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Voto per i candidati tedeschi o voto per i candidati italiani? La domanda è obbligatoria perché il doppio voto è proibito

Si è messa in moto la macchina per il voto europeo 2024. I consolati stanno già chiedendo a diversi iscritti AIRE se vogliono assumersi l’incarico di scrutatore nei seggi elettorali della loro circoscrizione.

Il voto è previsto nelle giornate di venerdì 7 giugno, dalle ore 17.00 alle 22.00 e sabato 8 giugno dalle 07:00 alle 22.00.

I requisiti richiesti ai potenziali scrutatori sono i seguenti: essere cittadino italiano iscritto nelle liste elettorali della circoscrizione consolare; possesso di un titolo di studio, almeno di scuola media superiore per i Segretari e scuola dell’obbligo per gli Scrutatori; avere la padronanza della lingua italiana; non aver superato il 70° anno di età; non essere dipendente di ruolo o a contratto sia dello Stato che di Enti locali; non aver richiesto di votare per i candidati tedeschi al Parlamento europeo.

E già qui si vede subito che esiste la possibilità di scelta. Il regolamento europeo prevede, infatti, che, se si è registrati in un Paese dell’UE diverso dal proprio, si possono votare i candidati del Paese ospitante. Attenzione però! Non è un fatto automatico e se si decide di votare per i candidati tedeschi, bisognerà essere iscritti nelle liste elettorali del Comune di residenza in Germania. Fin qui tutto chiaro.

Ma sarà una scelta dettata dal cuore o dal cervello?

Ora, ogni elettore italiano da queste parti dovrà porsi la domanda: per chi voto? Per il candidato tedesco o per il candidato italiano?

A questo punto, ognuno dovrà riflettere sui propri interessi, ricordandosi che al Parlamento europeo sono ovviamente difesi e rappresentati anche i tornaconti dei singoli Stati membri.

Un parlamentare italiano difenderà gli interessi dell’Italia, un candidato tedesco si presenterà per la tutela di quelli del suo Paese.

E qui, istintivamente, l’Italiano che vive in Germania è portato a fare il tifo per l’Italia. Ma questa non è una partita di pallone.

Facciamo un esempio. Un italiano che vive in Germania da anni, ben integrato e per cui l’Italia è ormai solo il Paese dei sentimenti e delle belle vacanze, come deciderà?

Se, per esempio, lavora in un’azienda agricola tedesca (a dire il vero, questo è un caso alquanto raro), voterà per il candidato italiano che a Bruxelles cercherà di ottenere sovvenzionamenti e contributi all’agricoltura italiana o voterà per il candidato tedesco che in quel Parlamento voterà a favore di maggiori vantaggi all’agricoltura tedesca che, a questo italiano, garantisce pane e lavoro?

Lasciamo stare il connazionale medio zappatore (ricorrente come una mosca bianca) e andiamo piuttosto a quello più frequente che lavora, cioè, come metallurgico in una delle tante acciaierie tedesche. Posto di lavoro duro ma ben pagato. Ciononostante, sente tutte le sere alla televisione che il settore in Germania è in crisi e che la Germania lotterà per aumentare i sostegni europei all’industria pesante tedesca.

Per chi voterà il paesano nostro con la tuta blu? Per il candidato che vuole salvare l’ILVA di Taranto o la fabbrica tedesca che quotidianamente gli offre quel lavoro che non vuole perdere?

E lasciamo stare pure l’Italiano con la tuta blu e andiamo a quelli col camice bianco. Quelli che tutti chiamano “cervelli in fuga” -come se tutti gli altri italiani emigrati per cercare lavoro all’estero il cervello lo avessero lasciato a casa o, peggio ancora, non lo avessero proprio-.

Ebbene, come deciderà il ricercatore scienziato italiano? Candidato tedesco o candidato italiano? Quello che si batte per maggiori sostegni alla ricerca scientifica in Italia o quello che si batte per la ricerca scientifica in Germania, dove si trova il laboratorio che ogni giorno gli dà l’opportunità di carriera e futuro sicuro?

Insomma, per chi votare? Per quello che cerca denaro all’Unione per il Ponte di Messina o per quello che cerca denaro destinato alla palestra della scuola frequentata in Germania dai propri figli?

Ovviamente è anche legittima la decisione verso il candidato italiano che si impegna a fare stare meglio il nostro Paese, la nostra madre patria. Il sangue, si sa, non è acqua.

E chi ha due passaporti, cioè, sia la nazionalità tedesca sia quella italiana?

La regola rimane uguale: un elettore cittadino europeo, un voto per il Parlamento europeo. Gli italiani con la doppia nazionalità, il cui numero aumenta costantemente, troveranno nella cassetta della posta due distinte cartoline elettorali. Una tedesca e una italiana. Che piaccia o no, una la dovranno buttare nel cestino della carta straccia poiché due passaporti non danno diritto a due voti e la decisione resta obbligatoria. Anzi, pensarci su resta un obbligo, come sempre d’altronde, quando si tratta di partecipare alla democrazia dei popoli.