Sarà la Germania a europeizzarsi o l’Europa a germanizzarsi?

Non si tratta di germanizzare l’Europa, ma di europeizzare la Germania, dichiarò a suo tempo l’ex-cancellere Helmut Kohl. Questa frase è stata ripresa dal presidente del Parlamento Europeo, l’italiano David Sassoli in una intervista concessa al quotidiano di Monaco di Baviera, la Süddeutsche Zeitung, in occasione dell’inizio del semestrale turno tedesco alla presidenza del Consiglio d’Europa. Il motto ufficiale coniato a Berlino proclama: “Insieme vogliamo fare nuovamente forte l’Europa”.

L’emblema grafico che festeggia l’avvenimento è una striscia di Möbius, un’enigmatica figura topologica sulla cui superficie ci si può muovere contemporaneamente sia all’interno che all’esterno. Il Consiglio dell’Unione Europea è uno degli organi più importanti dell’EU. I compiti della presidenza consistono prevalentemente nel presiederne le sedute e organizzare le commissioni preparatorie, e nel rappresentarlo nei confronti degli altri organi dell’EU, per esempio del Parlamento Europeo e della Commissione Europea.

La presidenza ha soprattutto il compito di mediatore neutrale fra gli interessi degli stati membri ed in tal modo di portare avanti il processo di integrazione europea. Inoltre essa ha il potere di porre gli accenti su particolari questioni e formulare degli obiettivi politici. Poiché il turno di presidenza, in base all’articolo 16 del contratto europeo, è a rotazione in ritmo di soli 6 mesi (affinché una rotazione intera duri solo 27/2 = 13 anni e mezzo) il periodo di mezz’anno è troppo breve per concludere qualcosa d’importante, ed allora si ricorre alla formazione di terzetti: cioè tre paesi che hanno il turno contiguo si mettono d’accordo su un programma comune della durata di un anno e mezzo.

La Germania è quindi affiancata dai due paesi leggeri della Croazia (che la precede nel turno) e del Portogallo (che la segue). Il ministro federale dell’economia Peter Altmaier si è riunito con i suoi colleghi croato e portoghese già nel settembre scorso per un programma comune, ma l’improvvisa apparizione dell’emergenza covid-19 ha rimescolato tutte le carte in tavola. La pandemia con tutte le sue conseguenze ha assunto la priorità rispetto ad ogni alto tema, e tutto il bataclàn mediatico su Greta Thunberg si è spento nel vuoto. Prima ancora di salvare i pipistrelli, sarà compito degli stati dell’EU di rianimare l’economia europea, che attualmente si trova in stato comatoso per colpa del virus, e può sopravvivere solo con una terapia intensiva a base di aiuti statali.

Ufficialmente restano importanti i problemi prima dichiarati prioritari, fra cui il cambiamento climatico, la digitalizzazione, i profughi e gli asilanti, l’assistenza all’Africa, ma è chiaro che essi giocheranno oramai un ruolo di secondo piano nei prossimi mesi. Peter Altmaier, tenendosi sul generico, ha dichiarato a proposito: “Noi vogliamo portare avanti assieme ai nostri partner europei un’Europa forte, moderna e vicina ai cittadini, che sappia difendere i propri valori”.

L’inizio del semestre tedesco è atteso con grande attenzione a Bruxelles, essendo la Germania indiscutibilmente il paese più grande, più forte e più ricco d’influsso politico di tutta la EU, a maggior ragione dopo l’avvenuta Brexit. Per Angela Merkel, che ha vissuto negli ultimi mesi una rinascita di popolarità su scala nazionale, potrebbe essere il canto del cigno.

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