, tuttavia, si accorsero fin da subito che qualcosa non andava. Dietro quella voglia di “rottamare” i politici più anziani, per esempio, si celava una carica di violenza poco rassicurante. Il suo approccio facile e diretto con gli elettori, a scapito delle mediazioni istituzionali, era tipico di quello che si suole chiamare populismo. Il suo proposito di “cambiare l’Europa” si è rivelato ben presto quanto mai velleitario e inconcludente. Il culmine della carriera di Renzi è stato il referendum istituzionale del 2016: aveva promesso di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta. Perse malamente, ma non si ritirò affatto.

Da lì comincia un’altra storia

Il nuovo Matteo, quello di oggi, è un politico con un influsso enorme, ma senza senso della realtà. Negli ultimi anni, pur non avendo praticamente nessuna carica istituzionale se non quella di senatore di Rignano, ha fatto e disfatto ogni cosa. Dopo le elezioni del 2018 impedì il costituirsi di un governo PD-Movimento 5 Stelle e spinse i grillini nella fauci della Lega dichiarandosi pronto ad assistere allo show mangiando popcorn sul divano. Caduto il Conte I, pur di andare controcorrente promuove l’alleanza PD-pentastellati, e viene accontentato. Non passano che due mesi e produce una lacerante scissione nel suo partito d’origine dando vita al gruppo parlamentare Italia Viva. Da allora non perde un’occasione per attaccare duramente il governo di cui pure fa parte.

Per un anno e mezzo, anche in piena pandemia, continua a lanciare lamentele e accuse, a bersagliare e logorare l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, quasi sempre con motivazioni pretestuose. Se il Covid infuria e Conte chiude le scuole, Renzi s’infuria e ne chiede l’apertura immediata. E poi il MES, la prescrizione, la delega per i servizi segreti: se ne inventa una al giorno per sgretolare la maggioranza di cui pure fa parte. Alla fine, arriva a dire che il presidente Conte è «un vulnus per la democrazia» e fa ritirare le sue ministre aprendo una crisi al buio, in una fase in cui i morti di Covid oscillano tra i 500 e i 1000 al giorno. E come se non bastasse, tra una consultazione e l’altra al Quirinale, il nostro Matteo trova il tempo per andarsene in Arabia Saudita, ospite lautamente pagato del principe ed erede al trono saudita Mohammed Bin Salman; e arriva all’impudenza di esaltare quel paese come «luogo del nuovo Rinascimento», un paese tra i più repressivi e autoritari al mondo, in cui i diritti civili non sono minimamente rispettati, e sono all’ordine del giorno le condanne a morte con tanto di decapitazioni di piazza, pene pubbliche corporali, processi iniqui, eliminazione degli oppositori e dei giornalisti scomodi.

Basta leggere gli articoli che la stampa tedesca ha dedicato a Matteo Renzi per capire chi sia il personaggio e quanto sia disastroso questo narcisista Gianburrasca per l’immagine dell’Italia

L’autorevole Die Zeit, per citare un esempio, scrive così: «Con richieste sempre nuove Renzi ha portato alla caduta della coalizione di governo in Italia. Dietro c’è un calcolo di potere: il suo partito è basso nei sondaggi». E aggiunge: «La carica di Renzi contro Conte […] appare come un atto disperato con lo scopo di garantire in definitiva visibilità e peso politico al suo Italia Viva». E gli altri organi di stampa hanno contenuti e valutazioni analoghi. Ora, ci rendiamo conto del prezzo d’immagine che l’Italia paga per l’infantilismo distruttivo di Matteo Renzi, proprio adesso che l’Europa si è decisa a mettere a disposizione cospicui fondi per aiutare la ripresa economica del paese?

Confidiamo che la crisi sia presto risolta in un modo o nell’altro. Ma ci chiediamo: quanto durerà il nuovo governo se ne farà parte ancora Matteo Renzi? Quante settimane tranquille passeranno prima che il rottamatore scateni la nuova tempesta?

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here