Appuntamento con Marco Guzzi

In questo periodo di crisi dovuto alla pandemia abbiamo visto all’interno dell’unione europea l’acuirsi di tensioni che per certi versi svelano alcune criticità. Tu Marco sei favorevole al progetto europeo? E in tal caso, come potremmo rilanciarlo e migliorarlo?

Direi che il progetto di un’unificazione del continente europeo è sicuramente un bel progetto ed è anche in realtà un progetto antico, che si è riproposto più o meno drammaticamente almeno a partire dall’impero romano. Dopo la seconda guerra mondiale si è pensato ad un rilancio di unità che avrebbe dovuto innanzitutto impedire un nuovo focolaio di guerra civile europea. I fondatori del primo progetto europeo, Adenauer, Schuman e De Gasperi, erano tre politici profondamente cristiani e con una forte ispirazione religiosa. Questo era l’intento originario, un intento sicuramente importante e valido. Ora questo progetto aveva però un vulnus, una ferita d’origine proprio a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, cioè la separazione interna tra l’Europa occidentale e l’Europa orientale. Per cui questo è un progetto che inizia già parzialmente limitato in quanto mezza europea era divisa da una cortina di ferro. C’era una situazione molto violenta e tragica che non andrebbe dimenticata. Si tratta di una ferita originaria che agisce ancora oggi. Questo è un primo dato. Il secondo dato è che questa unificazione europea occidentale ha scelto la via di una unificazione preminentemente di mercato e procede su questa linea fin quando alla soglia degli anni ’90 si costruisce l’unità monetaria, continuando a far prevalere un criterio di unità monetaria-economica su una unificazione di tipo più politico, e direi anche culturale. Io già nel ’96 sostenevo la necessità di scrivere una costituzione europea perché non si può pensare ad una unità politica o economica senza una unità giuridica, che in qualche modo elabori un demos, cioè un popolo unito. L’Europa deve prima di tutto capire qual è la sua identità, qual è il suo progetto all’intento dello scenario geopolitico del confronto fra Stati Uniti e Cina. Essa ha dentro di sé, nella sua storia, tutti i principi e direi tutta la ricchezza spirituale e culturale per proporsi come alternativa all’individualismo capitalistico di tipo statunitense e all’autoritarismo collettivista e anti-individuale del regime comunista cinese. Questo è ciò che caratterizza l’Europa: la libertà e la pluralità nell’unità. Un’unità spirituale che però non distrugge, non svilisce e non appiattisce l’infinita ricchezza delle differenze delle storie, dei linguaggi e delle culture di cui è estremamente ricca. Se l’Europa si ripensa in questa chiave superando l’attuale visione neoliberista e materialista allora c’è un futuro.

Quindi tu non condividi le posizioni che vorrebbero un ritorno alla piena sovranità di ciascuna nazione?

Facciamo chiarezza: la sovranità in Italia è un concetto costituzionale, essa appartiene al popolo. Quindi la sovranità in sé è una cosa positiva. Il problema è la sua articolazione rispetto ad organismi sovranazionali. Se io dovessi immaginare un progetto vedrei un ritorno ad alcune sovranità nazionali importanti, compresa forse quella monetaria, in una articolazione di alleanza europea che dovrebbe appunto, su una base di costituzione, immaginare i rapporti tra questi diversi livelli di governance. E’ chiaro che questa è una costruzione giuridica tutta da fare però io non credo in una unità che distrugga del tutto le autonomie. Ma prima di tutto il progetto europeo deve riprendere fiato da un profondissimo rinnovamento cultuale. Un risveglio del senso di sé dell’Europa.

A questo proposito cosa ne pensi di questa necessità, molto importante secondo alcuni, di ribadire le radici cristiane dell’Europa?

A me interessano più i frutti che le radici: Gesù ha detto che saremo riconosciuti dai frutti, non dalle radici e purtroppo io non ne vedo molti. A me interessa capire quali connotati essenziali il continente europeo si riconosce. Va a dire: c’è un’identità europea? E già questo aprirebbe un grande dibattito. Federico Chabod, un grande storico, ci spiega appunto che l’Europa non è altro che un’idea. L’Europa non esiste da un punto di vista geografico, in quanto è la propaggine occidentale del continente euroasiatico, e non esiste nemmeno nella storia, non sappiamo nemmeno quando inizia. L’Europa è sempre stata un’idea ed è stata forte quando ha saputo animare concettualmente quest’idea, specialmente nei momenti di pericolo. Penso ad esempio all’VII secolo, alla famosa battaglia di Poitiers o quando nel XVII l’impero ottomano assediò Vienna. Oggi questo può essere rianimato certamente anche attingendo a tutto il patrimonio cristiano che ha corroborato con il concetto di “persona” l’idea già greca e già romana di soggetto e cittadino libero. L’assolutezza dei diritti della persona, di cui oggi tutti parlano, trae il suo fondamento dal concetto cristiano di persona come identità spirituale assoluta e come tale portatrice di diritti assoluti, che precedono la costituzione stessa. Speriamo che la crisi attuale di questa unione europea possa in qualche modo animare tutte queste riflessioni e rilanciarne così il progetto su nuove fondamenta.

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