Nella foto: Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt. Foto di ©Ufficio stampa degli Uffizi.

Intervista al Direttore del Museo, Professor Eike Schmidt

Recentemente gli Uffizi di Firenze sono stati nominati il miglior museo al mondo. Un risultato che colloca la famosa galleria fiorentina sul podio più alto, precedendo il Louvre ed il MoMa.

Il direttore del Museo è il professor Schmidt, tedesco di Friburgo in Brisgovia, che dal 2015 è al timone di questo nostro vanto italiano. La sua esperienza professionale precedente l’aveva visto negli Stati Uniti, presso il National Gallery of Art di Washington ed il Paul Getty Museum di Los Angeles. Dall’arrivo del professore tedesco, il museo ha cambiato volto; è stato fatto moltissimo per quanto riguarda la comunicazione, portando Gli Uffizi sui socials e postando quotidianamente delle stories sulle opere; raccontando con modalità innovative aneddoti, dettagli e particolari. Tutto ciò ha fatto sì che nel 2019, il museo abbia avuto circa 4.500.000 presenze; inoltre la visita di Chiara Ferragni prima e di Elon Musk poi, ha dato un visibilità rilevante.

Tondo Doni di Michelangelo Buonarroti. Foto di ©Eugenio Serino.

Direttore, come è stato arrivare a Firenze? Il suo impatto con la città?

Per la verità, per me era il secondo impatto perché già negli anni ‘90 avevo vissuto a Firenze e quindi quando sono tornato nel 2015 era quasi un ritorno a casa; per certi versi Firenze era cambiata, si era trasformata rispetto agli anni ‘90.

Lei è il primo direttore straniero agli Uffizi.

Si, il primo direttore straniero ed il secondo a non essere toscano: la maggior parte dei direttori degli Uffizi nei 251 anni di apertura al pubblico, sono stati fiorentini; quindi si, io il primo straniero a dirigere ed abbiamo rotto la tradizione.

La rivista culturale inglese “Timeout” qualche settimana fa, ha scritto che la galleria degli Uffizi è il miglior Museo al mondo; un riconoscimento internazionale per un museo già importante, ma che comunque con il suo impegno, l’ha posizionato all’apice di gradimento non solo italiano ma anche estero.

Io e la squadra siamo molto orgogliosi; ovviamente non è solo il lavoro di una persona che ha portato traguardi mai raggiunti prima. Tutto ciò per noi deve essere ulteriore motivo di sprone per le nuove sfide; quindi si, abbiamo aperto una buona bottiglia per festeggiare, ma ci siamo rimessi subito al lavoro.

Particolare dell’Annunciazione di Simone Martini. Foto di ©Eugenio Serino

Gli Uffizi conservano importantissime opere; io ho visitato più volte il museo e mi sono innamorato dell’Annunciazione di Simone Martini. Lei ha una sua opera preferita?

Ho fin troppe opere preferite. Come dico sempre, non abbiamo una sola Gioconda, ma ne abbiamo 50 o 60; ammiro molto l’Annunciazione di Simone Martini e quando ero assistente, sono venuto agli Uffizi per studiare la pittura senese del Medioevo, Simone Martini e Lorenzetti; personalmente amo molto il Tondo Doni e La Madonna col Bambino e San Giovannino di Pontormo.

Gli Uffizi affrontano temi attuali, come il tema della violenza sulle donne; l’uomo ha avuto da sempre la donna come immagine per la sua arte. Io sono nato a Parabita (Lecce), dove, nel 1965, sono state rinvenute due veneri paleolitiche “Le Veneri di Parabita”, quindi la donna nei millenni è stata la musa ispiratrice per gli artisti: dalle veneri, alle madonne sino ad arrivare poi alla necessità di esporre agli Uffizi, il busto di Costanza Piccolomini del Bernini, “Lo Sfregio”, nel mese in cui ricorre la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne.

Sì, l’opera ha una storia tragica. Il Bernini scolpì il busto quando si era invaghito di Costanza, ma lei si innamorò di suo fratello e lui la fece sfregiare da un servo. In seguito l’artista fu graziato. Il femminicidio e la violenza sono una grande tragedia! Cosa sarebbe l’uomo senza la donna? Eppure gli uomini spesso le attaccano fisicamente e psicologicamente e troppo spesso finisce con il sangue; lo leggiamo ogni giorno purtroppo; il corpo amato e poi odiato quando la donna esprime il rifiuto e l’uomo aggressivo le toglie la voce, la vita e la bellezza. Noi dobbiamo cambiare mentalità, è disumano ed è completamente inaccettabile. Per questo motivo i Musei che custodiscono i tesori per l’umanità, hanno anche il compito di esaltare la bellezza naturale delle donne e di affrontare questi temi purtroppo tanto attuali.

Direttore, questa pandemia ha completamente azzerato i flussi di turisti. Per gli Uffizi come è stato il 2021 e Lei come vede il 2022? Può essere l’anno della ripresa del turismo a Firenze?

Abbiamo visto una forte ripresa quest’anno, considerando anche il fatto che siamo stati chiusi per quattro mesi. È chiaro che sull’anno siamo ancora molto sotto presenze. Se guardiamo gli ultimi mesi ci sono dei risultati che possono essere paragonati al 2015 e 2016, anni che comunque erano di fioritura; sinceramente sono anche un po’ preoccupato, perché abbiamo fatto questi numeri senza però avere visitatori da molti continenti. Quindi quello che abbiamo imparato è che la gente ha una tale sete della realtà dopo i lunghi lockdown, una sete di cultura, bellezza ed arte e credo che questo lo vedremo ancora di più coi visitatori internazionali che al momento non possono viaggiare. Sicuramente una volta che la situazione si stabilizzerà da un punto di vista pandemico e conseguentemente economico, ci sarà una fortissima domanda e quindi il rischio credo che tra un po’, non sarà “se tornano o non tornano”, ma come riusciremo a tenere sotto controllo tutta la enorme massa di persone che arrivano. Invece dovremmo avere una gestione migliore del turismo, meno “mordi e fuggi”, più qualità, permanenze più lunghe e decentramento dei visitatori. Noi abbiamo lanciato quest’anno l’iniziativa degli “Uffizi diffusi”: il progetto è nato per portare alcune opere della Galleria al di fuori di Firenze. L’anno prossimo continueremo ed anche questo aiuterà: una volta che tornerà la crescita, ci vorrà anche un decongestionamento dei flussi e un decentramento; una vera crescita è possibile solo coinvolgendo il territorio e ciò è anche più giusto, affinché tutti i toscani possano partecipare alla ricchezza che il turismo porta.

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