Negli Usa la Volkswagen ha pagato oltre trenta miliardi di dollari per la truffa dei motori diesel truccati, mentre in Europa si sta ancora cercando di uscire dalle difficoltà offrendo agli automobilisti una “generosa” valutazione dei loro vecchi diesel qualora acquistino una nuova vettura diesel euro 6. Dall’altro lato, i partiti Spd e Verdi insistono sulla possibilità di un aggiornamento dei vecchi diesel con il ricorso ad un catalizzatore di ossido di azoto (NOx). Chi e in quale misura pagherà alla fine l’operazione – le varie case automobilistiche o lo Stato, leggi “contribuente fiscale”, non è ancora affatto chiaro

Il secondo vertice tra la cancelliera Merkel e l’industria automobilistica tedesca svoltosi domenica 23 settembre nella Cancelleria di Berlino è stato dedicato all’esame di tutte le possibili soluzioni della crisi del dieselgate, in atto ormai da ben tre anni. Nella sostanza si è cercato di capire, ma senza un tangibile risultato, come politica e industria tedesca dell’auto possano riuscire evitare i divieti di circolazione delle auto diesel che alcune città tedesche, tra cui Stoccarda, Francoforte e Amburgo, hanno deciso di adottare.

Una decisione che non lascia molti spazi di manovra, dopo che le rispettive amministrazioni sono state costrette ad ammettere che sul breve termine non sarebbero in grado di far rispettare i limiti di emissione del pericoloso ossido di azoto (NOx) previsti dalla legge ambientale della Germania federale. Bmw, Daimler e Volkswagen si sono dette concordi nel rifiutare la soluzione del problema ricorrendo a un semplice aggiornamento tecnico delle vecchie auto diesel. Un’operazione definita troppo complicata e incerta nel risultato, oltre che costosa.

Si parla in termini realistici di un preventivo tra 2000 e 5000 euro e ciò per ognuna dei 5,6 milioni di auto diesel della classe Euro 5, su un totale di 15,8 milioni di auto diesel in circolazione in Germania. I produttori automobilistici tedeschi si dichiarano, invece, favorevoli a incentivi o sconti idonei a indurre i proprietari delle vetture incriminate a darle in permuta acquistando un nuovo diesel di ultima generazione. Per quanto riguarda i veicoli pubblici e privati di trasporto il ministro federale dei Trasporti, Andreas Scheuer (Csu), si è detto favorevole ad agevolazioni di aggiornamento tecnico soltanto per i veicoli pubblici e privati di trasporto, ma su quest’ aspetto il ministro si è scontrato piuttosto duramente con il partito socialdemocratico Spd il quale, invece, sarebbe favorevole a estendere le agevolazioni a tutte le auto diesel, pubbliche e private. Il “vertice” nella Cancelleria di Berlino, comunque, è finito con un nulla di fatto e con il solo l’impegno di restare in stretto contatto in modo da garantire un risultato accettabile per tutte le parti in causa da raggiungere in un breve arco di tempo in considerazione dei divieti di circolazione in arrivo. Soprattutto per i proprietari privati delle auto diesel, molti dei quali in assenza di un compromesso resterebbero, qualora abitassero in una grande città, letteralmente “a piedi”.

Difficili compromessi

Un impegno in questo senso è stato formulato dalla cancelliera Angela Merkel, la quale ha annunciato per i primi giorni di ottobre una concreta decisione del governo di Berlino in grado por fine alle molte divergenze esistenti tra i partiti dell’attuale coalizione federale sullo scottante problema di una mobilità motorizzata rispettosa dell’ambiente. In realtà, la Merkel ha indugiato troppo a lungo nell’intervenire contro l’immorale politica di un’industria automobilistica che nel 2015 giocando con carte false era sul punto di lanciare una campagna pubblicitaria in grande stile a sostegno della tesi che il diesel tedesco era il motore più pulito al mondo.

Il “criminale” progetto della Volkswagen (il lettore ricorderà l’esperimento delle scimmie che rinchiuse in una gabbia respiravano aria arricchita con le esalazioni di un motore diesel) venne bloccato soltanto all’ultimo minuto grazie alla denuncia degli esperti dell’amministrazione americana che tre anni fa costrinse la Volkswagen ad ammettere la truffa dei motori diesel truccati.

Da allora il timore della Merkel è stato sempre quello di intervenire sì con un certo rigore nei riguardi dell’industria automobilistica, ma non in modo eccessivo in considerazione della sua vitale importanza per l’economia tedesca e che fino a quel momento si era vantato di produrre le migliori auto del mondo. Il guaio fu che nella suo istinto di autocelebrazione come campione mondiale di esportazione “VW &Co.” non seppe tenere a freno la tentazione i truccare i motori diesel arrecando così al “made in Germany” danni che non saranno tanto facili da far dimenticare. In Germania e in tutti gli altri paesi industriali, il comune uomo della strada apprezza i vantaggi di un’automobile, ma nello stesso tempo,soprattutto quando vive in una grande città, apprezza anche i vantaggi di un’aria respirabile che gli consenta di vivere il più a lungo possibile. Due settimane fa, i giudici di Stoccarda hanno inflitto una multa di 10mila euro all’amministrazione della città perché non si era curata di approvare tempestivamente i divieti di circolazione per le auto diesel.

Un’altra multa di uguale importo l’amministrazione di Stoccarda dovrà pagare che nel caso entro la metà di novembre non abbia messo in atto più severe misure per la riduzione dell’inquinamento ambientale causato dalla circolazione delle auto diesel. Addirittura, il governo del Baden-Württemberg (verde-nero) si rifiuterà, stando ai giudici di Stoccarda, di accettare senza comprensibili e giustificabili motivi la circolazione di auto diesel di norma euro 5, le quali, invece, stando al parere del ministro Scheuer una volta tecnicamente aggiornate non dovrebbero avere difficoltà a rispettare i severi parametri ambientali.

Ondata anti-diesel

La Porsche è la prima marca tedesca ad aver definitivamente rinunciato a produrre le sue prestigiose vetture in versione diesel e c’è già chi è pronto a scommettere che la casa di Stoccorda non resterà a lungo la sola ad aver preso una simile categorica e drastica decisione. Si tratta chiaramente di una reazione alla crisi del diesel che all’amministratore delegato della Porsche, Oliver Blume, sarebbe stata relativamente facile da prendere in quanto la Porsche non ha mai prodotto motori diesel ma negli ultimi dieci anni li ha sempre acquistati dall’Audi, affiliata dello stesso gruppo VW cui appartiene, per poi montarli sulle proprie vetture sportive. Da subito la Porsche si concentrerà solo sulle sue tradizionali auto a benzina, e dal prossimo anno anche sulle auto puramente elettriche e per coloro che lo chiederanno anche in versione ibrida. Anche la Porsche è finita nel mirino dell’Ufficio federale della Motorizzazione (Kraftfahrt) a causa di alterazioni che sarebbero state apportate ai suoi potenti motori al fine di influenzare il classico e assordante “sound” dei tubi di scappamento delle sue ammirate e veloci vetture sportive.

Cartello “made in Germany”

Anche la Commissione dell’Unione Europea (EU) si è schierata ultimamente con grande decisione a favore degli automobilisti europei truffati, accusando BMW, Daimler e VW di aver unito le loro forze in cartello illegale per impedire la diffusione di quelle tecnologie che avrebbero potuto aiutato a mettere in strada autovetture rispettose dell’ambiente, come ha affermato testualmente a Bruxelles la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Verstager.

La congiura dei cinque produttori tedeschi – BMW, Daimler e i tre componenti del gruppo che riunisce Volkswagen, Audi e Porsche – ha dato vita a un cartello in grado di impedire per lungo tempo agli automobilisti di acquistare auto rispettose dell’ambiente. La dichiarazione della Commissione EU è stata diramata esattamente in settembre a tre anni di distanza dal giorno in cui le autorità americane per la difesa dell’Ambiente (EPA) resero nota la violazione portata a termine dalla Volkswagen attraverso la manipolazione dei dati di emissione dei gas di scarico delle sue auto con motore diesel, di cui fino al settembre 2015 furono venduti negli USA oltre mezzo milione di esemplari. In Germania e in Europa le auto diesel tedesche incriminati sono diverse decine di milioni.

Una circostanza questa che secondo la Commissione di Bruxelles, evidenzierebbe come l’industria automobilistica tedesca abbia posto in modo irresponsabile il guadagno sopra gli interessi degli abitanti e delle leggi dei Paesi che fanno parte dell’Unione Europea.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here